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Recensioni di libri

Sulle ali degli amici. Una filosofia dell’incontro di Pietro Del Soldà

Marsilio, 2020 - L’amicizia è portatrice di bellezza, una bellezza che non si fonda sulla somiglianza, ma sull’armonia delle diversità di ciascuno di noi, sulla continua fuoriuscita da sé.

Federico Carciaghi
Federico Carciaghi Pubblicato il 13-01-2021

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Sulle ali degli amici. Una filosofia dell'incontro

Sulle ali degli amici. Una filosofia dell’incontro

  • Autore: Pietro Del Soldà
  • Genere: Filosofia e Sociologia
  • Categoria: Saggistica
  • Casa editrice: Marsilio
  • Anno di pubblicazione: 2020

Scheda e prezzo libro:

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L’ultimo libro di Pietro Del Soldà, docente di filosofia alla Sapienza e conduttore del programma radiofonico “Tutta la città ne parla”, s’intitola Sulle ali degli amici. Una filosofia dell’incontro (Marsilio, 2020) e rappresenta, in questo periodo di confinamenti, distanziamenti sociali e rapporti quasi esclusivamente virtuali, una curiosa riflessione sul nostro rapporto con l’altro.

“La nostra socialità sembra oggi più libera e più ricca che mai, grazie ai social network e a un’inaudita facilità di spostamento, ma la verità è molto diversa. Vaghiamo in una costellazione di sentieri interrotti, di rapporti che talvolta ci avviano verso la condivisione di noi stessi, ma che poi, a un certo punto, subiscono una battuta d’arresto e ci indirizzano altrove, verso nuovi sentieri da intraprendere e poi, ancora una volta, abbandonare […] C’è quasi sempre un blocco che impedisce l’apertura incondizionata, qualcosa che non vogliamo condividere con nessuno”.

Partendo dunque dall’esclamazione “Non ho amici” di Mark Gaisford, con la quale si profila al lettore una critica alle tante relazioni che, incentivate dal digitale, sembrano in apparenza affollare le nostre giornate, ma che in realtà lasciano a ciascuno di noi un senso di parziale appagamento e la sensazione di non riuscire a vivere fino in fondo l’amicizia incondizionata, l’autore ci guida lentamente alla scoperta o alla riscoperta del valore profondo e intrinseco della relazione amicale. E per farlo l’autore si appella ai grandi filosofi greci, a Platone e Aristotele, conducendoci alla comprensione del senso pieno di una relazione vissuta con genuinità.

Così nella rilettura che Del Soldà fa delle pagine del Liside si annida un inconsueto punto di vista con cui guardare al rapporto con i propri amici. Quasi sempre infatti cadiamo nell’errore di considerare nostri amici soltanto le persone che condividono con noi interessi, ideologie, sentimenti. Essendo però venute meno alcune strutture sociali che in passato fungevano da collante e determinavano in qualche maniera le traiettorie identitarie di ognuno di noi, oggi il sé è diventato fluido; ne consegue che siamo le relazioni che creiamo: molto spesso instauriamo legami soltanto con persone a noi affini proprio per l’assenza di punti di riferimento e, in questo senso, tendiamo a ricercare nell’amico qualcosa di somigliante a noi:

“La somiglianza dell’amico agisce come un balsamo, addolcisce una realtà che fatichiamo a riconoscere, ci rende il mondo un po’ meno alieno”.

Analizzando anche il confronto fra la dimensione dell’io narcisistico, rinforzato dalla dimensione dei social network, e quella del noi collettivo ed esclusivo, che nella società odierna spesso sfocia nella creazione di una collettività ristretta e nell’individuazione di un nemico comune, le pagine di questo saggio ci conducono quindi alla rivalutazione della polifonia interiore di cui ciascun individuo si fa portatore.

“Io sono un noi, dunque, e se non voglio condannarmi a vivere una vita che non è la mia, devo fare di tutto per non reprimere quest’interna pluralità, cercando di instaurare un’armonia tra le voci […] Devo provare, insomma, a unirle in un coro polifonico il cui canto, e soltanto quello, esprime la mia vera voce. Ma per fare questo ho bisogno di amici. La ricerca di sé, infatti, non si svolge in solitudine; al contrario, è possibile solo all’interno della polis, dove la parola chiave è philia […] che indica ciò che mi è prossimo e di cui non posso fare a meno”.

E proprio nella dimensione della polis si scoprirà come l’uomo sia non solo animale sociale, ma anche animale politico. L’amicizia, richiamando Aristotele, è infatti il cemento della polis, ciò che permette di vivere in armonia all’interno di una comunità perché quello che sta alla base del rapporto amicale non è soltanto il “volersi bene”, la solidarietà o la cura reciproca. Tutt’altro; per ciascuno di noi un amico

“è lo stimolo necessario a compiere azioni belle. In mancanza di amici non riesce ad agire nel segno della bellezza, neppure se è forte, giusto e colto. E, se non fa cose belle, costui non si realizza in quanto uomo, ma finisce per restare come un’opera incompiuta, brutta”.

Sulla scorta di questi pensieri si arriva perciò all’assunto socratico per il quale l’amicizia è portatrice di bellezza, una bellezza che non si fonda sulla somiglianza ma sull’armonia delle diversità di ciascuno di noi, sulla continua fuoriuscita da sé per mettersi in discussione nel legame con gli altri e per dare luce alle nostre peculiarità intime e personali:

“Il bello così concepito è la forza che ci scuote e ci sottrae all’oscurità e alla chiusura dei nostri canali percettivi, è la forza che solleva il velo triste e deformante collocato tra noi e quel che ci sta di fronte”.

Le ultime pagine di questo interessante libro infine sono dedicate alla dimensione social dell’amicizia, allo squilibrio che si sta creando fra la parola digitata e quella espressa con l’afflato della propria voce. Di fatti, già prima dell’esplodere della pandemia il virtuale aveva fatto irruzione nella gestione quotidiana delle nostre amicizie; il filtro dei social network è entrato di diritto fra i canali principali con i quali esprimere la nostra vicinanza alle persone care, andando a ridurre sensibilmente la quota di intimità trasmessa “in presenza”. L’autore, forse comprensibilmente ignaro dell’evoluzione che la pandemia in corso avrebbe dato ai nostri rapporti sociali, non condanna del tutto il passaggio a una più completa socialità scritta, anzi, attingendo sempre alla parola di Platone suggerisce la ricerca di una giusta misura fra la dimensione scritta e quella orale. L’una non esclude l’altra nella relazione amicale; i pensieri lasciati in queste pagine finali ci consegnano quindi ulteriori chiavi di riflessione con cui rileggere le nostre amicizie e che ci invitano a ripensare la relazione come esperienza di “emersione della differenza reciproca”.
In questo tempo di distanziamento sociale e di relazioni esclusivamente virtuali, la lettura di Del Soldà e la lezione dei classici della filosofia si delineano perciò come una bussola con la quale riflettere sul nostro rapporto con l’altro.


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Sulle ali degli amici. Una filosofia dell’incontro

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