Memoria di ragazza
- Autore: Annie Ernaux
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2017
Ho divorato i libri della scrittrice francese Annie Ernaux, i tre pubblicati fino ad ora in italiano dall’Orma, e ho accolto con curiosità e molta attesa “Memoria di ragazza”, la cui copertina rossa emergeva con forza nello stand torinese del Salone del libro. Ho ritrovato la stessa voce forte, incisiva, critica, sincera, quella della narratrice che in questa sorta di memoir si sdoppia, divenendo la narratrice adulta, la grande scrittrice e simultaneamente la ragazza di diciassette anni, bruttina, immatura, insicura, che era Annie Duchesne nel 1958, l’anno rievocato nella storia.
“Era un’estate senza particolari anomalie metereologiche, quella del ritorno del generale de Gaulle, del franco pesante e di una nuova repubblica, di Pelè campione del mondo di calcio, di Charly Gaul vincitore del Tour de France e della canzone di Dalida ‘Mon histoire est l’histoire d’un amour’”
La scrittrice sin dall’esordio del libro non esita a porci nel contesto sociale, politico, culturale nel quale è collocata la vicenda della giovane Annie, proveniente da un piccolo paese, figlia di droghieri, bravissima a scuola, che ottiene di muoversi da casa per la prima volta: accompagnata dalla mamma, vigile e ossessionata dalla moralità, farà la educatrice in una colonia estiva, occupandosi di sorvegliare bambini insieme ad altri giovani poco più adulti. La ragazza povera, con le lenti spesse, troppo alta, repressa da una educazione cattolica ossessiva, si abbandonerà subito nelle braccia del primo uomo che le presta attenzione. H, il professore di educazione fisica che se la porta a letto diverrà l’oggetto delle sue morbose fantasie: se ne è innamorata, anche se lui la ignora, anzi ne sparla con gli altri umiliandola, deridendola e affibbiandole soprannomi violentemente sessisti. Alla fine degli anni Cinquanta il comportamento delle ragazze doveva essere teso alla conservazione della verginità, a qualunque costo, non importa se il sesso si praticava comunque in tutti gli altri modi possibili.
Annie viene immediatamente esclusa, insultata, lasciata sola. Dopo la bruttissima esperienza della colonia, un soggiorno come au pair a Londra, presso una agiata famiglia ebrea, non sarà molto migliore. Ma mentre i disturbi alimentari, la mancanza del ciclo parlano di una ragazza in notevole difficoltà relazionale, cresce in lei la voglia di emergere in quello che le riesce meglio: lo studio, l’approfondimento, la lettura. Entrerà nella facoltà di Filosofia, per diventare professoressa, dopo aver scoperto i libri di Simone de Beauvoir, incontrerà il marito, di cui assumerà il cognome, quello con cui la conosciamo, che sembra cancellare per sempre la sua precedente identità.
Pagine molto dure, severe, nelle quali la scrittrice scandagliando nella propria stessa vita di allora, rintracciando su internet tracce delle persone che aveva incontrato, riesumando vecchie foto in bianco e nero dal bordo merlato, rileggendo lettere che si scambiava con le amiche di allora, racconta una ragazza degli anni Cinquanta come una sconosciuta, parlandone in terza persona, sorpresa delle sue stesse scoperte.
Nel libro troviamo immagini di Brigitte Bardot, echi delle canzoni di Bécaud, l’eco lontana dei fatti di Algeria, i libri di Françoise Sagan e di Pamela Moore, e su tutti la presenza impalpabile di Proust, il vero maestro della memoria, una sorta di guida segreta che conduce la ormai ultra settantenne scrittrice affermata a rivedere una ragazza impacciata, alle prese con una educazione sessuale repressiva, con una discriminazione sociale fortissima basata sul censo e sulla cultura, sulla lingua parlata e sulle origini familiari. Nelle pagine di diario che ritrova alcune parole che raccontano quel come eravamo così difficile da processare:
“Sbalordimento, mi accorgo che nel ’58 mi comportavo con gli uomini come la Bardot, le stesse gaffe, la spontaneità nel dire all’uno che avevo amoreggiato con l’altro. Senza nessuna regola. Di tutte le immagini di me, questa è la più rimossa”.
Un documento sugli anni Cinquanta del secolo scorso inquietante ed impietoso, che l’autrice compie su la se stessa di allora con la chiarezza della psicologa, la determinazione della scienziata, la comprensione della filosofa, la lingua della grande narratrice.
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