Le rughe del sorriso di Carmine Abate

Siamo a Spillace, un paese della Calabria dove è allestito un centro di seconda accoglienza per molti migranti e dove Antonio Cerasa, insegnante di italiano, ci attende per raccontarci la storia di Sahra, una ragazza somala costretta a scappare dal suo paese per sfuggire alla violenza che dilaga in Somalia. È suo il sorriso che si cela tra le pagine di "Le rughe del sorriso" di Carmine Abate, che ci porta a riflettere su un tema di attualità: la richiesta di accoglienza da parte di persone che scappano da guerra e violenza.

Oltre alla vita difficile di Sahra, strettamente collegata a quella della cognata Faaduma, della nipotina Maryan e del fratello, nonché marito di Faaduma, Hassan, lo scrittore mette in risalto la condizione del migrante (che ha sperimentato sulla propria pelle), ma tratta anche di razzismo, mancata tolleranza, paura del diverso. A bilanciamento di questi aspetti negativi si trovano le buone azioni di generosità e solidarietà compiute da altre persone e dal protagonista Antonio, che alla scomparsa di Sahra fa di tutto per rintracciarla e impara a conoscerla meglio dai racconti della cognata.

E nemmanco noi capivamo bene bene la differenza tra richiedenti asilo, profughi, rifugiati, migranti, perché le spiegazioni si rassomigliavano tutte, parevano una poesia imparata a memoria [...]. L’unica parola a noi familiare era migranti, perché così ci chiamavano quando partivamo dalla nostra terra, ma con una "e" davanti.

Diverse prospettive, diverse opinioni, le storie dentro la storia che prendono forma in italiano e anche in dialetto, ma che riescono comunque a lasciare il segno e a far emergere una condizione universale, tratteggiata allo stesso tempo dall’incertezza e dall’aspettativa.

È la cosa che sanno fare meglio i migranti, fin dalla partenza: aspettare.

Proprio l’attesa permette ancora di sperare e non fa perdere il sorriso neanche nei momenti peggiori, come si potrà scoprire addentrandosi ne "Le rughe del sorriso".