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Apostrofe: significato ed esempi della figura retorica

L'apostrofe, il cui termine deriva dal greco apostréphein e significa "rivolgersi", è una figura retorica alla quale si ricorre abbondantemente in poesia. Si usa per conferire al discorso maggiori immediatezza ed efficacia e gli esempi letterari in tal senso sono numerosissimi. La Divina Commedia, solo per fare un esempio tra i più illustri, è ricca di apostrofi divenute celebri. Vediamo meglio cos'è l'apostrofe e alcuni esempi.

Maria Paola Macioci
Maria Paola Macioci Pubblicato il 11-06-2022
Apostrofe: significato ed esempi della figura retorica

Apostrofe, dalla parola greca apostréphein, significa "rivolgersi" e consiste, in pratica, nell’interruzione del discorso per rivolgersi con toni enfatici a qualcuno o a qualcosa, ovvero ad una persona, ad un oggetto o ad una cosa personificata.
Vi si ricorre quando si desidera conferire pathos a ciò che si sta dicendo o raccontando.
Gli esempi di apostrofe in letteratura sono numerosissimi: vediamo meglio cos’è l’apostrofe, gli usi e alcune apostrofi famose.

Apostrofe: definizione

L’apostrofe è una figura retorica attraverso cui chi parla interrompe d’un tratto il discorso e rivolge direttamente la parola a qualcuno o a qualcosa, anche assente, a cui prima non era diretta.

Apostrofe: cos’è

Dal greco ἀποστροϕή, der. di ἀποστρέϕω, ovvero "volgere altrove", l’apostrofe è una figura retorica usata soprattutto nel linguaggio poetico ma anche in quello giuridico (ne sono un esempio le arringhe degli avvocati) e in quello comune, quando si desidera persuadere o rimproverare qualcuno oppure invocare pregando.
In letteratura, si tratta di un procedimento stilistico attraverso il quale si interrompe bruscamente il discorso che si sta facendo e ci si rivolge in maniera enfatica a qualcuno o a qualcosa.

L’apostrofe comporta l’utilizzo della seconda persona singolare o plurale.
Ci si può rivolgere indifferentemente a persone, cose, oggetti personificati o direttamente a chi legge.
Si tratta, in sostanza, di un’invocazione o di un’esclamazione che dà maggiore enfasi a ciò che si sta dicendo; esprime dolore, gioia, commozione o indignazione.
L’apostrofe invettiva è quella che esprime indignazione attraverso toni particolarmente veementi, sarcasmo e dileggio.

Apostrofe: esempi letterari

Gli esempi di apostrofe in letteratura e poesia sono moltissimi: eccone alcuni fra i più famosi:

- "Godi, Fiorenza, poi che se’ sì grande
che per mare e per terra batti l’ali,
e per lo ’nferno tuo nome si spande!"

(Inferno, Canto XXVI, vv.1-3) Dante

- Ahi! Serva Italia, di dolore ostello
Nave senza nocchiere in gran tempesta…
"
(Purgatorio, Canto VI, vv.76-77) con cui Dante crea un effetto di commozione nel lettore

- "Oh infelice
e di men crudo fato
degnovate!"

(La caduta, vv.17/19) Giuseppe Parini

- "O Niobe, l’antico
tuo grido odo alzarsi repente
al conspetto del Mare,
e il tuo disperato dolore
chiamar le figlie e i figli
per l’inesorabile chiostra,
e stridere odo l’arco
forte e sibilare lo strale."

(Alcyone, vv.41-48, G. D’Annunzio)

- Zacinto mia […]; o materna mia terra […] (sonetto A Zacinto, Ugo Foscolo)

- Straniere genti, l’ossa mie rendete (In morte del fratello Giovanni, Ugo Foscolo)

- Non chiederci la parola che squadri da ogni lato (Non chiederci la parola, Eugenio Montale)

- O Deo, che sembra quando li occhi gira! (Chi è questa che vèn, ch’ogn’om la mira, sonetto del poeta medievale Guido Cavalcanti)

-  San Lorenzo, io lo so perché tanto… (X agosto, Giovanni Pascoli)

- Garzoncello scherzoso […]; Godi, fanciullo mio […] (Il sabato del villaggio, Giacomo Leopardi)

- O graziosa luna, io mi rammento (Alla luna, Giacomo Leopardi)

- "O natura, o natura,
perché non rendi poi
quel che prometti allor? perché di tanto
inganni i figli tuoi?"

(A Silvia, vv.36-39), G. Leopardi

- Signor’, mirate come ’l tempo vola,
et sí come la vita
(Italia mia, benché ’l parlar sia indarno), (Petrarca)

- Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono (Petrarca)

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Apostrofe: significato ed esempi della figura retorica

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