Sandro Penna: una cheta follia
- Autore: Elio Pecora
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Frassinelli
- Anno di pubblicazione: 2006
Un poeta, Elio Pecora, ripercorre con la sua scrittura sensibile la scrittura di un altro poeta, Sandro Penna riportando in superficie il pensiero, la solitudine, gli incanti e la sofferenza di una vita da cui nasce una poesia tra le più alte del nostro tempo, prossima alla bellezza e alla verità delle cose del mondo.
L’infanzia pensosa in una cittadina di provincia agli albori del ‘900; il rapporto contrastato con i genitori e la separazione traumatica dalla madre; la scoperta della poesia e di Roma; il primo amore per un fanciullo ebreo; gli amici poeti (Saba; Montale) e la genesi di un’opera poetica unica e irripetibile. Il racconto della vita penniana, sottratto alla leggenda e restituito alla dimensione contraddittoria dell’esistenza, si sviluppa in pagine di rara bellezza nella biografia curata da Elio Pecora ( Sandro Penna: una cheta follia ), che conobbe Penna negli ultimi anni del grande poeta perugino; frequentando assiduamente le stanze della sua casa romana dove il disordine disegnava le impervie geometrie in cui si nasconde la grazia.
Pecora fu tra i suoi più assidui interlocutori nelle lunghe conversazioni telefoniche, diurne e notturne e il primo, tra gli amici, a scoprirne il corpo esanime in un giorno di gennaio del 1977 durante il quale il telefono era rimasto insolitamente silenzioso. La biografia (edita nel 1984 e ripubblicata in edizione accresciuta in occasione del centenario della nascita, nel 2006) è l’esito di un lungo lavoro di riflessione e ricerca, nei luoghi penniani dell’adolescenza e della vita matura e per lo più sulle carte, le pagine di diario che il poeta aveva annotato nel corso degli anni, celandole tra quadri e oggetti della sua casa rifugio.
Pecora non si è limitato in queste pagine a ricostruire filologicamente una vicenda umana e letteraria, ma con le movenze sensibili della sua scrittura si è posto di fronte al “segno di un’esistenza in cui traluce la stella di colui che vede e intreccia parole”. Nulla, del resto, sarebbe più astraente e riduttivo che attribuire a Penna una vocazione naturale e ingenua al lirismo più rarefatto (un “petalo privo del suo stelo”, si è detto), prescindendo dalla profondità di un pensiero tormentato e pur lucido, nutrito fin dalla prima giovinezza dal colloquio con poeti e pensatori lungamente meditati e rivissuti nella propria esperienza (Leopardi e Mallarmè in primis), che ne guida l’ispirazione su sentieri più ripidi e contrastati di quanto traspaia dalla superficie. Un’eco di silenzio, di vuoto cosmico contrassegna i versi del poeta umbro, isolandoli in un attimo di assoluta perfezione che ferma la vita in un’illusione di pienezza dell’essere. In bilico tra lo sconforto e un’energia che si rinnova di continuo nel suo slancio vitale “è qui l’ossimoro, qui la ciclotimia penniana, come alternanza di opposti, che tenta un accordo, appronta un’accettazione: ”mosca impigliata nel miele”, “cheta follia”.
Procedendo in senso inverso rispetto alle consuetudini di un esperto restauratore, ma serbandone il rigore e il principio di reversibilità e riconoscibilità, Pecora sposta il punto di osservazione dal disegno compiuto dell’opera penniana, al vuoto degli spazi mancanti o lacerati di un tempo quotidiano e mortale, in cui allignano i dubbi, le gioie fugaci, le disperazioni profonde dell’esistenza, che ombreggia come una “stella scialba” la grazia luminosa dell’opera assoluta, immortale. Ripristinando, anziché eliminarli, i segni del tempo nell’opera poetica di Penna che ci appare fuori dal tempo, il suo incanto, la sua grazia, lungi dall’affievolirsi o disperdersi, acquista un’ulteriore concentrazione, aderendo a un’idea originaria, a un destino, collocandosi con fermezza – come ci ricorda Pecora - “dentro un’epoca, difficile e ingombra di cedimenti, che arriva fino al presente e turba e strema”.
Sandro Penna : una cheta follia 1984
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