

Tutto il cielo che serve
- Autore: Franco Faggiani
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Fazi
- Anno di pubblicazione: 2021
Nella collana “Le strade” Fazi pubblica Tutto il cielo che serve (2021), il nuovo romanzo del giornalista e scrittore romano Franco Faggiani già autore de La manutenzione dei sensi (Fazi, 2018, vincitore del Premio Parco Majella 2018, del Premio Letterario Città delle Fiaccole 2018 e del Be Kind Award 2019), de Il guardiano della collina dei ciliegi (Fazi, 2019, che ha vinto il Premio Biblioteche di Roma 2019 e il Premio Selezione Bancarella 2020) e di Non esistono posti lontani (Fazi, 2020).
“Il fulmine si mostra, la neve ha una vita palpabile, la pioggia la senti addosso e le nuvole assumono continue forme mutevoli. Il vento ha solo la voce e va in cerca di qualcuno che lo ascolti”.
È la notte del 24 agosto 2016 e Francesca Capodiferro, giovane caposquadra dei vigili del fuoco e anche geologa, insieme ai suoi due cani da ricerca, Rufus e Nuzzo, fedeli amici a quattro zampe, si trova sul versante reatino del monte Gorzano, quello che dà verso Amatrice, per monitorare i movimenti del terreno. Dopo una delle tante scosse di terremoto, che ormai sembrano essere all’ordine del giorno, sono state segnalate su, a 1.600 metri, delle spaccature nel terreno, che si diramano da una vecchia faglia di qualche migliaio di anni fa. In pratica si sono formate delle crepe distribuite lungo tutta la dorsale, e le più numerose e grosse, larghe all’incirca una spanna, si sono aperte proprio sul versante reatino del monte Gorzano.
Se a volte Francesca vorrebbe essere vento leggero, quello che passa, accarezza e non lascia tracce, non è certo il vento a causare quello sconvolgimento, che fa sembrare le stelle tremolanti e far muovere tutto.
La terra vibra, distribuendo brividi ai muscoli della schiena e delle gambe, e poi quel suono stordente cresce a dismisura, trasformandosi nel fragoroso rumore di un camion che alza il rimorchio e scarica pietre lungo una scarpata. Francesca e i cani escono velocemente dalla tenda fiutando rapidamente intorno. Il rumore cupo si trasforma in un feroce ruggito risalente dal centro della terra, lasciando poi il posto a una rapida successione di tonfi attutiti provenienti dal bosco dovuti agli alberi, che si abbattono come birilli gli uni contro gli altri come fossero stati sferzati dalla coda di un drago: è il terremoto.
Francesca è frastornata, incredula, terrorizzata dall’instabilità e dal frastuono di cui non si distingue l’origine e la fine. All’improvviso i rumori cessano, ma la terra si muove ancora, più volte, poi il silenzio, presagio di sventura e calamità. Francesca guarda l’orologio: sono le 3:38 del 24 agosto 2016. Il terremoto è durato due interminabili minuti, essendo iniziato alle 3:36, come presto dichiareranno i sismologi. Il mondo sembra essere saltato in aria, ogni cosa è stata rasa al suolo.
Quando Francesca scese dal monte Gorzano ebbe presto sotto gli occhi rovine e morti. Era stata colpita tutta quella popolazione che viveva nei paesetti a fondovalle, distribuiti su quattro province e altrettante regioni, Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo. Amatrice fu il centro più colpito, una cittadina rasa al suolo da un sisma impietoso.
“Amatrice; era proprio lì che dovevo correre”.
Una natura bellissima che cattura lo sguardo e incanta, quella stessa natura che da benigna si trasforma in matrigna, travolgendo tutto, ed è la causa di mura smozzicate, case rotte come salvadanai di coccio, mucchi di sassi, ferro e cemento, un mare di tetti rotti, slabbrati, lamiere scivolate fin sulla strada, una sequenza infinita di pareti crivellate o abbattute e tanti morti. Da quelle rozze ferite da cui era fuggita la vita si intravedono mobili, suppellettili, letti disfatti; fino a poche ore prima quei muri avevano offerto protezione, sicurezza e dopo altro non erano che frammenti di pietre, legno e pezzi di ferro. L’anima di Francesca è in subbuglio, ma non si perde d’animo e organizza con piglio e determinazione i primi soccorsi, contrastata dal maschilismo dei colleghi. Un lavoro massacrante e senza sosta che, paradossalmente, riconcilierà Francesca con la vita, contribuendo a salvare i rimasti sepolti ma ancora vivi.
Coinvolgenti ed emozionanti le pagine del nuovo romanzo di Faggiani, che per commemorare il quinto anniversario del terremoto (magnitudo 6.0 del Centro Italia del 2016 che ha causato la morte di 299 persone) di Amatrice dedica il romanzo ai vigili del fuoco, che “hanno scelto di fare un lavoro duro, rischioso e bellissimo: aiutare la gente restando defilati”.

Tutto il cielo che serve
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