

Il milanese Emilio Praga (1839-1875) è uno dei maggiori esponenti della Scapigliatura, nonché un artista interessante sotto molteplici aspetti.
Di famiglia borghese, talento precoce e versatile, poeta e pittore, conduce la sua brevissima esistenza (muore di tubercolosi a soli 36 anni) secondo i cliché tipici di certi ambienti culturali, secondo cui la genialità è intrinsecamente connessa alla sregolatezza e alla ribellione.
Preludio, componimento scritto nel 1864 e posto all’inizio della raccolta Penombre, è probabilmente l’esempio più fulgido e fedele del modo in cui Praga concepisce l’arte e la poesia: vediamo l’analisi del testo dal punto di vista formale e critico.
“Preludio”: testo della poesia
Noi siamo i figli dei padri ammalati:
aquile al tempo di mutar le piume,
svolazziam muti, attoniti, affamati,
sull’agonia di un nume.Nebbia remota è lo splendor dell’arca,
e già all’idolo d’or torna l’umano,
e dal vertice sacro il patriarca
s’attende invano;s’attende invano dalla musa bianca
che abitò venti secoli il Calvario,
e invan l’esausta vergine s’abbranca
ai lembi del Sudario...Casto poeta che l’Italia adora,
vegliardo in sante visioni assorto,
tu puoi morir!... Degli antecristi è l’ora!
Cristo è rimorto!O nemico lettor, canto la Noia,
l’eredità del dubbio e dell’ignoto,
il tuo re, il tuo pontefice, il tuo boia, il tuo cielo,
e il tuo loto!Canto litane di martire e d’empio;
canto gli amori dei sette peccati
che mi stanno nel cor, come in un tempio,
inginocchiati.Canto le ebbrezze dei bagni d’azzurro,
e l’Ideale che annega nel fango...
Non irrider, fratello, al mio sussurro,
se qualche volta piango:giacché più del mio pallido demone,
odio il minio e la maschera al pensiero,
giacché canto una misera canzone,
ma canto il vero!
“Preludio”: parafrasi della poesia
Noi siamo i figli e gli eredi della generazione dei romantici [ammalata perché la generazione romantica è in crisi di valori, combattuta tra realtà e idealismo]; aquile nel periodo della muta [quando sono combattute tra la voglia e la paura di spiccare il volo], svolazziamo senza meta, stupiti, affamati, sul declino di un nume [per alcuni si riferisce ad Alessandro Manzoni per altri a Dio].
L’arca è lontana, l’uomo sta tornando ad adorare il vitello d’oro [il denaro], e invano si attende il ritorno di Mosè dalla cima del monte Sinai [tale metafora vuole intendere l’allontanamento dell’uomo dai valori religiosi e dalle certezze di salvezza che c’erano una volta];
Invano viene atteso dalla poesia cristiana [musa bianca], e invano la vergine ormai stanca, che per venti secoli si ispirò ai valori religiosi, si aggrappa al lenzuolo in cui Cristo morto venne avvolto.
Manzoni [casto poeta] che l’Italia adora, anziano e autorevole [l’autorevolezza gli è data dall’età avanzata, 79 anni] e profondamente assorto nei suoi pensieri religiosi, puoi anche morire, così come Cristo è morto di nuovo [l’espressione indica la totale assenza di ogni speranza], è arrivata l’ora degli avversari del cristianesimo [si riferisce agli Scapigliati].
O nemico lettore [nemico perché lo sente ostile alla poesia degli Scapigliati], io canto la Noia [tematica ripresa da Baudelaire], che è il prodotto della perdita di ogni fede e certezza, che domina e tormenta, la noia è il tuo cielo e il tuo fango [intende dire che la noia è al contempo il protendersi verso l’idealità ma anche degradazione e abbrutimento].
Canto le litanie del martire [perché il bisogno di credere in un ideale lo tormenta] ma anche dell’empio [in quanto nega e bestemmia ogni fede positiva], canto i sette peccati capitali che stanno nel cuore del poeta, inginocchiati come in un tempio.
Canto le sensazioni intense dell’immergersi dell’immaginazione nel cielo [l’ideale] e i loro miseri cedimenti…
Non disprezzarmi, fratello [si riferisce al lettore, ma stavolta lo apostrofa con un termine benevolo], se qualche volta sommessamente piango.
Giacché più del mio tormento interiore odio le finzioni che abbelliscono e falsificano il pensiero, anche se canto una misera poesia, racconto la realtà [il vero].
Metrica e figure retoriche del componimento


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Preludio si compone di quartine di endecasillabi seguiti a strofe alterne da un settenario o da un quinario. Lo schema rimico è ABAb.
Per quanto riguarda le figure retoriche, sono presenti:
- antitesi (il tuo re e il tuo pontefice, il tuo cielo e il tuo loto! e Canto litanie di martire e d’empio, gli amori dei sette peccati);
- metafore (Aquile al tempo di mutar le piume, dove le aquile rappresentano gli Scapigliati, al verso 2; Sull’agonia di nume, dove non si sa se per nume intenda Dio oppure Manzoni, al verso 4; Nebbia remota è lo splendor dell’arca, dove arca sta per salvezza, al verso 5; Idolo d’or, ovvero il vitello d’oro che nella bibbia corrisponde alla ricchezza, al verso 6;
- apostrofi (casto poeta al verso 13 e O nemico lettor al verso 17);
- similitudini (come in un tempio al verso 23).
“Preludio”: analisi del manifesto della poetica della Scapigliatura
Preludio non è soltanto una dichiarazione degli intenti poetici di Emilio Praga ma anche il manifesto della Scapigliatura, il movimento culturale e letterario al quale egli aderisce e di cui è uno dei maggiori rappresentanti.
Nel componimento si ritrovano, infatti, tutti i concetti chiave alla base della corrente artistica milanese, dalla critica veemente nei confronti della società imborghesita e ormai priva di Fede e di ideali all’espressa volontà di credere in nuovi valori, nonché l’atteggiamento ribelle ai limiti della sfrontatezza, provocatorio ed esasperato.
In Preludio, con un linguaggio forte e deciso, l’autore mostra tutto il suo disprezzo nei riguardi della società corrente, quella post-romantica, che considera stanca e completamente svuotata degli ideali del passato, respingendo anche questi ultimi, ma non senza un velato sentimento di rimpianto. Tuttavia, nonostante la critica a tratti persino feroce, gli intenti di Praga si scontrano con l’incapacità propria degli Scapigliati in genere di trovare e proporre alternative, non riuscendo a contrapporre nessun nuovo mondo a quello in cui vivono, che considerano profondamente sbagliato.
In tal modo la disamina dei mali che, a loro giudizio, affliggono i tempi, resta sterile, fine a se stessa, poiché non prelude ad alcun mutamento concreto che possa sradicarli e possibilmente sostituirli con altrettanti valori positivi.
Baudelaire, Manzoni e il Decadentismo
Larga parte dell’opera di Praga si ispira a quella di Charles Baudelaire, uno dei grandi "poeti maledetti" francesi, una suggestione che in Preludio risulta evidente nell’estrinsecazione del tema della Noia. Si tratta, in verità, del male della modernità, citato di continuo nella letteratura degli ultimi due secoli ma scandagliato in maniera impeccabile e reso immortale soprattutto dai Simbolisti d’Oltralpe.
Pur senza raggiungere le vette artistiche di questi ultimi, le cui opere sono permeate da un afflato universale che manca agli Scapigliati, i quali invece non riescono mai a distaccarsi dall’ambito locale nel quale nascono e si muovono, anche il milanese intende la Noia come un malessere oscuro e penetrante dell’anima come del fisico, opprimente e angosciante fino a sfociare nel patologico, effetto naturale e inevitabile dell’assenza di ideali positivi e dell’impossibilità di dare alla vita un senso preciso.
In Preludio, Alessandro Manzoni, all’epoca quasi ottantenne, assurge a simbolo della generazione romantica e dei valori da essa incarnati, entrati fortemente in crisi intorno alla metà dell’Ottocento.
Gli Scapigliati si definiscono antecristi e si propongono una poetica antitetica rispetto a quella del cattolicissimo autore de I Promessi Sposi, basata sul vero e non più sui nobili e salvifici valori della Fede.
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Anche se la critica all’Italia borghese rimane sterile e non diventa mai costruttiva, l’opera di Praga (e degli Scapigliati) presenta interessanti elementi di novità che vanno riconosciuti e sottolineati. Uno è la testimonianza del disagio esistenziale di un’intera generazione, che diventa il motore stesso della poetica formulata dai seguaci del movimento, l’altro consiste nella capacità di affrontare tematiche inedite ed innovative che saranno presto riprese, ampliate e meglio definite nel Decadentismo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Preludio” di Emilio Praga: la poesia manifesto della Scapigliatura
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