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Recensioni di libri

Di viole e liquirizia di Nico Orengo

Mi è piaciuto come Orengo delinei le caratteristiche del paesaggio delle Langhe e i caratteri dei personaggi di una terra che ho visitato molte volte, i cui vini si trovano spesso sulle nostre tavole e di cui dobbiamo andare orgogliosi.

Gianmaria Salvetti
Gianmaria Salvetti Pubblicato il 05-09-2011

6

Di viole e liquirizia

Di viole e liquirizia

  • Autore: Nico Orengo
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Casa editrice: Einaudi

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Titolo eloquente ma solo agli intenditori, non è immediato che siano sentori che caratterizzano vini di qualità. Chi produce vino ha familiarità con questi termini, chi invece li conosce perché ha frequentato un corso veloce di sommelier si ritroverà a leggere termini che gli ricordano solo qualche cosa di sentito dire, ma per tutti c’è la curiosità di seguire questa storia che ha come protagonisti non secondari le colline delle Langhe, i vigneti, i vini famosi e come protagonisti principali i caratteri di personaggi delineati molto bene dall’autore.

Amalia fragile ma cocciuta, di aspetto moderno ma anima contadina, che per un senso di colpa, crede che il padre sia morto colpito da un fulmine per andarla a cercare, lascia incolto il podere dalla tenuta di famiglia (la Ginotta), che sarebbe fantastico per un impianto di Barbaresco. Suo fratello Giulio, attaccatissimo alla sorella, meno maturo, non riesce a smuovere quello stato di cose e tiene un segreto che solo alla fine rivelerà. Daniel, sommelier parigino chiamato da Amalia per un corso sui vini francesi nella loro enoteca Tastevin, è in un momento difficile della sua vita, divorziato, solitario in conflitto con la ex moglie per qualunque decisione e con una figlia con problemi di droga che vede raramente.

In questo mondo piccolo e statico scoppia un evento deflagrante: Giulio si gioca a carte la sua metà della tenuta di famiglia e perde. Il vincitore Baravalle, un vignaiolo del luogo che da tanto aveva messo gli occhi sia sulla tenuta che sull’Amalia, festeggia nella maniera più truculenta e chiassosa che si possa fare con i suoi amici. Il paese chiacchiera, Amalia è distrutta e Giulio si rende conto forse solo ora di ciò che ha fatto e scappa, non trovando il coraggio di affrontare la sorella.
Nel contempo altri personaggi popolano il romanzo: la figlia di Daniel (che accetta di stare col padre per un po’ di tempo) e una giapponese che in Italia fa un giro delle cantine per assaggiare vini da commerciare in Giappone, le circostanze vogliono che si incontrino e divengano amiche. Un cane Flop abbandonato che cerca famiglia. Altri, ma solo il tassista merita menzione.
Giulio viene ritrovato, ma toccherà a Daniel avere il coraggio di sfidare Baravalle sul riconoscimento di vini piemontesi: vino cru, produttore e anno; in palio la metà della Ginotta persa da Giulio.
Daniel solo con questa responsabilità, unica possibilità per ristabilire giustizia, come un cavaliere di altri tempi e con in cuore un sentimento per Amelia non ancora espresso, affronterà la prova...

Non dirò come va a finire ma dirò che è il primo libro di Orengo che leggo e mi è piaciuto. Tra i pregi, anche il modo in cui delinei le caratteristiche del paesaggio e i caratteri dei personaggi di una terra che ho visitato molte volte, i cui vini si trovano spesso sulle nostre tavole e di cui dobbiamo andare orgogliosi.


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Di viole e liquirizia

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