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Recensioni di libri

Biografia del figlio cambiato di Andrea Camilleri

Ho voluto raccontare la biografia di Pirandello da un angolo visuale molto personale, incentrato soprattutto sul rapporto tra lo scrittore e il padre Stefano. Il loro fu un rapporto molto drammatico. A un certo momento Pirandello definì il padre ’l’uomo di cui solo anagraficamente porto il nome’. (Andrea Camilleri)

Federico Guastella
Federico Guastella Pubblicato il 08-11-2011

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Biografia del figlio cambiato

Biografia del figlio cambiato

  • Autore: Andrea Camilleri
  • Genere: Storie vere
  • Casa editrice: BUR

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Ho voluto raccontare la biografia di Pirandello da un angolo visuale molto personale, incentrato soprattutto sul rapporto tra lo scrittore e il padre Stefano. Il loro fu un rapporto molto drammatico. A un certo momento Pirandello definì il padre ’l’uomo di cui solo anagraficamente porto il nome’. (Andrea Camilleri)

Nella nota in calce alla "Biografia del figlio cambiato" (Milano, Rizzoli 2000), Camilleri scrive:

“Questo libro ambisce ad essere la trascrizione di un mio racconto orale sulla vita di Luigi Pirandello da un punto di vista limitato e del tutto personale (…). Il racconto non è destinato agli accademici, agli storici, agli studiosi di Pirandello ché queste cose per loro son risapute, ma al lettore più che comune”.

L’argomento, in una prima versione, era stato già trattato nella relazione letta a un convegno su Pirandello, svoltosi a San Miniato nell’estate del 1996; ora il lavoro, oltre ad offrire una testimonianza affettiva sul rapporto tra due conterranei, mette in luce, in modo più organico e articolato, un ritratto dell’illustre scrittore e drammaturgo, che sorprende e commuove, incuriosisce e fa riflettere.

In queste pagine scorre così una sorta di biografia letteraria di Luigi Pirandello che è l’esito non solamente di uno straordinario lavoro di ricerca (lettere, monografie, libri, documenti), ma anche della rivisitazione che Camilleri fa nel grande archivio della sua memoria. E’ alla dimensione demologica della comunità d’appartenenza che rinvia il titolo. Era un’epoca fantasiosa quella dell’Ottocento siciliano in cui agivano credenze magiche cosparse di tanta ingenuità; circolavano allora bizzarre leggende, e c’era fra queste “la favola del figlio cambiato”. Al piccolo Luigi la racconta Maria Stella, la donna di servizio. In essa si parla de “Li donni”, cioè “le Donne”: streghe che avevano il potere di sostituire un bambino appena nato con un altro. Racconto questo, sostiene Camilleri, che da Pirandello è introiettato come veritiero in conseguenza del pessimo rapporto con il proprio genitore. Alla scoperta che costui ha un’amante, la reazione è di rabbia: il ragazzino va via dopo aver sputato alla donna, mentre suo padre, da lui ignorato, si era nascosto per la vergogna dietro una tenda. La conflittualità dell’episodio gli fa così credere, per assurdo, di non essere il figlio vero, ma quello cambiato come nell’anzidetta leggenda. Per sostenere la sua interpretazione, Camilleri si avvale di ragionamenti: il trauma subito è così forte che Pirandello sarà indotto a rielaborare il racconto del cambio nell’invenzione letteraria. Non a caso nella novella "Il figlio cambiato" è narrata la disperazione di una madre, uscita di senno dopo aver constatato che il proprio figlio, un bimbo bellissimo, viene sostituito con una creatura demente e storpia. E di essa si conoscono altre due versioni: la trasposizione teatrale in versi di tre scene intitolate "La favola del figlio cambiato" da inserire ne "I Giganti della montagna" e il libretto, anch’esso con lo stesso titolo, per la musica di Malipiero. Verrebbe la voglia di soffermarsi su altri particolari, essendo sì ricco di dati questo avvincente racconto-saggio.

Oltre ai traumi dell’infanzia, c’è il rapporto tra lui e la moglie, Antonietta Portolano, la quale, dopo il parto del primogenito Stefano, comincerà a dare segni di fragilità mentale. Toccanti le pagine che descrivono la riconciliazione di Pirandello con il padre ottuagenario. Egli ora non si sente più il figlio cambiato e fa di tutto perché i suoi figli non siano soggetti ai condizionamenti negativi da lui subiti. L’esposizione non finisce di sorprendere, accoglie la complessità della vita. E di singolare valore appare il criterio fondamentale di ricerca adottato: l’individuazione di brani da leggersi con riferimento a certi episodi della vita di Pirandello.

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Biografia del figlio cambiato

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Commenti: 1

  • Maria Anna Filosa
    29 marzo 2016, 01:27

    Cambia rotta Andrea Camilleri. Con uno stile del tutto personale, lo scrittore siculo scrive di Luigi Pirandello. Gioie, dolori e speranze. Attraverso la penna, il ritratto dell’autore dei primi del Novecento ne esce nitido, reale, tangibile. non più soltanto le opere sotto l’occhio dei riflettori, ma anche la curiosità della vita, l’amore per la moglie Antonietta e l’affetto, pur se a volte egoistico, verso i tre poliedrici figli Lietta, Fausto e Stefano. Quest’ultimo, divenuto anch’egli scrittore e drammaturgo, rappresenta l’alter ego di Luigi. Anch’egli, difatti, è ribelle, contrario alle convenzioni, convinto che le sue opere avranno successo. Luigi, sin da bambino, è curioso, si spinge lontano, senza perdersi mai. Quando si innamora di sua cugina Lina, l’autore è ancora acerbo nel cuore e nell’anima. Tanto che,una volta spintosi a Roma verso nuovi orizzonti,letterari, decide di rompere con lei un legame convenzionale già provvisto di dote. Non sarà facile per Luigi percorrere sentieri mai calpestati. E, soprattutto, con qualcuna accanto. Antonietta Portolano, sua moglie, è dolce e pacata, ricca ed impacciata, non si rivelerà una compagna di scrittura. Ed è proprio questo che la porterà, di volta in volta, alla pazzia. Lontano da salotti e dall’attenzione del marito, la donna sarà messa da parte per morire quasi in solitudine. Ciò non accadrà per Stefano Pirandello, padre di Luigi, con il quale quest’ultimo ha avuto da sempre un rapporto conflittuale. Commerciante di zolfi a Porto Empedocle, Don Stefano è diverso da sua moglie Caterina Ricci Grametto. Quest’ultima accetta ed appoggia il figlio nella sua carriera letteraria fin dall’inizio. A differenza del marito, difatti, sosterrà economicamente il figlio soltanto quando vedrà che la passione per la scrittura non sarà soltanto un capriccio, ma la scelta della vita. Ed alla fine della vita dell’autore siculo, il suo compaesano Camilleri pone l’ulivo saraceno al cento dell’ opera incompiuto dei "Giganti".Questo fungerà da "luminosa riconciliazione" tra il passato ed il futuro.

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