Sfacelo
- Autore: René Barjavel
- Genere: Fantascienza
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: L’orma editore
- Anno di pubblicazione: 2019
È il 3 giugno 2052 e Francois Deschamps è appena arrivato nella città di Parigi, dal suo paese di origine, in Provenza sud-orientale. Il viaggio per la capitale lo ha leggermente intorpidito, poiché il primo tratto di 200km fino a Marsiglia è durato il tempo infinito di un’ora e lo ha esasperato per la lentezza, ma per fortuna, l’ultimo tragitto, a seguire in automotrice a sospensione aerea, è stato veloce e gradevole. Giunto a destinazione, il suo sguardo si scontra con la smisurata crescita tecnologica di questa città, che un po’ lo inquieta: il ventiduenne Francois è un ragazzo attivo, e preferisce intervenire in prima persona per rendersi utile, anziché dipendere dalle macchine. Non è per tradizionalismo anacronistico, ma la smisurata e inconsapevole evoluzione scientifica e tecnologica a lui sembra un orpello, eppure non può permettersi di assecondare la sua idiosincrasia e far parte dell’ultimo manipolo di dissidenti.
Il giovane è emozionato, perché tra qualche ora incontrerà Blanchette, la sua amica di infanzia, e ceneranno insieme con prodotti portati dalla fattoria dei genitori, un vero portento considerato che nella capitale è difficile sottrarsi alla carne chimica e le verdure artificiali. Il ragazzo si ferma qualche istante per riprendere fiato e rientra a casa sua, un vecchio palazzo in pietra concia nel quartiere latino, tra i pochi rimasti a Parigi. L’amica arriva a sorpresa con largo anticipo, ma, con occhi bassi e labbra increspate e, con la scusa che non sta molto bene, gli dice che preferisce rientrare a casa e dormire. In realtà Blanchette non ha il coraggio di confessargli che ha partecipato a un provino come “show girl” e i computer, giudici integerrimi, l’hanno immediatamente selezionata come la migliore in assoluto. La giovane andrà dritta all’appuntamento con il suo nuovo datore di lavoro, Jerome Seita e accetterà volentieri la sua proposta di matrimonio. La ragazza non ha nessuna intenzione di subire le rimostranze dell’amico, né tantomeno di buttare all’aria la sua carriera per colpa di un presuntuoso tradizionalista come Francois.
Qualche giorno dopo arriva il momento del debutto di Blanchette e tutti sono sintonizzati davanti ai loro schermi ultratecnologici per conoscere la nuova stella nascente e godersi lo spettacolo. L’entusiasmo e la tensione sono indescrivibili, ancora pochi attimi e la ragazza di provincia sarebbe diventata la regina Vox, la sua carriera sarebbe decollata all’infinito e la sua vita sarebbe cambiata per sempre. Blanchette è dietro le quinte, mentre Francois, ancora incredulo e arrabbiato per il comportamento inaspettato dell’amica, la segue da casa. All’improvviso, tutto si spegne, tutto diventa nero e la terra inizia a tremare. Sgomento, panico, emozioni contrastanti e incontrollabili. Non è possibile che sia mancata la corrente! Non può mancare, si scioglieranno i morti…
La Parigi di René Barjavel è una città straordinariamente futuristica che travalica l’inventiva e, per quanto questa immagine possa sembrare, per noi, una chimera, è altrettanto profetica. Il sovraffollamento diventa la linfa di un progetto avanguardistico che si sviluppa in verticale, sia in superficie che sotto terra, e mette in stretto rapporto l’uomo con l’ambiente. L’autore è andato oltre i confini dell’architettura della biodiversità, pensando delle città nella Città, che si elevano verso lo zenit di circa mezzo chilometro o poco più e svettano fiere sull’orizzonte. Sono sorte sui tesori del passato: laddove prima c’era l’antico quartiere di Haut-Vaugirard, sorge la Città Radiosa, mentre il quartiere degli artisti sulla collina di Montmartre è stato sostituito dalla Città d’Oro. Soltanto il “Sacro Cuore” è stato preservato, forse per eludere ai sensi di colpa, ma non c’è nulla ormai che colleghi l’uomo con il suo passato, se non qualche paesino isolato nel sud della Francia, i cui abitanti vivono ancora di agricoltura e pastorizia.
Barjavel configura la Natura in maiuscolo, forse come segno di rispetto ed espressione di magnificenza, ma dalla sua postazione temporalmente distante, consapevole che l’uomo nei secoli dilanierà la sua dimora, percepisce che gli equilibri tra uomo e Creato si stanno rompendo irreversibilmente e a partire dal riscaldamento globale la Natura si vendicherà.
Nella Parigi del 2052 non esiste la criminalità, poiché il legislatore ha imposto una pena atroce: ogni delinquente viene sottoposto a morte indolore con raggi K e successivamente liquefatto in una vasca di acido. Il terrore della decomposizione post mortem demoralizza anche il più cinico dei criminali, che preferisce convivere in armonia all’interno della società, anziché sbizzarrirsi con reati dalle conseguenze disumane. Difatti, non esistono più quegli spazi orribili chiamati cimiteri, ma ogni abitazione ha un Conservatorio dove custodisce scrupolosamente i propri cari defunti. Essi non giacciono su un letto di morte, ma sono comodamente seduti sul divano, nell’atto di sorseggiare una tazza di thè, o magari leggere il libro preferito. Conservati in questo spazio, delimitato da pareti trasparenti, essi rimangono in perfetto stato, poiché congelati a temperature molto basse, mantenute dal flusso continuo di energia elettrica. Sicuramente, a causa del sovraffollamento, in futuro ci sarebbero problemi di spazio, ma un chimico visionario ha pensato anche a questo, ideando una pressa speciale, in grado di ridurre al minimo il defunto, tanto da poter essere contenuto in un astuccio di cellofan e incollato su un album.
L’uomo avanguardistico di René Barjavel ha introdotto vertiginosamente le macchine nella sua vita per soddisfare ogni esigenza, addirittura ha creato una forma di energia che materializza il pensiero, ma non è riuscito nell’intento di sconfiggere la morte. A tal proposito sono stati tentati anche i più surreali marchingegni, che più che immortale, rendono l’uomo ridicolo. L’essere umano è imperfetto, perciò il male prevarica sul bene. Il suo progresso morale è ben lungi dall’essere veloce come quello tecnologico che, avanzando in modo incontrollato e insensato, non ne evita la morte, ma lo conduce inesorabilmente verso il degrado morale.
La stesura di Sfacelo (L’orma, 2019, trad. C. Romagnuolo e A. Scalpelli), il primo romanzo di genere fantascientifico di Barjavel, è stata completata il 6 settembre del 1942, in piena occupazione nazista e sotto la bruma oscura della seconda guerra mondiale. Il taglio cinematografico che accompagna l’autore, che è anche uno sceneggiatore, crea nel libro degli effetti speciali dalla forte intensità che evidenziano toni potenti, tetri e dispotici e tradiscono una cupezza interiore di Barjavel. Da abile affabulatore, egli mantiene sempre lo stile scorrevole e lineare che lo contraddistingue e crea un romanzo distopico con commistione di diversi generi letterari.
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