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Recensioni di libri

Le galanti di Filippo Tuena

Il Saggiatore, 2019 - Le oltre 600 pagine del libro sono un museo, un repertorio, una miniera di aneddoti, storie, riflessioni che hanno coinvolto sin dalla giovinezza il ragazzino dei Parioli, figlio di un grande antiquario, abituato a frequentare musei e collezionisti, storici dell’arte e studiosi, insomma predisposto a quella che sarà la sua vita di adulto, romanziere e saggista dalle molteplici inclinazioni.

Elisabetta Bolondi
Elisabetta Bolondi Pubblicato il 11-03-2019
Le galanti

Le galanti

  • Autore: Filippo Tuena
  • Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
  • Categoria: Saggistica
  • Casa editrice: Il Saggiatore
  • Anno di pubblicazione: 2019

Alla pagina 9 del bellissimo volume appena pubblicato da Il Saggiatore, Filippo Tuena, scrittore ed amico da tempi lontani, elenca i temi che saranno affrontati nel volume che ha intitolato “Le galanti”. Si parte dall’antichità e dalle città greche dell’età arcaica, Micene e Sparta, si attraversa tutta la storia dell’arte e del pensiero occidentale, attraverso la frequentazione appassionata di archeologia, scultura, pittura, storia, società, letteratura, poesia, antiquariato, museografia, iconografia, per giungere ai giorni più recenti attraverso quella che lo stesso autore definisce quasi una autobiografia esistenziale.

Tuena è uno studioso attento, un ricercatore d’archivio e un collezionista che non lascia nulla al caso, un viaggiatore curioso, un lettore colto. L’esergo del libro che apre la prima parte del densissimo volume è un breve messaggio che Raffaello Sanzio indirizza a Baldassarre Castiglione, a proposito della Galatea e del concetto di modello di bellezza. I quadri, le belle donne ritratte, la storia che si nasconde dietro ai tanti quadri famosi o dispersi, collezionati o ritrovati, comprati ed appesi in casa, occupano molte pagine del libro: ecco Giovanna Tornabuoni degli Albizzi, ritratta dal Ghirlandaio, una lunga vicenda che l’autore sa raccontare con passione e competenza. Quell’immagine meravigliosa è divenuta un grande puzzle, appeso nello studio dello scrittore, a testimoniare “Il ricordo della prima seduzione della prima conquista avvenuta nella sala del museo di Madrid dove l’ho conosciuta e me ne sono innamorato”.
In effetti tutto il libro è segnato da questa parola ricorrente, seduzione: l’amore per l’arte nelle sue diverse declinazioni, nelle diverse epoche, in oggetti diversi per qualità e stile, è il filo rosso che ci accompagna nelle avventure intellettuali che Filippo Tuena ha vissuto e vuole condividere con i lettori dotati di curiosità, sensibilità e interesse. Le oltre 600 pagine de "Le galanti" sono un museo, un repertorio, una miniera di aneddoti, storie, studi, ricerche, riflessioni, pensieri, suggestioni che hanno coinvolto sin dalla giovinezza il ragazzino dei Parioli, figlio di un grande antiquario, abituato a frequentare musei e collezionisti, storici dell’arte e studiosi, insomma predisposto a quello che sarà la sua vita di adulto, romanziere e saggista dalle molteplici inclinazioni.

In effetti proprio per il suo interesse per la storia recente, la pubblicazione del romanzo “Tutti i sognatori” e più tardi de “Le variazioni di Reinach” ho incontrato i libri di Filippo Tuena, che ha dedicato alla persecuzione nazista a Roma e a Parigi molte pagine fondamentali.
Anche in questo libro ritroviamo personaggi che hanno subito tortura e morte durante la occupazione nazista di Roma. Ecco la fine atroce di Giorgio Labò, torturato e fucilato per rappresaglia a Forte Bravetta, pochi giorni prima di via Rasella e dell’eccidio delle Fosse Ardeatine. In quei giorni a Roma si aggiravano nomi noti, Antonello Trombadori, Carlo Salinari, Argan, Guttuso, Calamandrei e tutti gli artisti fiancheggiatori della Resistenza, Vedova, Turcato, Afro, Mirko. Tuena si sofferma con commozione sul carcere di via Tasso, pubblica foto sbiadite di messaggi dei condannati, delle celle dei prigionieri, dei martiri quali Gesmundo, Aladino Govoni, il generale Simone Simoni, racconta episodi poco noti, mostra pietà per una storia su cui ancora si dibatte e con cui non si sono fatti i conti finali. Vi sono pagine del libro nelle quali mi sono anche io ritrovata: il set di Cinecittà dove nel 1956 si girò il celebre “Guerra e pace” di King Vidor, per il quale l’antiquario Tuena padre aveva procurato gli arredi di scena, che risultano oggetti familiari per lo scrittore. Anche io avevo visitato quel mitico set in quegli stessi giorni, ammirando la magrissima e fascinosa Audrey Hepburn.
Dunque nel lungo diario intellettuale autobiografico facciamo incontri con opere e personaggi celebri, ma anche con eventi sconosciuti e capitoli della storia dell’arte poco raccontati in modo così dettagliato: penso alla storia di Théodore Géricault e la sua Zattera della Medusa, conoscevo, come molti, il grande quadro, ma ignoravo la sua terribile genesi, la vicenda che aveva portato il pittore a misurarsi con un dramma umano spaventoso. Nel capannone adibito ad atelier:

Ciascuno degli amici che funge da modello percepisce che sta realizzando un’opera rivoluzionaria, che racconta un naufragio ma parla della loro condizione. La Zattera come la Francia della Restaurazione. Finita la seduta di posa si voltano sgomenti verso la tela che sta prendendo forma e osservano i loro volti emaciati, rosi dall’angoscia. E vi si riconoscono.

Il Cardinale Mazzarino condannato dalle diagnosi infausta dei medici che passa in rassegna nella galleria che li ospita le sua collezione di capolavori, disperato all’idea di doverli abbandonare per sempre; la celebre Caccia di Paolo Uccello, un quadro che consente allo scrittore di scrivere pagine nelle quali si inseguono Sigmund Freud e Paul McCartney, Cy Twombly e T.S.Eliot, Raffaello e lo stesso scrittore, viaggiando nel tempo e nello spazio tra Oxford, Londra, Vienna, Firenze, St. Louis. Un Orlando Furioso illustrato da Gustave Doré, sulle cui illustrazioni Filippo bambino aveva fantasticato, in edizione di grande formato, andrà in eredità alla sorella, rendendo lo scrittore desideroso di possederla a tutti i costi. L’acquisto su internet sarà una delusione, l’edizione è modesta, la carta di cattiva qualità, la rilegatura non adeguata. Per il bibliomane collezionista un colpo al cuore, ma restano le celebri ottave ariostesche, citate per intero, di straordinaria attualità,

Le lacrime e i sospiri degli amanti, /l’inutil tempo che si perde a giuoco, / e l’ozio lungo d’uomini ignoranti, / vani disegni che non han mai loco, / i vani desideri sono tanti, / che la più parte ingombran di quel loco…./

Il labirinto, il castello del mago Atlante, la pianura della Luna dove si raccolgono i vani desideri, i progetti mai conclusi, l’ambiguità, in quelle pagine straordinarie possiamo ritrovarci tutti, e Tuena commenta:

È evidente che quel che si cerca qui è il vano, l’inutile, il superfluo, perduti come siamo nel labirinto delle parole o delle immagini e altrettanto superfluo , inutile e vano è’ che a cantarlo sia Ludovico Ariosto...

Ovidio e Proust, Luca Signorelli e Velasquez, Caterina de’ Medici e la regina Margot, Goffredo Mameli e Luciano Manara morti alla disperata difesa di Roma nel 1849, Dante, Van Gogh, Gauguin, la drammatica marcia di Scott alla conquista del Polo Sud, preceduto dal norvegese Amundsen, i compagni morti assiderati e i pony divorati per sopravvivere nella disperata e sfortunata impresa. Le inquietanti signorine di Felice Casorati, l’ermafrodito Borghese, Ulisse e Penelope, le razzie naziste dei quadri, le peripezie dei ritrovamenti, la lunga storia letteraria delle Sirene, la Caverna di Platone. Poi ci sono episodi legati alla storia privata di Filippo, dalla vita di studente al mio stesso liceo romano, ai viaggi con la famiglia alla ricerca di piccoli musei in tutta Europa, dalle cene nella casa romana dell’infanzia, ai viaggi in treno leggendo e usando il biglietto come segnalibro. Memorie private, memorie storiche, cultura raffinata e piccoli aneddoti quotidiani, raccontate talvolta in prima persona, talvolta in terza.
Nel libro c’è molto, in alcuni momenti mi è quasi sembrato troppo e infatti la mia lettura è stata lenta, discontinua nel tempo, ma ho nutrito profonda empatia per molti dei personaggi citati e soprattutto per l’amore che scaturisce da ogni oggetto osservato, studiato, ricercato e profondamente desiderato o posseduto dallo scrittore. Ogni citazione, lettera, immagine, appunto, scarabocchio, ricevuta, riproduzione assumono un significato peculiare in questo variegato scenario che la copertina del libro, una fotografia di Albert Grey, riesce ad evocare in modo efficace.

Le galanti. Quasi un'autobiografia

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Le galanti

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