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Recensioni di libri

Stenogrammi filosofici di Günther Anders

Bollati Boringhieri, 2022 - Gli Stenogrammi filosofici del titolo sono degli aforismi che lo scrittore e filosofo Günther Anders ha scritto nel 1965, a quasi dieci anni di distanza dal suo saggio più famoso, "L’odio è antiquato", in cui l’autore riconosce l’inferiorità umana rispetto alle macchine che lui stesso ha costruito.

Vincenzo Mazzaccaro
Vincenzo Mazzaccaro Pubblicato il 08-11-2022
Stenogrammi filosofici

Stenogrammi filosofici

  • Autore: Günther Anders
  • Genere: Filosofia e Sociologia
  • Categoria: Saggistica
  • Casa editrice: Bollati Boringhieri
  • Anno di pubblicazione: 2022

Questo volume Stenogrammi filosofici (Bollati Boringhieri, 2022) curato, tradotto e con un’importante prefazione a firma di Sergio Fabian, ci presenta gli aforismi del più importante filosofo del Novecento europeo: Günther Anders.

Il suo libro principale è L’odio è antiquato (Bollati Boringhieri, 2006), recensito su Sololibri da Alida Airaghi, che mette in rilievo quanto l’uomo sia rimasto indietro rispetto alla tecnologia che lui stesso ha costruito. Pensiamo solo all’armamentario nucleare in dotazione dei grandi paesi, come la Russia, gli Stati Uniti e la Cina, ma in realtà ordigni nucleari sono ormai in mano anche a paesi più piccoli e quindi più pericolosi.
Il tono intransigente, per nulla a difesa dell’uomo, del filosofo non può creare empatia tra autore e lettori, ma di questo Anders se ne frega. Anzi è disgustato dalla superficialità degli uomini sulla terra, che pensano che se dovesse sparire la loro specie, la civiltà sarebbe un buco nero e la Terra una località inospitale destinata ad auto-dissolversi.
In realtà, potrebbero esserci nuove forme di vita che si farebbero bastare quello che è rimasto, dal momento che tutti gli umani si sono uniti per il disfacimento della loro specie.

Anche l’alienazione è la conseguenza del capitalismo sfrenato e Günther Anders in alcuni aforismi sembra essere il "nonno" di quei giovani che non usano più la plastica, sono contro le colture intensive, non mangiano più carne e sono contro la reperibilità a tutti i costi (tutto deve essere consumato, ma magari questi proclami sono scritti su cellulari che costano più di mille euro).
Il filosofo riconosce che uno stile di vita morale è peggio della morte, perché i virtuosi sono in assoluto le persone più noiose al mondo e le più contraddittorie (ricordiamo che l’autore scrisse queste sue parecchio ciniche riflessioni nel 1965. Fosse ancora vivo, di fronte alle attuali forchette di legno che devono durarti una vita e mai più una bistecca, solo due esempi del nuovo millennio, forse non reggerebbe per darsi a una forsennata vita segreta di sperpero) o è solo lo spirito del tempo che cambia.

Poi Günther Anders, proprio come era nella metà degli anni Sessanta, detesta la televisione, perché fiacca i caratteri, rende i più giovani abituati alla violenza e al conformismo. Qui non c’è nessuna novità: la televisione come peggiore tra i mali è un "classico" degli intellettuali di quell’epoca, ma anche di quelle successive.

Di famiglia ebrea, Anders si laureò con l’aiuto del filosofo Husserl, nel 1923, dotato di intelligenza e capacità di critica notevoli. Il suo vero cognome era Stern, un cognome comunissimo in Germania, tanto che il suo editore lo convinse a cambiarlo in Anders, ebbe non pochi problemi a crearsi una sua individualità dal momento che il padre era l’illustre psicologo Wilhelm Stern. E non solo, sposò una donna non comune che chi scrive conosce abbastanza bene, avendo scritto una tesi che prevede il suo nome, ovvero Hannah Arendt.
La filosofa e studiosa Arendt lasciò il marito Günther per il suo pessimismo radicale, dal momento che l’autore del libro Stenogrammi filosofici visse con la convinzione che agli ebrei tedeschi e non solo, ma a tutti gli ebrei europei stesse accadendo qualcosa di terribile - e con Hitler e il nazismo non si sbagliò di certo. Da divorziato, Anders raggiunse gli Stati Uniti, dove si adattò a qualsiasi lavoro, anche umilissimo, prima di tornare in Europa nel 1950.

Chiaramente il ritorno fu avere sotto gli occhi quello che era successo durante il Secondo conflitto mondiale. Le macerie, certo, la città di Dresda rasa al suolo, ma i campi di concentramento furono la prova che nemmeno l’intransigente e pessimista Anders potesse arrivare con l’immaginazione a una cosa simile.

Un suo aforisma, contenuto negli Stenogrammi filosofici, lo dimostra:

Quando parli di Auschwitz, evita solennità. Il tono solenne non gli si addice, è ancora troppo umano, potrebbe suonare come se da qualche parte ci fosse ancora una possibilità di senso o di riconciliazione - e lasciar aperta questa possibilità, sarebbe una svalutazione mortale del mostruoso che è stato.

Non parlate di "morti". Tantomeno di "assassinati". Entrambe le parole sarebbero un oltraggio. Nessuno è stato ucciso. Come nessuno è stato assassinato. Per quanto profondamente ciò possa turbarti, per quanto ciò può esserti gravoso, l’unico misurato, l’unico vero, l’unico dignitoso discorso dei milioni di oltraggiati, è quello cinico".

Anders rimase talmente scioccato da quello che vide, che non riesce a parlare di morti, ma di una serie di “macchine perfette”, realizzate ad arte per sopprimere un tot di ebrei - e in misura minore di zingari e di omosessuali - come se fossero merce avariata, non più utile. E dunque queste macchine inventate dagli uomini con il solo scopo di fare a meno di essi.

Cos’è, in fondo, l’inverno nucleare, se non far diventare il pianeta Terra un posto dove la razza umana è sparita per sua mano?

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Stenogrammi filosofici

  • Altri libri di Günther Anders
L'odio è antiquato
Brevi scritti sulla fine dell'uomo

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