Post Office
- Autore: Charles Bukowski
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: TEA
Bevuta l’ultima pagina di "Post Office", i miei occhi sono rimasti a fissare il vuoto, mentre il libro si chiudeva su se stesso con un movimento naturale dell’ultima di copertina da destra verso sinistra.
Dopo aver trascorso un istante in un morbido nulla, ho pensato che mi serviva una penna.
Mi sono alzato. L’ho recuperata. Libro in mano, ho guadagnato la scrivania. L’ho riaperto. Stendendo con decisione la prima di copertina, ho scritto su una prima pagina desolata queste precise parole:
“Un’autentica deflagrazione”.
"Post Office" è una deflagrazione a catena di regole, esercizi di scrittura, convenzioni, credenze, miti, santi ed eroi, su cui si è espansa la miscela altamente infiammabile del suo inchiostro, esplosa al primo contatto con gli occhi.
Un’autentica rappresentazione della vita di tutti i giorni, in cui scrittura e messaggio sono esattamente la stessa cosa, aderiscono perfettamente l’una all’altro, senza speculare sui contesti, senza arzigogolare scuse o alibi.
"Post office" è così: prendere o lasciare. Diretto e sincero, da risultare quasi cinico e spietato, se non fosse intriso da quella sua malinconica ironia di fondo, che è la vena più calda di Bukowski. Un libro che è l’impronta digitale del suo autore. Uno scrittore libero, capace di emozionare tanto quanto di sorprendere. O meglio, sorprendente proprio perché non immagineresti mai così potente l’evocazione di una vita tanto sciatta quanto quella del protagonista del romanzo. Il suo alter ego.
Scrivere una sola parola di più sarebbe del tutto inutile.
Qui lo scrittore non sono io, è Bukowski.
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