

Confessione di un assassino
- Autore: Joseph Roth
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Adelphi
- Anno di pubblicazione: 2015
Joseph Roth è il maggiore scrittore austriaco del secolo scorso. Non era un uomo facile, la madre che rimase ebrea fino alla morte non lo capiva fino in fondo sulle sue scelte religiose. Ma Roth, pur conoscendo i testi sacri dell’ebraismo, si avvicinò sempre più al cattolicesimo. L’annessione dell’Austria alla Germania nazista, nel 1938, lo lasciò disperato; si mise a girare il mondo con le sue inchieste giornalistiche ma era diventato, nel corso del tempo, un alcolizzato. Il titolo di una delle sue opere più significative è Confessione di un assassino (Adelphi, 2015, traduzione di Barbara Griffini).
Questo è un romanzo sui generis, dove Roth prese spunti anche nei romanzi polizieschi statunitensi. Il narratore, all’inizio, sembra lo scrittore stesso, ma più avanti chi scrive è un personaggio del libro, Gobulcik ; un modo narrativo per raccontare fatti e avvenimenti reali o psicologici.
Che la madre di Gobulcik avesse avuto una storia con il principe Trapoktin era cosa nota. La donna, quando fu lasciata in pace dal principe, rimase comunque in casa con marito legittimo e figlio forse illegittimo. Lei non lasciò la casa e dormiva su un giaciglio di fortuna fino alla fine. Tra marito e moglie non ci fu mai più un abbraccio, men che meno un bacio e il motivo di questa coabitazione fu la miseria nera. Vivere separati sarebbe stato un costo inammissibile. Quando il figlio fu consapevole di non essere un Gobulcik, impazzì di gioia e si recò nella casa del principe. Lo stile di Roth, anche se trattava di cose losche, di segreti e di morte, restò fermo a un racconto popolare che poteva essere capito anche dai contadini in quella notte di confessione.
Arrivò nella magione del principe sperando in un coup de foudre, col principe commosso per il figlio inaspettato. I fatti furono diversi; il principe lo accolse con freddezza e lo trattò semplicemente come il centesimo figlio che accampa diritti. “Non ci faccio nulla con lei [...] Accetti questi soldi e un impiego di sua scelta”. Sbigottito, il giovane vide arrivare alla scrivania un ragazzo bello, dai toni acidi di chi vede una "blatta", vestito in un modo esemplare. Il principe disse che aveva scelto il suo pupillo, non gli interessava nemmeno se fosse o meno illegittimo. Uscito dal palazzo, Gobulcik si sentiva mancare, trattato con una freddezza gelida, e covava in sé un odio pazzesco verso il suo finto fratellastro. Si trovò nella città di Odessa, che non era di certo San Pietroburgo, ma era grande, piena di opportunità.
La cosa che mancava per questa nuova vita a Gobulcik era un amore, una donna al suo fianco. D’altra parte entrato, come impiegato, nella polizia, dove aveva commesso di tutto, più cattiverie possibili, sfruttando il senso di colpa di chi veniva portato in carcere, il ragazzo cercò e forse trovò una donna bellissima. La ragazza era un mannequin, ma era un lavoro ai tempi che non portava profitti. La sera beveva coi colleghi, uomini e donne, ed era molto incuriosita della storia di Gobulcik. Divennero così amanti.
Joseph Roth mette anche una suspense che non ci aspettavamo. Un libro seducente, erotico alla maniera dei "romanzi russi" ma con un’originalità nuova.

Confessione di un assassino raccontata in una notte
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