

Figlie selvagge
- Autore: Cinzia Giorgio
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Rizzoli
- Anno di pubblicazione: 2025
È l’Europa dei secoli bui, il grande continente nel quale davanti al Rinascimento si oppone il buio delle menti e l’ottusità delle persecuzioni. Nell’Italia del 1600 i roghi ardono immolando, nel grande palco della crudeltà, migliaia di donne la cui unica colpa è quella della consapevolezza del proprio essere magiche. Così la Benevento del 1630 è il microcosmo nel quale si consuma l’aberrazione dell’uomo, in una forsennata caccia alle streghe che ha come teatro la città, i suoi sobborghi e il grande Noce. Fu il predicatore Bernardino da Siena nel 1427 a gettare un’infausta luce sull’antico albero sacro, scagliandosi con veemenza e ferocia contro le donne che praticavano le arti magiche in connubio con il demonio. Matteuccia da Siena, curatrice ed esperta di medicamenti naturali, arrestata con l’accusa di stregoneria raccontò – sotto tortura – delle riunioni notturne che si svolgevano sotto le fronde del Noce beneventano in onore dell’oscuro signore. Giudicata colpevole venne arsa sul rogo il 20 marzo 1428 a Todi.
Le atmosfere e le vicende che hanno scosso questo lembo della penisola sono raccontate con enfasi e con una pregevole delicatezza stilistica da Cinzia Giorgio nel suo ultimo romanzo Figlie selvagge, edito da Rizzoli nella collana Historiae (352 pagine). L’autrice è nata a Venosa, laureata in Lettere Moderne all’Università degli studi di Napoli Federico II e in Lingue all’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente di Roma, si è specializzata in Women’s Studies e Storia, compiendo studi anche all’estero. Nel 2002 ha vinto una borsa di studio con la Fondazione Bellonci per il progetto di ricerca “Narrare la storia: dal documento al racconto”.
Forte di una grande conoscenza delle vicende legate alla storia al femminile, Cinzia Giorgio racconta uno spaccato di vita che ha come protagoniste di spicco tre donne magiche. Ed è il magico che si riverbera nelle loro azioni, nella loro capacità di curare e di creare quello spirito di sorellanza che la storia ha trattato in maniera superficiale. Nel romanzo, ambientato nei luoghi che hanno rapito fin dall’infanzia il cuore della scrittrice, emerge il rancore e l’odio profondo del protomedico beneventano Pietro Piperno che, ossessionato nel voler cacciare il male, declinato nelle sue forme al femminile, dedica ogni sua risorsa nell’infangare il nome di Maria La Rossa, della giovanissima Bianca e della madre Rosa.
In un susseguirsi di eventi il romanzo ha il potere di condurre il lettore negli scenari e nelle vicende di quella terra, esaltando la capacità delle donne, delle janare, di essere in perfetta armonia con Madre Terra. Così come nelle antiche scuole mediche al femminile, le grandi curatrici stringono un patto di sorellanza, un legame che ha origini remote: a loro è affidato il compito di portare alla luce le creature, di curare gli infermi e di sanarne le sofferenze dell’animo.
I diversi quadri che compongono l’ultimo lavoro di Cinzia Giorgio sono colmi di riferimenti storici e di avvenimenti che, con l’occhio dell’oggi, impongono un’attenta riflessione sulla follia umana, su quei veri demoni capaci di calpestare e sopprimere le antiche conoscenze.

Figlie selvagge
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