Conrad
- Autore: Joseph Conrad
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Castelvecchi
- Anno di pubblicazione: 2014
“... In queste pagine avete un’immagine di Joseph Conrad così come, a poco a poco, si rivelò a un essere umano durante molti anni di stretta familiarità. È lo stesso modo in cui Lord Jim si rivelò per gradi a Marlow, oppure ogni creatura si rivela per gradi a un’altra”.
Nella Prefazione del testo pubblicato nel 1924, Ford Madox Ford (Merton, 1873-Deauville, 1939) spiega al lettore come ha concepito questo “romanzo, non una monografia, un ritratto, non una narrazione”, dedicato al romanziere polacco naturalizzato britannico Joseph Conrad (1857-1924), con il quale l’autore nato nel Surrey era legato da un grande sodalizio umano e professionale, dal quale scaturirono tre romanzi.
Entrambi gli autori erano convinti che se l’esistenza di uno scrittore poteva avere interesse al di là del puro scrivere al quale si era dedicato, questa vita avrebbe ben potuto essere il soggetto di una monografia:
“Allora avrebbe dovuto essere scritta da un artista ed essere un’opera d’arte”.
Perché, secondo il punto di vista di Ford, cresciuto in una famiglia inglese di editori e scrittori, e di Conrad, il quale seppe fondere l’avventura con la profondità dell’animo umano, un romanzo avrebbe dovuto essere la biografia di un uomo o di un avvenimento, e una biografia di un uomo o di un avvenimento avrebbe dovuto essere un romanzo.
Essendo entrambi, romanzo e biografia, se portati a termine abilmente, “le rappresentazioni di quelle storie che sono le nostre vite”.
Conrad e Madox Ford si erano conosciuti nel 1898 “o giù di lì” in campagna, a Limpsfield presso l’abitazione di Madox Ford, dove lo scrittore si era ritirato per riprendersi da una grave forma di esaurimento nervoso. Conrad era accompagnato da Edward Garnett, amico di entrambi.
“Conrad sbucò da dietro l’angolo della casa con un marmocchio in braccio, che non gli impediva la sua andatura leggermente altera e il movimento della testa a semicerchio mentre prendeva nota dell’eccentrica abitazione...”.
Stranamente, “su chi scrive” Conrad non fece assolutamente nessuna impressione, eppure i due autori si stimavano già reciprocamente. E dopo un po’ di tempo, all’improvviso, arrivò una lettera dal “genio magnifico”, che avrebbe inaugurato la futura collaborazione tra i due autori, così diversi tra loro però uniti da comprensione reciproca,
“... la sua più grande passione era rappresentare a se stesso gli aspetti della realtà”.
Conrad tornò quindi a trovare Madox Ford e questa volta quest’ultimo si trovò di fronte quell’”avventuriero-gentiluomo elisabettiano” che veniva definito come “slavo”, “orientale” o “romantico”. Proprio perché ipersensibile alle impressioni, “chi scrive” aveva notato che Conrad era animato da una passione febbrile della stessa natura di quella che lo scrittore infondeva nella sua opera.
“... Lui era la letteratura...”.
La sua tenebrosità, o meglio dire, il suo “cuore di tenebra”, i suoi gesti ampi, i suoi occhi, “nei quali la luce era come il bagliore di un vulcano”. Una forte personalità quella di Conrad il cui nucleo era lo “spirito cavalleresco”.
Magnifico ritratto di Joseph Conrad in toto, edito non a caso l’anno stesso della sua scomparsa: vita, pensieri, sentimenti, visti attraverso lo sguardo di Ford Madox Ford che lo conobbe bene.
Il testo rappresenta l’occasione di conoscere il più importante studioso in lingua inglese dell’impressionismo in letteratura, il quale con la sua vasta produzione letteraria (80 volumi tra saggi, romanzi e biografie) aprì la strada al modernismo. Il racconto di questo sodalizio artistico e amicale, rievocato attraverso la narrazione della stesura di Avventura romantica (1903) redatto da Conrad e Madox Ford, coincise con la nascita del romanzo post-vittoriano. Nel ritratto fotografico di George Charles Beresford (1904), che accompagna la copertina del volume, Joseph Conrad osserva assorto il mondo che lo circonda.
“Era piuttosto basso di statura; robusto di spalle e dalle braccia lunghe; di carnagione scura, neri i capelli e il pizzo ben curato. Aveva i gesti di un francese che scrolla le spalle di frequente. Una volta che vi eravate realmente conquistati la sua attenzione, portava il monocolo all’occhio destro, vi scrutava il viso da molto vicino come un orologiaio che esamina i congegni di un orologio”.
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