A proposito di niente
- Autore: Woody Allen
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: La nave di Teseo
- Anno di pubblicazione: 2020
Allan Stewart Königsberg vi dice nulla? Sicuramente quest’uomo è ben più conosciuto con il nome di Woody Allen, regista, comico, scrittore, sceneggiatore e musicista statunitense, nato il 1° dicembre del 1935 (anche se, come puntualizzerà nel suo libro, il giorno esatto è il 30 novembre).
Di famiglia ebrea, cresce a Brooklyn iniziando a sedici anni la carriera di comico inviando le sue battute a un giornale. Da quel momento, si susseguono lavori alla radio, televisione, passando per comico in night club, fino all’attività di regista che lo ha consacrato a livello mondiale, rendendolo un’icona della cultura cinematografica (e non solo) grazie a capolavori come Io e Annie e Manhattan (anche se egli stesso ancora non si capaciti di come alcuni suoi film possano aver avuto un tale successo).
In A proposito di niente (La nave di Teseo, 2020, A. Pezzotta) Woody Allen ha deciso di raccontare la sua vita, dall’infanzia fino all’ottantaseiesimo anno d’età, grazie a un umorismo che certo non gli manca e a un incessante susseguirsi di eventi (purtroppo non tutti ameni) che hanno formato l’uomo che conosciamo.
“È solo questione di fortuna” verrebbe da dire a lui, muovendo energeticamente il corpo sotto i suoi spessi occhiali; anche se noi tutti sappiamo che fortuna non è.
Partendo con ordine, Allen inizia con una digressione (nel limitrofo s’intende) del suo albero genealogico. Discorre brevemente delle sue origini ebree e della famiglia.
Nonostante un test dell’intelligenza che lascia tutti sbalorditi, il giovane odia la scuola (non a caso le prime parole del libro sono: “Come il giovane Holden…”) e odia studiare. Manifesta sin da subito, in compenso, una grande passione per le ragazze, la magia e lo sport, elementi che non lo abbandoneranno mai e che presenzieranno sempre i suoi film. Altri interessi che non possono mancare nella sua giovinezza, sono la musica e i film. Nonostante, come lui afferma, si eserciti quotidianamente col suo clarinetto… anzi, voglio farvelo dire direttamente da lui:
“Eppure, con tutta la musica che ho ascoltato, con tutte le entusiasmanti biografie di musicisti che ho letto, con tutti i bocchini e le ance che ho provato alla ricerca di un suono migliore, faccio sempre schifo. Rimango sempre un tennista della domenica rispetto a Federer e a Nadal. Mi spiace dirlo, ma non ho orecchio, timbro, senso del ritmo, feeling. […] Anni fa Dotson Rader, che è un uomo di spirito, mi chiese: “Ma non ti vergogni?”
Di film ne avrà visti a centinaia, di tutti i tipi; i cinema costavano poco e quando marinava la scuola, al di là del fiume si catapultava a Manhattan, della quale rimarrà per sempre stregato.
Così il giovane regista cresce, coltiva i suoi interessi, ma ancora una volta faccio appello alla sue medesime parole:
“In un club per ebrei feci degli sketch che ebbero un gran successo, e non avevo ancora finito il primo anno di superiori che ero un aspirante comico, un aspirante illusionista, un aspirante giocatore di baseball, ma alla fin fine solo un pessimo studente.”
La cosa che risalta molto leggendo il libro, è il fatto che Allen (almeno nella sua giovinezza) non sia mai stato attratto dalla cultura; mi spiego meglio. Tralasciando il fatto che sostenga di non aver mai letto 1984 o altri pilastri della letteratura, egli ammette di aver fatto sempre ricorso al suo grande talento da “citazionista” soprattutto per poter iniziare a uscire con le ragazze, per trovare argomenti di conversazione e non contare solo sulle barzellette o sui giocatori di baseball. Da qui l’insistenza di non definirsi un “intellettuale”, anche se sfido chiunque ad avere le sue capacità e minime conoscenze da semplice “citazionista”.
Come già anticipato, l’amore per le donne ricorre continuamente nel libro, tutte lodate elegantemente dallo scrittore (solo su una avrà giudizi negativi, ma ci arriviamo). Vanta infatti collaborazioni con Scarlett Johansson, Emma Stone, Penelope Cruz e altre innumerevoli star del cinema.
Il 15 marzo del 1956 si sposa per la prima volta con Harlene Susan Rosen. Poveri ma felici scriverà, anche se il matrimonio non è destinato a durare a lungo.
Nemmeno un decennio e Louise Lasser entra a far parte della vita di Allen, divenendone moglie fino al 1969. Interpreta anche ruoli nel film del marito, come ad esempio ne Il dittatore dello stato libero di Bananas.
Nel frattempo Woody ha intrapreso la sua carriera da stand-up comedian e ha anche iniziato a consultare uno psicanalista, ruolo spesso presente nei suoi film. L’esordio alla regia è nel 1966 con Che fai, rubi?.
Subito dopo il secondo divorzio Allen fa la conoscenza di colei che sarà per sempre la sua musa: Diane Keaton, celebre controparte femminile nel cult Io e Annie.
Conoscerete tutti sicuramente la vicenda legata a Mia Farrow, perciò non voglio dilungarmi sulla faccenda; aggiungo solo il fatto che nel libro sono dedicate numerose pagine allo scandalo che l’ha visto coinvolto. Scandalo che gli ha però permesso di conoscere l’ultima, almeno per ora, moglie del regista: Soon-Yi Previn (anche se Allen esprime solo parole di amore e d’affetto per lei).
Ho cercato di riassumere brevemente 400 pagine di eventi, nomi, situazioni e riflessioni; soprattutto quest’ultime lascio al prossimo lettore l’onore di scoprire, anche se basta vedere un suo film per capire di cosa ci andrà a parlare: morte, Fellini, Bergman, misantropia e tutto ciò a cui ci ha abituato.
Se devo quindi commentare questa bellissima biografia, devo dire che come sempre Woody Allen si dimostra un eccezionale narratore, come a mio avviso in tutti i suoi film. La scorrevolezza fa da padrone in tutto il racconto, nonostante la notevole quantità di nomi e informazioni esplicitate al pubblico. Non esagero affatto se dico che alcune battute mi hanno fatto davvero piegare in due dalle risate, o comunque sorridere a trentadue denti. L’ironia è ben misurata e non ci si annoia mai. Le descrizioni di ben 50 film sono snelle e veloci, senza tecnicismi né troppa meticolosità.
In conclusione: Woody Allen non delude nemmeno in un libro.
“Non è che ho paura di morire. Solo che non voglio esserci quando accadrà.”
A proposito di niente
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