Come il mare in un bicchiere
- Autore: Chiara Gamberale
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Feltrinelli
- Anno di pubblicazione: 2020
Con la sua ineguagliabile scrittura delicata, fuori dalle righe e magistrale, in Come il mare in un bicchiere (Feltrinelli, 2020) Chiara Gamberale ci porta passo passo a rivivere i nostri giorni di quarantena attraverso i suoi. Descrive in modo rapido ma assai profondo, tutto il disagio, le emozioni e le dinamiche psicologiche che sono riaffiorate durante il periodo "di fermo". Ci spinge a capire i ragionamenti e le situazioni in cui tutti ci siamo ritrovati, invitandoci a raccontare a noi stessi e di noi stessi, tutte quelle parti caratteriali, abitudini e modi di fare che dovrebbero o potrebbero cambiare.
Chiara, decisa e al tempo stesso amorevole, ci narra la sua quotidianità, mettendosi a nudo davanti al suo grande pubblico di lettori, soprattutto per farci capire che dietro alle bellissime copertine e ai suoi incantevoli romanzi, prima di tutto, esiste Chiara: più consapevole di quello che la circonda e più determinata a lasciar andare tutto quello che con il tempo diventa nocivo.
L’autrice si spoglia delle sue classiche vesti e ci rende partecipi del suo quotidiano, di come percepisce le notizie e, di rimando, tutte le emozioni, di se stessa, ma anche degli “animali senza Noè”. Ecco, così facendo, il “quaderno” diventa più un diario, dove ognuno di noi può esclamare un “anche io ho fatto questo”, oppure “ho pensato la stessa cosa!”.
Insomma, Gamberale riesce ancora una volta a renderci partecipi di quello che è il suo mondo, questa volta senza effetti speciali. Per questo, posso solo ringraziarla.
Come il mare in un bicchiere
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Chiara approfitta della prigionia del lockdown per riappropriarsi di quella parte della sua vita compromessa dai tanti impegni e dal rapporto con il padre di Vita che finalmente scopre la vicinanza con la figlia.
Io che ho letto con una qualche inquietudine questo libro - quaderno mi intrufolo tra le sue parole raccontando il mio di lockdown molto meno ricco di pensieri del ‘di dentro’ e del ‘di fuori’, di nomi di amici, di ex fidanzati, di affetti parentali.
Il mio è stato un periodo libero da impegni, da appuntamenti, corsi e celebrazione di ricorrenze. Il tutto è cominciato l’8 marzo quando insieme alle ragazze della mia associazione avrei dovuto parlare di madri temporanee e avrei letto la mia lettera dove raccontavo la mia voglia di maternità.
Erano gli anni della mia sofferenza, dell’invidia della pancia, della preparazione ad accogliere un fagottino non mio che poi avrebbe finalmente dato senso alla mia vita. Di tutto questo avrei parlato se il Grande Peppe non mi avesse rinchiuso in casa davanti al mio computer a recensire libri che leggevo su kindle.
Accanto a me Rita con mascherina e guanti che si occupa della casa e mio marito che ogni giorno compra montagne di cibo che cucina come uno chef sopraffino. I figli lontani, il nipotino lontano, la famiglia tutta su Zoom, niente di fisico, tutto è diventato virtuale. La mente finalmente libera vaga tra ricordi lontani.