Un uomo vero
- Autore: Tom Wolfe
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Straniera
Tom Wolfe è stato uno dei capisaldi della letteratura americana, ha scritto quattro romanzi in cui ha parlato di luoghi diverse e di decenni diversi per mostrare i cambiamenti profondi dell’America. "Un uomo vero" del 1998 racconta del sud degli Stati Uniti.
Protagonista del romanzo è Charlie Croker, costruttore di Atlanta venuto dal nulla, miliardario, che per una speculazione sbagliata rischia di perdere la sua fortuna e ad Atlanta, rivale sudista di New York, ciò non è perdonato.
Nel frattempo Fareek Faroum, star nera del football, viene accusato dello stupro di una ragazza bianca molto ricca. In passato sarebbe stato ucciso e anche nel 1998 rischia molto: la sua carriera è in gioco e con essa la credibilità della comunità nera della città. Un avvocato astuto, Roger Too White, avido e ambizioso, gli offrirà il suo aiuto.
Nel frattempo un dipendente operaio di Crocker viene licenziato per una ristrutturazione e, preso dal panico, si metterà nei guai conoscendo la prigione. AD un certo momento la sua vita si incrocerà con quella del suo datore di lavoro e cambierà radicalmente.
Il costruttore è l’antitesi dell’operaio Conrad: ha una bella casa, una moglie giovane, una piantagione. Sarà però Conrad a salvarlo dalla rovina e dalla depressione.
Ho detto molto, il finale è a sorpresa e non lo rivelo, ma vorrei soffermarmi su alcune tematiche. A mio avviso, il libro è legato al concetto di virilità declinato sotto vari aspetti dei quali quello sessuale è il meno importante.
Croker sembra avere per tutto il romanzo paura dei giudizi degli altri uomini.
Quando zoppica per andare al ristorante di lusso con la bella moglie rifiuta l’aiuto del parcheggiatore e il narratore commenta: "questa è la vanità del maschio che non vuole far vedere ad altri maschi la sua debolezza", mi sembra una frase che racchiude il senso dell’opera. Tra l’altro Tom Wolfe sembra trattare senza molto pudore il declino fisico maschile insistendo sulle guance vizze, sulle pance sporgenti, e altro. Ma non è solo questo.
Essere un uomo vero vuol dire anche non prestarsi ad un’ingiustizia ed è questo che Croker alla fine attraverso Conrad comprende.
Altrettanto importanti sono le tematiche del denaro e dello stato sociale e un certo rimpianto del glorioso passato sudista. La piantagione, il rapporto con i neri fatto di paternalismo sono elementi superati che alla fine decretano la sconfitta del protagonista. Non è possibile vivere nel passato in una città dove il sindaco è nero e i bianchi stanno perdendo il loro potere.
Altri personaggi sono la ex moglie Martha, il funzionario di banca Ray Peepgrass, inetto e disonesto (l’opposto morale di Croker) sono ben delineati.
Un libro corposo, con uno stile più tradizionale rispetto al "Il falò delle vanità", almeno nella prima parte.
Le descrizioni sono accurate e variano dagli ambienti più ricchi ai bassifondi (terrificante la descrizione della follia di un detenuto impazzito per gli abusi subiti da giovane) e da ciò si vede l’impronta giornalistica della narrativa di Wolfe.
Se devo trovare un limite, l’idea di un giovane seguace del filosofo Epitteto non è molto riuscita e non la trovo pertinente al contesto. E poi dico questo: Tom Wolfe è stato un grande.
Lettura consigliatissima.
Un uomo vero
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