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Da una semplice situazione di tutti i giorni, comune quanto insignificante, nasce la magia. Il nucleo narrativo è quanto mai scarno: c’è un uomo, su un autobus, a mezzogiorno, irritato perchè un altro tizio lo spinge continuamente. Così, trovato un posto libero, lo occupa. Dopo qualche ora l’uomo rivede il molesto tizio insieme a un amico, che lo sollecita ad attaccare un bottone sul soprabito. Nulla di più banale, fin qui.
La magia si compie, pagina dopo pagina nelle novantanove variazioni sul tema elaborate dal maestro Queneau, grazie anche alla magistrale edizione italiana di Umberto Eco. Un incontro di generi letterari ( dal racconto gotico all’epica, fino anche al telegramma), un capriccio di sostituzioni grammaticali e lessicali, un divertente gioco enigmistico, congegnato con una sconvolgente padronanza linguistica. Una stramba avventura nel mondo della retorica applicata, condotta da un abile artificiere della lingua, così come lo stesso Umberto Eco definisce l’autore.
Un libro sulla possibilità, sulla simbiosi tra forma e contenuto, un eccellente esempio di come lo stile può annientare e insieme valorizzare il soggetto. Un libro che scongiura la banalità. Un libro che si permente le più bizzarre varianti (compresa quella medica, quella botanica, quella culinaria) e che non conosce noia.
L’autrice di questa recensione è una scrittrice emergente che partecipa alla nostra iniziativa “Uno scrittore ci racconta un libro”: clicca sul Suo nome per conoscerla meglio!
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Esercizi di stile
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E’ un modo per giocare con la letteratura e usare la testa. Istruttivo.