Spesso studiando poesie e componimenti di vari autori succede che ci si imbatte nell’allitterazione, una figura retorica che ha un ampio utilizzo nella nostra lingua. Per riuscire a comprendere meglio l’uso dell’allitterazione andremo a scoprire quali sono le sue caratteristiche e soprattutto andremo a vedere alcuni esempi dell’uso dell’allitterazione in componimento famosi.
Di seguito andiamo a scoprire qualcosa in più su questa figura retorica che tanto è piaciuta e piace, ancora oggi, agli scrittori del nostro Paese e che affonda le sue origini nella letteratura latina.
Allitterazione: significato e come è possibile riconoscerla
Diciamo sin da ora che le origini del termine sono da ricercare nel latino umanistico: allitteratio, -onis, derivazione di littĕra cioè "lettera".
Come abbiamo detto si tratta di una figura retorica e la troviamo prevalentemente nelle poesie: la sua peculiarità, infatti, risiede nel meccanismo della ripetizione. In altre parole l’allitterazione genera una serie di ripetizioni spontanee o ricercate di suoni generando, così, dell’omofonia.
Il suo valore è da ricercare, quindi, in campo stilistico: è proprio per questo che, nonostante l’allitterazione sia presente anche nella lingua comune, caratterizza prevalentemente l’arte poetica e della retorica. La forza di questa figura retorica è proprio nella sua sonorità che permette di avere un componimento che un maggiore senso di armonia.
Ad ogni modo la sua presenza radicata anche nel linguaggio quotidiano ha dato vita a numerose locuzioni usate con grande frequenza. Vediamo allora, di seguito, alcuni esempi interessanti che possono contribuire a spiegare il significato di allitterazione. Come vedremo di seguito gli esempi non provengono esclusivamente dal mondo della letteratura e della poesia, dal momento che anche nel marketing è stata spesso usata questa figura retorica.
“Ceres c’è” - ad esempio è un’allitterazione in campo pubblicitario.
Allitterazione: esempi in poesia e non solo
Abbiamo detto che l’allitterazione la riconosciamo grazie alla sua capacità di generare omofonia attraverso la ripetizione di suoni o serie di suoni: si comporta, quindi, un po’ come la rima mettendo in successione ciò che una volta udito appare uguale o simile.
Gli esempi di allitterazione che abbiamo selezionato per spiegarne meglio il significato uniscono, ad esempio, due o più vocaboli: alcuni di questi sono vere e proprie locuzioni di uso quotidiano, come "bello e buono", "tosto o tardi", "senza né capo né coda" e così via.
Gli autori latini ne facevano grande uso: tra gli esempi più famosi non possiamo non ricordare l’esametro degli Annali di Ennio: «O Tite tute Tati tibi tanta tyranne tulisti», ovvero “O Tito Tazio, tiranno, tu stesso ti attirasti atrocità tanto tremende!”.
Altro esempio di allitterazione, molto famoso nella letteratura latina è il verso della Bucoliche di Virgilio dove al primo verso si legge:
Tityre, tu patulae recubans sub tegmine fagi .
E sempre in Virgilio, ma questa volta nell’Eneide troviamo il verso: infandum regina iubes renovare dolorem (Eneide II, 3) dove l’allitterazione è presente con il re.
Troviamo poi altri esempi in grandissimi scrittori e poeti della letteratura italiana di tutti i secoli:
- Dante Alighieri, Tanto Gentile e tanto onesta pare, Vita Nova: Tanto gentile e tanto onesta pare;
- Dante, Inferno, Canto V, v 142: e caddi come corpo morto cade;
- Francesco Petrarca, Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono, Canzoniere: “di me medesimo meco mi vergogno”;
- Torquato Tasso, Gerusalemme Liberata, VII, 16: il pietoso pastor pianse al suo pianto
- Gabriele D’Annunzio, La sera fiesolana: Fr/e/sche le mie parole ne la s/era
ti sien come il fruscìo che fan le foglie
del gelso ne la man di chi le coglie
silenzioso...; - Giuseppe Ungaretti, in Veglia ai versi 1-3: Un’intera nottata/buttato vicino ad un compagno/massacrato
Quanto ad oggi e ai tempi più moderni l’allitterazione trova senza dubbio spazio nel mondo pubblicitario: la comunicazione relativa alla promozione con finalità di vendita e acquisto punta a generare meccanismi di ricordo. Pertanto l’allitterazione diviene fondamentale, ma soprattutto si presenza come uno strumento dalle grandi potenzialità.
Permette, infatti, di creare veri e propri virtuosismi che determinano il successo di strategie di marketing e comunicazione.
Non resta, quindi, che provare: attraverso la combinazione di diverse lettere è possibile ricreare sensazioni differenti. Sono, infatti, le lettere stesse a determinare il risultato finale secondo il cosiddetto fonosimbolismo che ricorda in qualche modo il meccanismo che si cela dietro il suono onomatopeico.
Regole del fonosinbolismo per l’allitterazione
Gli autori scelgono accuratamente le lettere con cui creare le proprie assonanze, dal momento che ciascuna lettera porta ad avere una specifica sensazione e uno specifico sentimento.Vediamo alcune linee guida sulla scelta “lettere - sensazione suscitata”:
- G, C, R sono consonanti dal suono secco ed evocano una sensazione di durezza;
- V, L sono consonanti dal suono dolce ed evocano una sensazione di morbidezza e piacere;
- A è una vocale che evoca un senso di ampiezza;
- U è una evoca che evoca un senso di gravezza;
- I si tratta di una vocale che evoca un senso di chiarezza;
- E ovvero una vocale capace di evocare un clima rasserenante.
Possiamo concludere dicendo, quindi, che l’allitterazione è una figura retorica il cui utilizzo lo ritroviamo in diversi ambiti letterari e comunicativi: si utilizza prevalentemente per evocare determinate sensazioni ed emozioni o per dare vita a messaggi particolarmente curiosi e facili da ricordare.
Bravi, chiari e sintetici; il riferimento attualizzato all’uso dell’allitterazione nel mondo della comunicazione è incisivo e funge da esempio principe.