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Recensioni di libri

Le cose che non ho di Grégoire Delacourt

Salani, 2013 - Jo e Joselyne, sposati da vent’anni, vivono un presente felice, con un buon lavoro e l’armonia ritrovata dopo la morte della loro bambina. Una vincita alla lotteria cambierà però, in negativo, la loro vita...

Vincenzo Mazzaccaro
Vincenzo Mazzaccaro Pubblicato il 31-07-2013

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Le cose che non ho

Le cose che non ho

  • Autore: Grégoire Delacourt
  • Categoria: Narrativa Straniera
  • Casa editrice: Salani
  • Anno di pubblicazione: 2013

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Cinquecentomila copie solo in Francia, tradotto in 23 Paesi, il bel libro di Delacourt ha tutte le caratteristiche per scavalcare addirittura L’eleganza del riccio.

I protagonisti della storia sono marito e moglie: lui si chiama Jocelyn (Jo) e lei Joselyne Guerbette, anche lei chiamata Jo. Due anime fresche e pulite, con ricordi terribili, ma un presente tra il gaudioso e il glorioso: due figli che danno conforto, lei che gestisce una merceria con grande allegria, lui che lavora in un grande ipermercato. Siamo ad Arras, piccolo centro, Parigi è lontana. I due sono sposati da vent’anni, hanno superato il dolore di aver perso la piccola Nadège, schiacciata e soffocata dalla madre in un colpo di sonno. Dopo l’incidente il marito si ammalò, beveva dieci birre al giorno, stava perdendo il lavoro, lei era chiamata cicciona o "palla di lardo". Dopo un po’ di clinica e antidepressivi i due ritornano ad essere di nuovo in armonia.

Due amiche della donna la convincono a comprare un biglietto della lotteria. Jo mette dei numeri a caso e non ci pensa più. Nel frattempo la merceria va sempre meglio, hanno messo su un blog molto cliccato che si chiama Mani di fata.
Poi la sorpresa: Jo vince alla lotteria diciotto milioni di euro e spicci. Quando va a ritirare la vincita, capisce che più che un’opportunità questo premio è una iattura. Ad Arras la vita diventerebbe difficile, prima con i giornalisti, poi con gli abitanti: le invidie, gli opportunismi, le opere di carità dalla chiesa al reparto oncologico del vicino ospedale.
Quando torna a casa ha deciso: terrà l’assegno della vincita in una sua scarpa, forse per non dire niente a nessuno. Troppi soldi portano guai. Nel frattempo la merceria è sempre più piena e il fatturato arriva anche dalle vendite online. La psicologa l’aveva avvertita:

"Ci sono stati molti suicidi, mi dice. Molte, molte depressioni, divorzi, odi e drammi. Sono volati coltelli. Ferite da
cornetta della doccia. Bruciature da fornello. Famiglie distrutte, annientate. Nuore traditrici, generi alcolizzati. Contratti per eliminare qualcuno; sì, come
nei film con i cattivi. Ho visto un patrigno che ha promesso millecinquecento euro a chi avesse eliminato sua moglie. Aveva guadagnato poco meno di settantamila
euro. Un genero che ha tagliato due falangi per avere un codice di bancomat. Firme e conti falsi. I soldi ti rendono pazzo, signora Guerbette, sono la
causa di quattro crimini su cinque. Di una depressione su due."

Insomma i soldi si buttano, per continuare a vivere del nemmeno tanto poco con cui la famiglia vive. Suo marito ha il vizio di aggiustare in casa le cose sbreccate, le mensole rotte. Ad un certo punto parla di un viaggio di lavoro e solo dopo un giorno la moglie capirà che il marito ha trovato l’assegno...

Scritto in maniera magistrale, la traduzione italiana è limpida. Verrà fatta una trasposizione cinematografica che punterà molto sulla forza delle donne, sul coraggio di Jo Guerbette. Chapeau.

Le cose che non ho

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Le cose che non ho

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