Leonardo ingegnere
- Autore: Andrea Bernardoni
- Genere: Scienza
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Carocci
- Anno di pubblicazione: 2020
L’idea che abbiamo oggi di Leonardo ingegnere è una conseguenza del suo straordinario corpus di manoscritti, costituito da taccuini e raccolte miscellanee, nel quale erano raccolti in maniera asistematica gli argomenti più disparati, che abbracciavano tutti gli ambiti delle arti meccaniche, frammisti a osservazioni naturalistiche, fisiche e filosofiche.
Con l’intenzione di separare i disegni artistici dalle pagine a tema scientifico e tecnologico, Pompeo Leoni, venuto in possesso delle carte e dei disegni che Leonardo da Vinci aveva lasciato a Francesco Melzi, smembrò un cospicuo numero di quaderni per formare due grandi raccolte miscellanee: il cosiddetto “codice Atlantico”, conservato nella biblioteca ambrosiana di Milano, chiamato così per il formato dei fogli in cui i disegni furono montati (di norma utilizzato per gli atlanti), e la collezione dei manoscritti conservati nella Royal Library di Windsor.
Manoscritti così ricchi di informazioni che gli storici degli inizi del Ventesimo incontrarono notevoli difficoltà a collocare Leonardo nelle gerarchie tradizionali del sapere, perché la vastità e la complessità del suo pensiero e della sua opera rendevano molto difficile un’organizzazione obiettiva della sua statura intellettuale e della sua opera scientifica e ingegneristica.
Negli anni Ottanta del secolo scorso, dopo circa un secolo di studi condotti sul corpus vinciano, di fronte a questa pluralità di argomenti, che racchiudevano pure questioni di carattere filosofico naturalistico, affrontate talvolta con interpretazioni originali e con domande peculiari, si parlava ancora di un “caso Leonardo”, perché molti interrogativi rimanevano da sciogliere.
Proprio questa complessità e particolarità dell’eredità lasciataci da Leonardo, che sostanzialmente consiste in una ventina di dipinti e circa seimila fogli tra disegni e manoscritti, la maggior parte dei quali di non facile lettura, ha favorito la diffusione dell’immagine di un Leonardo prevalentemente pittore, mentre il resto della sua produzione intellettuale ha richiesto più tempo per essere decodificata e valutata storicamente, perché la storia della tecnologia e della scienza si sono professionalizzate in tempi più recenti rispetto a quella dell’arte.
La vasta mole dei manoscritti di Leonardo ha messo per molto tempo in ombra la ricchezza e l’alto livello delle tecniche nelle quali si era formato e in mezzo alle quali aveva cercato di costruirsi una professione. Per questo motivo per molto tempo la sua opera è stata considerata come il lavoro di un genio visionario isolato, che con le sue intuizioni aveva precorso quasi tutte le scoperte tecnico-scientifiche dei secoli successivi, anticipando nei suoi manoscritti la nostra modernità.
Oggi il progresso degli studi storici ha permesso di far emergere l’ambiente culturale degli artisti e dei tecnici rinascimentali, consentendo, quindi, una lettura più coerente dei testi vinciani, spiegati ora in rapporto a un contesto più ampio. Nel periodo rinascimentale gli artisti avevano iniziato a sviluppare le loro professioni anche sul piano teorico, producendo taccuini a uso personale e, cosa più importante, autentici trattati sui princìpi delle proprie attività, come l’ingegneria militare, l’architettura, le arti chimico-alchemiche e le discipline meccaniche.
Questa tradizione si fa simbolicamente iniziare con Filippo Brunelleschi (che però non ci ha lasciato nessun testo scritto) ed è rilevante non soltanto per l’innovazione sul piano tecnico ma soprattutto per la progressiva nascita della letteratura tecnica, che ha giocato un ruolo fondamentale nello sviluppo successivo delle arti meccaniche.
Leonardo da Vinci con la sua vasta mole di manoscritti, che tra l’altro sembra essere soltanto un terzo della sua produzione totale, si colloca in questo filone come la massima espressione del rinnovamento della figura dell’ingegnere, non più soltanto operatore specializzato, maestro di bottega o militare ma, in primo luogo, consulente generale nell’ideazione, nella progettazione e nella soluzione di problemi di ingegneria ambientale, urbanistici o militari.
I taccuini e i fogli di Leonardo sono l’espressione della sua carriera, dagli anni della formazione (i più antichi sembrano essere stati realizzati alla fine degli anni Settanta del 1400) agli ultimi giorni della sua vita in Francia. Costituiscono un flusso di pensiero continuo, seppure asistematico e frammentario, nel quale Leonardo prende nota di tutto ciò che lo incuriosisce, sviluppa i suoi pensieri e cerca di tradurli in progetti. Proprio per la molteplicità degli interessi di Leonardo per l’alto livello da lui raggiunto sul piano del disegno tecnico e per le sue collaborazioni con i più potenti principi dell’epoca, i suoi manoscritti si pongono come la principale finestra di accesso alla cultura tecnico artistica rinascimentale ed in questa prospettiva si vuole riproporre in questo libro Leonardo ingegnere (Carocci, 2020) scritto da Andrea Bernardoni. Si tratta della biografia del Da Vinci ingegnere che, oltre le vicende personali utili a una visione più chiara sul suo interesse per le arti meccaniche, presenta anche i progetti e le ambizioni tecnologiche dei principi e delle corti nelle quali fu chiamato a lavorare.
Come detto, dopo la morte di Leonardo, avvenuta ad Amboise, in Francia, il 2 maggio 1519, iniziò la lenta dispersione del corpus dei suoi manoscritti, senza che nessuno si dedicasse, se non per i suoi scritti sulla pittura, alla riorganizzazione delle carte in vista di una loro pubblicazione, avvenuta a Parigi soltanto nel 1651 per Il libro di pittura. Invece, per il recupero della sua poliedrica attività di ingegnere-scienziato si è dovuto aspettare fino al ritrovamento dei suoi manoscritti, avvenuto a partire dalla metà del Diciottesimo secolo, quando ha preso avvio una tradizione di studi dedicata alla esegesi del corpus vinciano, proseguita per tutto il Diciannovesimo e Ventesimo secolo.
Una tappa importante di questo percorso fu la mostra allestita dal 9 maggio al 22 ottobre 1939 nel palazzo dell’arte di Milano, quando per la prima volta la figura di Leonardo ingegnere e inventore raggiunse anche la cultura popolare. Realizzata alla vigilia del secondo conflitto mondiale, l’esposizione oltre che un’operazione culturale rappresentò uno strumento di propaganda politica del regime fascista sul piano nazionale internazionale con l’obiettivo di istituire una corrispondenza tra il genio e Leonardo e la stirpe italica, “altrettanto capace di talento nella politica, come nelle arti e nelle scienze”.
La ricostruzione di circa duecento macchine funzionanti in scala uno a uno costituì il nucleo più innovativo di quella che fu la prima mostra organizzata per affrontare in modo integrale il tema di Leonardo ingegnere. In questo modo si cercò di restituire accanto alla figura del pittore, dell’architetto e del disegnatore anche tutti gli aspetti ingegneristici di Leonardo, che fino a quel momento erano rimasti velati o indicati in maniera sommaria ed evocativa, seppure più per esaltare il genio e la dimensione dell’inventore che non per analizzare l’effettivo contenuto tecnico dei disegni e dei progetti
Tuttavia, a metà del XX secolo, era ancora presente uno completo scollamento tra le molteplici anime di Leonardo: quella di artista, ancora preponderante, quella filosofica-scientifica e quella di ingegnere, ancora bisognosa di un corretto inquadramento storiografico.
Il convegno francese organizzato nel 1952, nel contesto delle celebrazioni del cinquecentenario della nascita del grande genio toscano, ha rappresentato un momento decisivo per una riconsiderazione del Leonardo ingegnere più misurata e aderente al suo periodo storico e ai rapporti con gli altri ingegneri e artisti dell’epoca.
Da questo convegno e dai successivi emergerà gradualmente il profilo di una figura professionale e intellettuale molto complessa, che, tuttavia, diventava eccezionale solo se la si decontestualizza dal proprio periodo storico. L’ingegnere rinascimentale non rientrava in una categoria professionale rigidamente codificata e si plasmava di volta in volta a seconda dell’ambiente culturale in cui si formava.
Specie dopo la scoperta di due manoscritti conservati e Madrid nella Biblioteca Nacional de España, conosciuti oggi come i codici di Madrid, la figura di Leonardo ingegnere è salita nuovamente alla ribalta. Gli studi su questo tema sono diventati via via più numerosi e i progetti Leonardo hanno trovato spiegazione sempre più circostanziate e puntuali.
Al giorno d’oggi l’esigenza di scrivere questo libro, una biografia di Leonardo ingegnere, nasce in primo luogo dalla necessità di fare il punto sugli studi fin qui realizzati e di offrire un riferimento monografico compatto che sia d’aiuto e possa guidare tra le numerose pubblicazioni che continuamente escono sulle macchine leonardiane.
In secondo luogo, con l’obiettivo anche favorire una lettura consapevole dei numerosi pseudo-musei vinciani e mostre itineranti, volti ad alimentare il mito di Leonardo ingegnere, che:
Nell’epoca della frantumazione infinitesimale dell’informazione via internet, continua a dilagare più che mai, specialmente a livello di cultura popolare, diffondendo l’idea di una figura, se possibile, ancora più ingombrante e fuorviante di quella degli anni Trenta-Quaranta del secolo scorso.
Il piano dell’opera:
- Leonardo apprendista: Firenze -1469-1482
- Diventare ingegnere: Milano -1482-1499
- Leonardo ingegnere: 1500-1519
- Leonardo tecnologo
Andrea Bernardoni è ricercatore all’Istituto e Museo di Storia della Scienza (Museo Galileo) di Firenze e condirettore del gruppo di ricerca in filologia macchinale Artes Mechanicae. È autore di numerose pubblicazioni di storia della tecnologia e della scienza medievale e rinascimentale.
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