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Storia della letteratura

Solo et pensoso i più deserti campi: parafrasi e analisi del sonetto di Petrarca

Analizziamo il testo di "Solo et pensoso i più deserti campi", uno dei sonetti più belli e celebri del Canzoniere di Francesco Petrarca

Maria Paola Macioci
Maria Paola Macioci Pubblicato il 11-04-2023
Solo et pensoso i più deserti campi: parafrasi e analisi del sonetto di Petrarca

La passione bruciante per Laura, il desiderio di isolamento e l’impossibilità di trovare pace dal tormento amoroso neanche a stretto contatto con la natura, sono i temi da cui scaturisce "Solo et pensoso i più deserti campi", sonetto numero 35 del Canzoniere di Francesco Petrarca.
Analizziamo testo e significato di uno dei componimenti più famosi e riusciti del grande poeta toscano del ’300.

Solo et pensoso i più deserti campi: testo

Solo et pensoso i più deserti campi
vo mesurando a passi tardi et lenti,
et gli occhi porto per fuggire intenti
ove vestigio human l’arena stampi.

Altro schermo non trovo che mi scampi
dal manifesto accorger de le genti,
perché negli atti d’alegrezza spenti
di fuor si legge com’io dentro avampi:

sì ch’io mi credo omai che monti et piagge
et fiumi et selve sappian di che tempre
sia la mia vita, ch’è celata altrui.

Ma pur sì aspre vie né sì selvagge
cercar non so ch’Amor non venga sempre
ragionando con meco, et io co·llui.

Solo et pensoso i più deserti campi: parafrasi

Solo e pensieroso percorro i campi meno frequentati con un’andatura lenta, e giro con gli occhi attenti per evitare i luoghi dove i passi umani abbiano segnato il terreno.

Non trovo altro riparo per proteggermi dalla gente che si accorge del mio stato (di uomo innamorato), poiché nei miei comportamenti privi d’allegria si legge da fuori come io arda dentro di me: al punto che io ormai credo che i monti, le pianure, i fiumi e i boschi conoscano di che genere sia la mia vita, che è nascosta agli uomini.

Eppure non riesco a trovare cammini tanto impervi e selvaggi che Amore non venga sempre a parlare con me e io con lui.

Stile, metrica e figure retoriche

Solo et pensoso i più deserti campi è un sonetto a schema ABBA ABBA CDE CDE con quartine a rime incrociate e terzine a rima ripetuta.
La prima quartina e la seconda terzina costituiscono, ciascuna, una proposizione, mentre le strofe di mezzo sono formate da una sola proposizione complessa.
Alcuni geniali accorgimenti stilistici contribuiscono a dare al sonetto un andamento pacato e malinconico, che rende ancora meglio la componente meditativa che lo contraddistingue.
Inoltre la sintassi sapientemente organizzata, la massiccia presenza di endecasillabi con prima sillaba accentata e le numerose figure retoriche, regalano un insieme di grande musicalità.
Si segnala la presenza delle seguenti figure retoriche:
- frequente utilizzo della dittologia, tipica della poetica petrarchesca. In tal caso lo vediamo già al primo verso, nell’incipit "Solo et pensoso"
- antitesi (ad esempio "fuor... dentro")
- enjambement, che conferisce al verso una maggiore ampiezza
- assonanze
- allitterazioni
Infine una nota: "con meco", al verso finale, è una ridondanza che, però, non costituisce errore. Si tratta di una consuetudine che Petrarca accetta (invece di meco, senza il con).

Solo et pensoso i più deserti campi: analisi della poesia

Solo et pensoso i più deserti campi può essere considerato un autoritratto interiore dell’autore, colto in una fase di innamoramento profondo, appassionato e, a tratti, persino dolcemente doloroso.
Petrarca, che si strugge d’amore e desiderio per Laura, vuole isolarsi dal mondo esterno, immergersi nella natura e far sì che nessuno si accorga del suo stato di innamorato.

In ciò si può ravvisare un riflesso dell’amor cortese già trattato da Dante e dagli stilnovisti ma qui esso si personalizza, superando stupendamente le convenzioni letterarie dell’epoca.
A dominare, in questo sonetto, è il tormento del protagonista.
Il poeta non può (e forse non vuole) sfuggirvi e, alla fine, si arrende alla compagnia, e alla signoria, di Amore.

Solo et pensoso i più deserti campi: tematiche trattate e richiami classici

In Solo et pensoso i più deserti campi si riscontrano tre tematiche principali, che meritano di essere adeguatamente approfondite, così come quei richiami classici che, pure, costituiscono uno dei tratti salienti della poetica di Petrarca.

La ricerca della solitudine è necessaria per difendersi dagli altri uomini, oltre che per nascondere lo stato d’animo del momento, ma è anche occasione di riflessione interiore.
L’inizio della poesia è un chiaro riferimento al mito omerico di Bellerofonte, che, in preda alla disperazione per la perdita dei figli, cercava di fuggire da ogni luogo che fosse abitato dagli uomini.
Il mito classico è una costante in Petrarca, ma qui assolve principalmente alla funzione di assolutizzare e rendere universale la propria situazione personale.

Ed eccoci ad un’altra delle tematiche maggiormente trattate dal poeta toscano: lo stretto rapporto fra uomo e natura e pertanto fra la sua persona e il paesaggio che lo circonda.
Fra di essi non esiste solo un legame simbiotico ma una vera e propria compenetrazione, attraverso la quale i luoghi diventano lo specchio dello stato d’animo umano, partecipando alla sua sofferenza.
La natura quasi si smaterializza e diventa lo spazio fisico in cui, in realtà, si esprime e si estrinseca uno spazio mentale.

È impossibile per Petrarca staccarsi da Amore, sua compagnia ed interlocutore costante nonostante la spasmodica e quasi maniacale ricerca di solitudine.
Lo dimostrano gli ultimi due versi del sonetto, dove si rimarca ancora una volta l’inseparabilità da Amore (il sentimento è qui personificato), pensiero dominante e addirittura totalizzante per il poeta.

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