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Recensioni di libri

Crisi e possibilità di Carlo Salzani

Peter Lang, 2010 - Un’appassionante e ricca monografia su un classico della narrativa austriaca. Carlo Salzani passa in rassegna i motivi salienti del pensiero musiliano, offrendo una ricognizione delle principali chiavi di lettura utili ad avvicinare l’opera del grande scrittore.

Claudia Ciardi
Claudia Ciardi Pubblicato il 06-10-2012

10

Crisi e possibilità

Crisi e possibilità

  • Autore: Robert Musil
  • Genere: Politica ed economia
  • Categoria: Saggistica
  • Anno di pubblicazione: 2010

Robert Musil e il tramonto dell’Occidente

Crisi e possibilità (Peter Lang, 2010) è un’appassionante e ricca monografia su un classico della narrativa austriaca.

«La storicità è attributo proprio solo dell’uomo, perché solo all’uomo è data coscienza di sé; […] l’uomo si emancipa dalla sua condizione animale e, ad opera della memoria e poi dell’astrazione, costruisce un sistema simbolico in cui inserisce il reale. […] Alla base del termine sta dunque un’ambiguità: storia è propriamente la narrazione degli eventi, e solo in seguito il termine va a designare gli eventi stessi e quindi la natura stessa dell’uomo in quanto “essere storico”.»

Così Carlo Salzani in uno dei passaggi più significativi della monografia da lui dedicata a Robert Musil. Lo scrittore di Klagenfurt, dopo essere stato al fronte in occasione della prima guerra mondiale, vede polverizzata la rassicurante visione di una necessità storica che aveva tenuto banco fino a poco prima. Ciò innesca in tutta la sua opera la ricerca non di una diversa prospettiva ma di un pensiero completamente svincolato dalle basi dialettiche dominanti. Il racconto storico comporta il venir meno del principio vitale dai fatti, l’energia spirituale solidifica e il vissuto perde la carica emotiva che lo aveva sorretto, prosciugandosi. Così anche l’inferno dei giorni in trincea si sgretola al passaggio del tempo, sottraendosi a qualsiasi evocazione, fosse anche la più sentita. Nessun mezzo potrà restituire l’intensità e la pienezza dell’attimo, nessun ritratto sarà in grado di preservare gli stati d’animo dei singoli, di salvare i loro gesti. Inoltre, qualsiasi processo di rappresentazione, in base al quale si organizzano una sintesi e una ‘versione’ dei fatti, lungi dall’essere lineare, implica un atto creativo. Il ricordo produce sempre una materia nuova, inventata e aggiunta nel momento stesso del racconto. Solo in quella sottile confluenza tra letteratura e storia, in quella zona apparentemente franca ma pure poco accessibile che origina dalla tregua di testimonianza e interpretazione, si riesce forse a spremere una linfa viva capace di recuperare se non l’essenza degli accadimenti almeno uno spazio entro cui sviluppare una riflessione radicalmente decostruita e sconvolta.

L’arte di Robert Musil non per nulla gira attorno a questo limes ignorato e periferico, facendosi carico delle insidie del narrare da una simile posizione, lambita dalla limacciosa corrente dell’impero asburgico giunto alle ultime battute della sua esistenza; fine di un mondo perseguitato dai suoi fantasmi, fine di un tempo fuori dal tempo sulle cui strade Musil si aggira come Asclepio, che osò utilizzare la medicina per resuscitare Ippolito, forzando i limiti del possibile e incappando nella punizione degli dèi. Attraverso la via tracciata nel suo capolavoro, L’uomo senza qualità, fatalmente incompiuto, Musil cerca infatti di cogliere il senso delle cose pensate ma inattuate, invitando i suoi lettori a fare altrettanto, a considerare quelle periferie della mente, quei margini ripiegati dove le idee giacciono abbandonate e tralasciate, in attesa di diventare un nucleo vivo, ispiratore di nuove azioni. E a questa ‘poetica della possibilità’ le capitali europee non potevano che contribuire quale osservatorio eccellente:

«Per Musil la città è la prova del fuoco per la crisi della cultura moderna. Considera la città come un “testo sociale”, un testo, sostiene Burton Pike, che è “toponomastico” piuttosto che “topografico”, cioè il nome, nel caso di Musil, non viene a indicare un luogo specifico ma ad evocare una densa concentrazione di conflitti sociali ed etici.»

Carlo Salzani passa in rassegna i motivi salienti del pensiero musiliano, offrendo una ricognizione delle principali chiavi di lettura utili ad avvicinare l’opera del grande scrittore austriaco. Il saggio analizza il complesso humus asburgico di inizio Novecento, in cui il pensiero di Musil affonda le sue particolarissime radici, soffermandosi sul dirompente impatto del capitalismo nelle polverose cristallerie di fine impero e sulla drammatica lacerazione che l’individuo ne derivò. Di un simile frammentarsi dell’essere umano dissolto e alienato nel frenetico ambiente della metropoli, di cui Vienna faceva fatica ad assumere i connotati, Musil ha registrato ambiguità e contraddizioni con una capacità critica che ne ha fatto una voce unica nel suo tempo, ancora di straordinaria attualità.

In una fase di grande affanno delle politiche europee, il saggio di Salzani ci guida alla riscoperta di un autore dal quale non si può prescindere se si vuole assumere un punto di vista originale nel dibattito su identità e integrazione culturale.

- Autore: Carlo Salzani
- Titolo: Crisi e possibilità. Robert Musil e il tramonto dell’occidente
- Serie: Musiliana
- Casa editrice: Peter Lang, Bern
- Anno di pubblicazione: 2010

Crisi E Possibilita: Robert Musil E Il Tramonto Dell’occidente: 15

Amazon.it: 73,00 €

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Crisi e possibilità

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