

La metafora della primavera come simbolo di rinascita fisica e spirituale non è certo una novità in poesia, anzi, si tratta di un classico che ha interessato autori di ogni epoca e movimento. La particolarità di Prato, un bel componimento di Giuseppe Ungaretti contenuto in L’Allegria, la sua raccolta più celebre e complessa (stesura definitiva 1931), sta nel collegamento fra natura e umano, che si incontrano e si compenetrano nella suggestiva e delicata immagine della maternità, espressione e sintesi del mistero della vita e del suo ciclico perpetuarsi.
Famoso per aver descritto l’insensatezza, il dolore e la sofferenza della guerra in alcune delle liriche più struggenti del ’900, in Prato scopriamo un Ungaretti leggero, aperto alle gioie dell’esistenza, cantore dell’impareggiabile spettacolo offerto dalla natura, di cui esalta la forza vivificante e ancestrale, quasi sacra.
Il tutto, come di consueto, in pochi e brevi versi caratterizzati da un linguaggio estremamente asciutto, nel quale le immagini prevalgono sulla parola, sapientemente ridotta al minimo.
“Prato”: testo della poesia di Ungaretti
La terra
s’è velata
di tenera
leggerezza.
Come una sposa
novella
offre
allibita
alla sua creatura
il pudore
sorridente
di madre.
“Prato”: stile, metrica e figure retoriche


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Lo stile sobrio e la struttura essenziale collocano pienamente Prato nel solco della tipica poetica ungarettiana, dove l’uso ridotto della parola svolge principalmente la funzione di richiamare immagini dal valore fortemente allusivo. Ogni termine del componimento viene inserito con grande attenzione e assume un significato pregnante.
I versi sono liberi e senza una rima precisa. La ripetizione di suoni delicati come le vocali “l” e “r”, conferisce alla lirica un ritmo dolcemente musicale. L’insieme che ne scaturisce è decisamente armonico e le figure retoriche presenti contribuiscono al suo equilibrio formale.
In particolare, si segnalano la personificazione della terra che diviene umana e madre, la metafora della natura vista come una novella sposa e, infine, l’anafora che si realizza con la ripetizione della “di”.
“Prato”: analisi della poesia
Il contenuto e il senso di Prato sfruttano il concetto antico e tradizionale della poesia e della letteratura che vede la primavera come simbolo per eccellenza del continuo fluire della vita e della sua capacità di rinnovarsi, ma lo stile è quello nuovo, rivoluzionario quasi, dell’Ermetismo, di cui Ungaretti è considerato un anticipatore.
Protagonista di questi pochi e scarni versi è la terra, che tuttavia non è soltanto l’elemento naturale per antonomasia, bensì qualcosa di vivo, che si muove e si rinnova di continuo. Lo dimostra la sua stupefacente e inspiegabile (ma ben visibile) capacità di rigenerarsi all’arrivo della primavera, quando il grigiore e la rigidità dell’inverno, sostituiti dalla generale rifioritura del paesaggio, lasciano di sé solo un vago ricordo. Ma Ungaretti si spinge oltre, in quanto giunge ad umanizzare la terra, che identifica con una donna che è anche madre.
L’accostamento sintetizzato dalla metafora terra/madre si carica di un’accezione intensa che immette in una dimensione affettiva ampia, diciamo pure universale, nella quale si esaltano al contempo sia la figura femminile che la natura, non solo e non tanto perché entrambe in grado di generare, ma soprattutto per la comune attitudine a custodire, proteggere e amare le proprie creature. Da questa rappresentazione delicata e gentile si evince un’idea di natura estremamente benevola da parte dell’autore, il cui atteggiamento carico di positività lo rende lontano anni luce dal tormentato narratore delle brutture belliche di capolavori come Veglia e San Martino del Carso.
In Prato Ungaretti si rivela piuttosto il cantore estasiato delle meraviglie del creato, mentre si fa più clemente il giudizio sugli esseri umani, non distruttori ma finalmente portatori e creatori di vita. Dunque in pochi versi brevi e asciutti, in cui come sempre la rappresentazione visiva che ne se ricava sovrasta la parola scritta, Ungaretti ci restituisce un’immagine di amore e bellezza universale fra le più riuscite, vivide e vibranti della letteratura italiana novecentesca.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Prato”, la poesia di Giuseppe Ungaretti sulla rinascita a primavera
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