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Recensioni di libri

To jest di Fabio Izzo

Ass. Culturale Il Foglio, 2014 - Laura nonostante la cecità diventa fotografa e la sua storia s’intreccia con quella di Piero, che vede la sua vita rivoluzionata grazie ad uno scatto.

Giovanna Giraudi
Giovanna Giraudi Pubblicato il 24-06-2014

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To jest

To jest

  • Autore: Fabio Izzo
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Anno di pubblicazione: 2014

Sogni, colori, immagini, sensazioni, suggestioni: ecco gli argomenti cardine attorno a cui ruotano le vicende del romanzo di Fabio Izzo “To jest”, tra i ventisette candidati al Premio Strega 2014.
“To jest”, dal polacco “Questo è”, narra le vicende di due personaggi: Piero e Laura. Quest’ultima è diventata cieca poco dopo esser venuta al mondo ma i suoi sogni sono ricchi di immagini quasi quanto quelli di coloro che vedono. L’incipit del romanzo è proprio questo:

“Sogni. Sogni ricorrenti anche se a dire il vero non ricorrono spesso. Lo so, vi siete chiesti cosa vedono i ciechi nei sogni. Tutto.”

Laura è cieca per un errore dell’ostetrica ma, in quei pochi istanti in cui i suoi occhi si sono aperti al mondo, ha catturato immagini e colori e a ciò si dedica crescendo poiché, nonostante la cecità, diventa fotografa. L’uso di una Polaroid fa scattare in lei qualcosa. Quel click che ventisei anni prima aveva spento la sua luce risuona nella macchina fotografica e le permette di rubare cose e persone ad uno spazio e un tempo che non riesce a sentire come propri.

La sua vicenda s’intreccia con quella di Piero Prino: lui è l’opposto di chi ha successo, neppure il cognome lo aiuta. Si fosse almeno chiamato Primo, con la sola sostituzione di una consonante, forse il suo destino sarebbe stato diverso. Ma Piero trova, durante il romanzo, una propria dimensione che va al di là di qualsiasi capacità d’immaginazione.

La storia, di per sé, non ha un’esatta sequenza temporale ma si dipana attraverso episodi ravvicinati tra loro. Piero, fotografo free-lance, non ha avuto, per molto tempo, grande fortuna fino a che una foto gli rivoluziona la vita. Lui è quello che ha scattato la “foto di Breugel”, o meglio, quella che l’accomuna a un quadro assai famoso dipinto da quel pittore nel tardo Cinquecento. Esso rappresenta due scimmie incatenate che osservano il mare: era un quadro, soprattutto per quei tempi, insolito e difficile a vendersi ma portava insito in sé un significato profondo, soprattutto se paragonato alla condizione umana. A riprendere e a cercare di commentare l’immagine stanno le parole di una poetessa polacca, Wislawa Szymborska, premio Nobel per la letteratura nel 1996, che fa una riflessione personale ripensando a questo quadro. Ecco gli ultimi versi:

“...In storia dell’uomo
balbetto e arranco.
Una scimmia osserva ironica la scena,
l’altra sembra appisolata
e quando alla domanda resto ammutolita
mi suggerisce con questo tintinnio della catena”

La scrittrice ricerca la verità. La condizione descritta nel quadro è quella di mancanza di libertà cui è stato costretto il popolo della Szymborska, quello polacco, per tanto tempo sotto l’influenza del comunismo, ideologia da cui la poetessa si distacca, poi, nel 1960. Piero riporta, con la sua foto, queste sensazioni e ne amplia il significato. Riprende, nella Genova più antica, una scimmia vicino a un bancomat, evento assai strano ma dovuto agli accadimenti di un derby e a una pioggia improvvisa che fa riparare l’animale in quel piccolo spazio. La scimmia ricorda l’uomo e in quell’immagine lo rappresenta com’è nella società attuale: un essere che cerca riparo nel denaro ma, così perde la propria dignità e il proprio lato umano. Quell’immagine rivoluziona la vita di Piero che diventa però consapevole che la vita ci mette davanti a tante opportunità ed occasioni. Sta a noi decidere quali cogliere. Non si tratta solo di libero arbitrio bensì, soprattutto, di capacità di comprensione, quella che fa capire cosa scegliere, quella che aveva fatto dipingere il quadro a Breugel e scrivere la poesia alla Szymborska.

“To jest”: questa è... l’arte, comprensione cui Piero era stato guidato anche dalla giovane Laura e da una sua foto in particolare. Si capisce inoltre che è venuto il tempo di terminare una guerra antica: quella delle immagini contro le parole. Le immagini “valgono tanto per chi sa vedere le storie meravigliose che ci vivono dentro”. Non importa vedere. Possiamo essere ciechi e comprendere oppure vedere e non capire rimanendo, perciò, nella completa oscurità.

“To jest” è un romanzo insolito che può essere definito ricco di idee, di riferimenti, di cultura, di storia. E’ un romanzo da leggere ricercando quadri e poesie, ritornando indietro nelle pagine ma, alla fine, l’impegno ripaga ogni lettore.

To Jest

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: To jest

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