Leggere Lolita a Teheran
- Autore: Azar Nafisi
- Genere: Storie vere
- Casa editrice: Adelphi
Immaginate un luogo dove non si possono leggere i grandi classici della letteratura mondiale come “Il Grande Gatsby”, “Madame Bovary” o “Lolita”, in quanto banditi dal governo centrale. Immaginate un luogo dove le donne non possono né cantare né mostrare i propri capelli in pubblico in quanto ritenuti stimoli sessuali inopportuni per gli uomini. Immaginate una coraggiosa professoressa di letteratura inglese espulsa dall’università presso la quale lavora perché non rispetta le vigenti regole sull’abbigliamento.
Tutto questo non è frutto della fantasia di un romanziere bensì è ciò che è accaduto (e accade tuttora, sotto certi aspetti) a Teheran, in Iran.
La scrittrice è la professoressa Azar Nafisi e il suo romanzo, dal taglio autobiografico, si intitola “Leggere Lolita a Teheran” (edito in lingua originale inglese nel 2003 e pubblicato in Italia nel 2004).
La storia narrata è quella che Azar stessa ha vissuto, dopo la salita al potere dell’ayatollah Khomeini, avvenuta nel 1979 e dopo il suo allontanamento dall’università nel 1981. Azar ha deciso di non arrendersi e di non rinunciare alla sua passione per l’insegnamento e dopo qualche anno creò un suo personalissimo corso di letteratura clandestino, tenuto nel salotto della sua abitazione e rivolto a sette sue ex studentesse che, spinte dalla loro spiccata intelligenza, dalla loro curiosità per la materia e dal loro interesse per tutto ciò che il regime loro negava, accettarono e frequentarono le lezioni. Ogni giovedì, durante i loro incontri segreti, le componenti del gruppo analizzavano e discutevano alcuni classici della letteratura, soprattutto occidentale, senza però dimenticare il loro presente a cui facevano costantemente riferimento.
“Leggere Lolita a Teheran” è pertanto il racconto di quegli incontri, la trascrizione delle animate discussioni delle studentesse, l’analisi di grandi autori in base ai quali il libro stesso è fisicamente suddiviso: “Lolita”, “Il Grande Gatsby”, “James”, “Austen”.
“Leggere Lolita a Teheran” non è, tuttavia, un semplice saggio di letteratura unito ad un evidente inno all’importanza di leggere: è la denuncia di un regime che vieta la diffusione della cultura occidentale, che impone regole di vita assurde e che impedisce alle persone persino di sognare.
Questo libro è una sfida.
Il salotto di Azar sfugge così all’oppressione imposta dal regime iraniano e diventa una specie di “regno che non c’è” dove le sette studentesse si tolgono il loro velo anonimo e sono libere di mostrare i loro vestiti colorati, sono libere di sciogliersi i capelli, di parlare a voce alta, di ridere. Semplicemente: di essere sé stesse.
Numerosi sono i riferimenti alla recente storia dell’Iran ed altrettante sono le descrizioni degli usi e dei costumi a cui sono soggiogati gli iraniani (in cui è difficile immedesimarsi, per noi europei).
Tengo a precisare che non è una lettura facile, nonostante lo stile scorrevole e coinvolgente: è una lettura impegnativa sia in termini di contenuti che in termini di conoscenza delle opere letterarie in essa trattate. Rimane comunque un libro profondo, intimo, ben scritto, e molto apprezzato a livello mondiale (ne è la prova il fatto che è già stato tradotto in 32 lingue).
Attualmente, Azar Nafisi vive negli Stati Uniti, dove insegna letteratura inglese presso la prestigiosissima “Johns Hopkins University” di Washington D.C..
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