Di altre rive di Colum McCann

Su altre rive sostano, siedono, camminano figure di donne e uomini emarginati, disadattati, stravaganti e viaggiatori: tutti in cerca di un posto dove vivere o di un modo per abbandonarlo. Sono racconti di esilio, di amore, di separazioni e di solitudine. Colum McCann, nato a Dublino e da qualche decennio cittadino statunitense, dopo aver iniziato una carriera di giornalista come il padre, seguendone le orme, decise dopo la laurea di girare gli Stati Uniti in bicicletta con in mente l’idea di scrivere un grande romanzo come Kerouac. Gli incontri e le esperienze di strada diverranno fonte d’ispirazione per la raccolta di racconti “Di altre rive” per il quale il nostro autore ha ricevuto il Rooney Award for Irish Literature e l’Hennessey Award, il più prestigioso premio letterario irlandese. Apprezzato per la sua scrittura moderna, è considerato tutt’oggi uno dei migliori scrittori irlandesi.

“È il motivo per cui scrivo: calarmi in mille vite diverse, attraversando ogni confine. Do molta importanza alle parole e a come rimbalzano l’una sull’altra, persino a come appaiono disposte l’una accanto all’altra sulla pagina. E cerco di dare loro un’eco dei luoghi e ai personaggi che descrivo”.

Dall’Irlanda del Nord al Canada, da Dublino a New York, il libro raccoglie dodici storie, alcune malinconiche, altre surreali, simboliche, che narrano di strani e particolari personaggi come il giapponese Osobe, arrivato in un angolo remoto dell’ Irlanda negli anni cinquanta. Si diceva di lui che avesse compiuto crimini atroci, che fosse uno dei figli dell’imperatore, un poeta o uno che aveva lasciato il suo Paese per dimenticare un amore. Osobe, silenzioso e dai modi tranquilli, incuriosiva a bordo della sua bici, con davanti un grande cesto dove riponeva la carta da parati che vendeva e con la quale abbelliva le pareti delle case del villaggio. Si scoprì, alla sua morte, che della sua intera famiglia era rimasta solo l’ombra sui muri della città, nella grande esplosione di Hiroshima. Era solo un uomo in fuga dall’orrore.
O della giovane Brigid che, dopo la morte della madre, anoressica e tormentata dal pensiero della fame che colpisce intere popolazioni, lascerà l’Irlanda da suora e dopo un’espiazione in Salvador, verrà ritrovata in fin di vita dalla sorella in un’ospedale di New York.
Di Enrique, pescatore di merluzzi dell’oceano, malato di Aids, raggomitolato su se stesso tra medicine e droga, in attesa di morire, o la storia di Cathal, un contadino robusto e possente, a guardia del suo lago, dove le anime delle vittime della guerra dell’Irlanda del Nord rinascono sotto forma di cigni.

“Ce ne sono così tanti là fuori quest’anno che se levassero le ali all’unisono colliderebbero nell’aria, uno sbarramento bianco”.

Colum McCann, un realista poetico come ama definirsi, con la sua raffinata scrittura riesce a fotografare le emozioni di un’umanità sofferente e diseredata. Una narrazione potente di testimonianze di un’esistenza che si è persa nelle illusioni, nel dolore e nelle mancanze, che lo scrittore irlandese ha voluto tratteggiare poiché “raccontare storie è la più importante forma di democrazia a disposizione”.