Ernesto
- Autore: Umberto Saba
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Einaudi
La causa principale della depressione inguaribile di Umberto Saba, uno dei massimi poeti del Novecento, sta nel non aver potuto manifestare liberamente e pubblicamente la sua omosessualità, o meglio bisessualità. Il disadattamento sociale che ne deriva, insieme alla condizione di ebreo perseguitato, alle vicende personali infantili di bimbo senza padre che aveva abbandonato la famiglia ancora quando Saba era nel grembo di sua madre, divenuta fredda e anaffettiva, l’amore per la balia presto perduta, lo portano a crisi abissali fino a rasentare il suicidio. Gesto che non avvenne grazie alla poesia, grande sostegno equilibrante.
L’artista, che teorizzò la necessità della "poesia onesta", scrisse il suo unico romanzo, Ernesto, la cui poetica è l’omosessualità, con assoluta onestà, spontaneità, vitalità e piacere, uniti al senso di colpa inevitabile.
Il romanzo, rimasto incompiuto, è stato pubblicato postumo da Einaudi nel 1975. Saba non ebbe la soddisfazione di constatare l’accoglienza dell’opera da parte di pubblico e critica. Nel 1979 Salvatore Samperi ne ha ricavato un ottimo film.
La mia edizione è del 2003, con prefazione di Elvio Guagnini, pubblicata da Il Piccolo, quotidiano di Trieste, su concessione di Einaudi.
Il protagonista, l’adolescente Ernesto, è l’alter ego del poeta.
Non ha padre come Saba, la madre è avara di baci, come fu sua madre.
Ernesto lavora come impiegato nella ditta del signor Wilder, dove pure lavora un bel facchino ventottenne. Tra i due scoppia un’attrazione erotica; vediamo il giovane inesperto e l’uomo nel fiore della virilità unirsi tra sacchi di farina con il sapore del proibito e della trasgressione. Emesto viene dominato dal compagno e non è questo che desidera veramente. Gli manca tutto l’aspetto romantico e sentimentale presente in ogni relazione. Tenta con insuccesso un incontro con una prostituta. La diversità culturale e di sensibilità porta il ragazzo a interrompere la relazione segreta.
Ernesto si fa licenziare dal lavoro, pur di non rivedere il suo iniziatore all’eros, scrivendo una lettera zeppa di ingiurie al principale. Sua madre Celestina si adopera affinché il figlio venga riassunto, ma a questo punto Ernesto è costretto, con vergogna, a confessare la verità alla donna. Inaspettatamente questa non dà troppo peso alla cosa, consola e perdona, concludendo un dialogo descritto magistralmente con un bacio in fronte al ragazzo, sempre deciso a licenziarsi per andare oltre e voltare pagina nella vita.
Saba avrà desiderato ardentemente, credo, un bacio simile da sua madre, e una simile confessione al mondo, senza essere giudicato o ghettizzato. Ecco come la letteratura può diventare terapeutica.
Ma chi è Ernesto? È l’artista in nuce che Saba diverrà domani, il poeta anticonformista non soggetto ad alcuna moda letteraria, per questo non apprezzato dagli ermetici, che non lo compresero, escluso Montale.
"Il ragazzo rivelava, senza saperlo, quello che, molti anni più tardi, dopo molte esperienze e molto dolore, sarebbe stato il suo «stile»: quel giungere al cuore delle cose, al centro arroventato della vita, superando insistenze e inibizioni, senza perifrasi e giri inutili di parole; si trattasse di cose considerate «sublimi», e situandole tutte - come fa la Natura - sullo stesso piano."
Il romanzo resta sospeso con l’incontro e la frequentazione di un coetaneo, bellissimo, musicista. Nasce tra i due un’amicizia profonda che parte da gusti condivisi, affinità elettive. Cosa sarà in seguito non si sa.
Nella vita di Saba, quando il poeta aveva 62 anni, accade l’innamoramento reciproco e fatale, di tipo socratico tra maestro e discepolo, con il giovanissimo poeta Federico Almansi, fu un amore tragico e impossibile.
Almansi si ammalò di schizofrenia e suo padre, altrettanto malato, gli sparò un colpo di pistola alla nuca, per fortuna colpendolo solo di striscio.
Per il ragazzo dagli "occhi di cielo", Saba scrisse questi versi dolorosi e disperati:
"Dimmi tu addio, se a me dirlo non riesce. / Morire è nulla; perderti è difficile."
I versi sono tratti dalla poesia La foglia.
Nella trama di Ernesto sono incastonate frasi dialettali triestine molto efficaci e realistiche, anticipando la maestria insuperabile di mescolanze linguistiche di James Joyce, in seguito di Pasolini.
Ernesto
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Le parole possono scolpire l’anima di un poeta di uno scrittore di una persona semplicemente
Rileggere e riflettere sul proprio vissuto spiega l’inquietudine che affligge ancora oggi l’umanità
Certe improvvise passioni sono una liberazione
Grazie Umberto
Volare sulle tue ali è un magico sogno di leggera brezza marina triestino sulle acque in continuo movimento .... Difficile perderti
AMD