Io sono Charlotte Simmons
- Autore: Tom Wolfe
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2008
Romanzo ordinario di uno scrittore straordinario, il compianto Tom Wolfe, "Io sono Charlotte Simmons" scritto nel 2003 che, per chi ha letto i libri precedenti, può essere una delusione. Non ha sicuramente la perfidia de "Il falò delle vanità" o il disincanto di "Un uomo vero", ma descrive comunque bene l’ambiente dei prestigiosi college americani, conosciuti attraverso il cinema.
Quella raccontata è la storia di Charlotte Simmons che giunge da Sparta (paesino del North Carolina) all’immaginaria università Dupont, una delle vette accademiche americane, pensando di dedicarsi allo studio fuori dalle ristrettezze del paese, ma ben presto si renderà conto che la Dupont non stima assolutamente i più bravi e innocenti tra gli studenti, ma quelli più popolari.
Wolfe si sofferma sul modo di vivere degli studenti, insiste sui riti di iniziazione, sulle feste, sul linguaggio spaventosamente scurrile e soprattutto sul sesso, primo pensiero di ogni studente della Dupont. Charlotte perderà la sua innocenza fisica e morale e soprattutto la possibilità di essere se stessa. Non è possibile essere innocenti in un luogo in cui se non hai soldi non sei nessuno, dove devi saperti muovere e conoscere le persone giuste. Il finale si può intuire facilmente, ma vorrei soffermarmi sui personaggi che ruotano intorno alla ragazza.
Hoyt Thorpe, un aitante ragazzo di buona famiglia, che non ha molta voglia di impegnarsi però è al corrente di un segreto che potrebbe distruggere la carriera di un politico. Adam Gellin, ragazzo ebreo di notevole intelligenza, non ricco e "sfigato" quanto e più della protagonista, costretto a lavorare per mantenersi. Jojo Johanssen, a mio giudizio il personaggio più riuscito, atleta di basket, gigante biondo che scopre grazie a Charlotte di essere anche intelligente e perciò comincia un percorso di autocoscienza, che lo porterà a cambiare la sua vita. Tutti questi tre in un modo o nell’altro incroceranno la vita di Charlotte e ne saranno influenzati. I personaggi femminili di contorno sono molto stereotipati ed è forse la parte più deludente, perchè l’autore sembra non essere riuscito a liberarsi di certi clichès (la ricca e arrogante, le belle stupide, la contestatrice brutta e rompiscatole) ed è un peccato per una penna così acuta.
Nel testo c’è anche un discorso sulle minoranze tipicamente americano: l’empireo sono i Wasp, poi gli irlandesi, gli ebrei e via a scendere nella scala sociale.
È un’opera demistificatoria del sogno americano, ma, a mio avviso, esagerata e costruita da un autore che da un pezzo per età non ha avuto contatti con i giovani e ne ha visto i lati più appariscenti.
Il romanzo è ben costruito, si sente che l’autore è stato un grande giornalista, attira subito l’attenzione del lettore e non lo lascia, il linguaggio è molto colorito e gergale (l’ho letto in traduzione, sicuramente avrà perso molto), le 777 si leggono facilmente.
Concludendo, si può dire che è un’immagine personale e di questo bisogna tenere conto prima di affrontare la lettura.
Io sono Charlotte Simmons
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