Il Corriere della Sera propone un’edizione celebrativa per i 150 anni della scrittrice sarda, Grazia Deledda. In edicola per un mese con Il Corriere al prezzo di 9 euro e 90 in aggiunta al costo del quotidiano il romanzo Marianna Sirca, la storia di una donna coraggiosa capace di sfidare le convenzioni.
Scritto nel lontano 1914, Marianna Sirca appare come un romanzo di straordinaria attualità. Marianna è un’eroina moderna, un personaggio attraverso cui Deledda mostrava cosa significasse per una donna, nel primo Novecento, decidere da sé del proprio destino. La protagonista del libro, che Grazia Deledda scrisse quando era già una scrittrice affermata, agisce proprio come un uomo prendendo possesso di quanto le spetta per lascito e volendo decidere da sé del proprio destino matrimoniale.
Scopriamo più nel dettaglio origine e trama del libro in edicola in abbinamento al Corriere della Sera.
Marianna Sirca: l’opera innovativa di Grazia Deledda
La storia di Marianna Sirca fu pubblicata inizialmente a puntate nell’inserto culturale mensile La Lettura del Corriere della Sera nel 1915.
Rappresenta il primo dei romanzi della trilogia deleddiana che comprende L’incendio nell’oliveto e si conclude con La madre. Marianna Sirca fu in seguito edito in volume dall’editore Treves.
Attraverso la sua eroina Grazia Deledda intendeva mostrare al pubblico l’immagine di una donna temeraria e, a suo modo, rivoluzionaria che non intendeva sottostare al potere del padre e del marito e alle logiche prettamente patriarcali della società.
Marianna Sirca di Grazia Deledda: la trama del libro in edicola
Il romanzo di Deledda narra la storia di una donna ribelle e anti-convenzionale, ma anche una storia d’amore. Marianna Sirca narra infatti l’amore intenso e vero, ma impossibile, fra la ricca Marianna ed il bandito Simone Sole. Le anime s’incontrano, ma il mondo intero, la società ipocrita e borghese, si oppone.
La vicenda inizia quando la giovane di umili origini Marianna eredita la cospicua eredità di uno zio prete che ha curato fino all’ultimo respiro. La ragazza si reca a trascorrere qualche giorno nella grande casa colonica di sua proprietà nella Serra di Nuoro. Qui incontra Simone, un servo che era stato un suo amico di infanzia e ora è diventato bandito. Nonostante la differenza di status sociale i due si innamorano. La società tuttavia vorrebbe che la libera Marianna sposasse l’affidabile e ricco cugino Sebastiano. Ma Marianna non vuole essere affidata a un maschio che ne amministri il patrimonio, vuole invece sposare “un uomo che abbia bisogno di ricchezza”.
L’amore dei protagonisti è tuttavia destinato a naufragare in un mare di sentimenti sinceri e crudi e le nozze agognate da Marianna saranno nozze di morte e non di vita.
Recensione del libro
Marianna Sirca
di Grazia Deledda
La grande innovazione del romanzo di Deledda è che per la prima volta era una donna a scegliere, a decidere consapevolmente della sua vita, a essere padrona del proprio destino. Una prospettiva capovolta estremamente audace che ci conferma il grande talento narrativo della scrittrice sarda, premio Nobel per la Letteratura nel 1926.
Marianna Sirca, alter ego di Grazia Deledda scrittrice
di Graziella Atzori
Per celebrare i 150 anni della nascita di Grazia Deledda (Nuoto 1871 - Roma 1936) il Corriere della Sera pubblica il suo romanzo “Marianna Sirca” (concessione della casa editrice il Maestrale, pp. 255, settembre 2022) con un’ottima introduzione di Marcello Fois.
Accosto la Deledda al realismo magico di Márquez, per la sua aderenza empatica con la natura, ma la unisco ancor di più alla potenza espressiva e tragica di Dostoevskij, con l’amore rivolto agli ultimi, agli umili servi in Sardegna, paradigma di ogni servaggio; inoltre per l’intensa e autentica religiosità e la presenza del soprannaturale che permea tutta la sua opera.
Marianna Sirca è una donna eccezionale di alta statura morale, spirito di libertà e attitudine al comando, esercitato con giustizia e amorevolezza ma senza interferenze maschili.
Nell’isola esiste una forma millenaria di matriarcato attenuato: la donna può disporre di sé, dei suoi averi e del suo patrimonio, ma sempre con la supervisione di un uomo protettore, sia esso padre, marito o fratello. Marianna no, rifiuta ogni protezione e si assume in toto la responsabilità del suo destino. Ciò è considerato nella comunità alla stregua di “un sacrilegio”, come scrive Fois. In tal senso la protagonista è un alter ego di Grazia Deledda scrittrice, prima osteggiata e criticata in Sardegna, poi a Roma definita dietro le spalle ’la nana di Nuoro". La rivincita contro l’oscurantismo retrivo presente anche tra gli intellettuali italiani arriva con il Nobel, conferitole nel 1926. La sua scrittura è modernissima.
Marianna nasce povera e ancora bambina viene data quale serva al ricco zio canonico, con la speranza, come da tradizione, di ereditarne i beni. Perde l’infanzia, non potrà più giocare per strada a piedi nudi. Nella nuova casa signorile è affiancata da Fidelia, maggiore di età, il cui nome è tutto un programma, serva da sempre, destinata a rimanere chiusa nella sua casta. Marianna no, in qualità di nipote alla morte dello zio eredita terre, la “tanca” di pastori e armenti, un bosco di sugheri di grande valore monetario, la casa. È ormai ricca e amerà, ricambiata, un bandito, Simone Sole, diventato tale per l’estrema povertà familiare e l’amore assoluto della libertà. Per la ragazza Simone è affettivamente il sole; ha trent’anni e ancora non ha conosciuto l’amore. Pur essendo un’illetterata, possiede sensibilità e spirito meditativo. Pensa:
“L’avevano allevata apparentemente come una ragazza di famiglia nobile, destinata ad un ricco matrimonio; in realtà la sua vita era stata quella di una serva sottomessa non solo ai padroni ma ai servi di maggior grado di lei.”
Ha la capacità di allargare la sua situazione esistenziale alla condizione universale umana:
“Del resto tutti nella vita siamo così, in carcere, a scontare la colpa stessa di essere vivi; o rassegnarsi o rompere i muri come Simone. Verrà per tutti l’ora della liberazione e del premio.”
Ciò fa di lei una leader. Il fidanzamento tra i due è segreto, l’amore passionale e casto ad un tempo, si scambiano soltanto un bacio e la promessa di sposarsi, sempre segretamente. Simone non manterrà il patto, impaurito dalle condizioni chieste e imposte da lei: costituirsi alla giustizia, scontare la pena in carcere, che non dovrebbe essere troppo gravosa, dato che lui non è un assassino. Marianna lo avrebbe aspettato.
La ferita nel cuore della donna è insanabile. Si sente morta.
La legge karmica di causa-effetto - sebbene la Deledda non usi il termine orientale ma si tratta di questo - si compie immediatamente: Simone viene sparato da Sebastiano, cugino di Marianna, roso da una gelosia implacabile. Il bandito moribondo, assistito da un prete comprensivo che ha pure lui due fratelli latitanti, riceve il perdono e i sacramenti. Si pente della scelta compiuta e, perdonato anche dalla fidanzata, le infila al dito un anello con brillante, rubato in una chiesa. Anello che Marianna dovrà e vorrà restituire. Essi sono sposati con la morte, “nell’aldilà”, finalmente pacificati.
Ma la ruota della vita gira. Lei avrà chi la chiede in moglie. Con un brivido accetterà il pretendente, non per l’approvazione del parentado, perché negli occhi dell’uomo vede gli stessi occhi di Simone.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Marianna Sirca” di Grazia Deledda in edicola per i 150 anni della scrittrice
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