La torcia
- Autore: Marion Zimmer Bradley
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: HarperCollins
- Anno di pubblicazione: 2021
Secondo quello che Marion Zimmer Bradley racconta nel romanzo La torcia, (HarperCollins Italia, novembre 2021, traduzione di Alba Bariffi, 636 pagine, 24 euro), le cose a Troia millecinquecento anni fa non sarebbero andate proprio come le ha raccontate Omero.
Inoltre, l’antico poema si interrompe sul più bello, senza dare un seguito agli eventi di tanti personaggi e lasciando campo libero a congetture sul finale, affidate a leggende e tradizioni.
La popolare scrittrice americana di narrativa fantastica Marion Zimmer Bradley (Albany 1930 - Berkeley 1999) riteneva probabile che i lettori protestassero per la differenza tra la sua versione e l’Iliade, ma visto che i tragici greci hanno offerto un esempio eccellente concedendosi la libertà d’inventare, si considerava esentata dal doversi scusare di averlo seguito.
Il lungo romanzo di Bradley, articolato in tre libri (La chiamata di Apollo, Il dono di Afrodite, La condanna di Poseidone), venne pubblicato col titolo The Firebrand nel 1987, subito tradotto e apparso in Italia l’anno successivo.
Ora affidando alla professionalità di Alba Bariffi l’impegno di una nuova traduzione dall’inglese, HarperCollins Italia ha dato alle stampe a novembre scorso la prima versione integrale del fantasy storico. Il titolo La torcia evoca l’incubo di Ecuba, che poco prima della nascita del secondogenito Paride aveva sognato di partorire una torcia che avrebbe dato fuoco alla città di Troia, sulla quale regnava il marito Priamo.
Nella prefazione Maura Gancitano fa notare che la Bradley ricorre come in altri suoi romanzi allo strumento della “rinarrazione”, seguito da non poche autrici negli ultimi decenni (si pensi alla Madeline Miller di Circe, Galatea, La canzone di Achille. Non è casuale che nella riscrittura di storie epiche l’autrice abbia trasferito il protagonismo e il punto focale narrativo dagli eroi maschili alle figure femminili, perché le sue sono storie “ginocentriche”. Offrono il punto di vista delle donne, che nelle grandi narrazioni occidentali hanno sempre occupato poche righe e sono state descritte dagli uomini. Bradley ha voluto mostrare un altro volto di eroine finora giudicate malvagie, come Morgana nel ciclo di Avalon o Cassandra in questa rinarrazione delle vicende di Troia, precedenti e seguenti l’assedio.
L’aedo accorda la sua cetra nella grande casa che gli ha dato ospitalità. Regala i suoi versi alle donne intente a filare in gruppo:
Canto, le battaglie e i grandi uomini che le hanno combattute.
Canto di eroi che hanno assediato per dieci anni le alte mura di Troia e di eroi che vi hanno resistito. Del fiero Ettore e dell’invincibile Achille, che per tre giorni hanno duellato nella piana.
I bambini sono conquistati dal canto dell’aedo, ma la filatrice più anziana leva la sua voce:
Basta! Non voglio più sentire raccontare queste stupide bugie.
La filatrice nega che le cose siano andate come vengono narrate dall’epica. Dice di conoscere quanto è successo, perché lei c’era. Era ad Ilio, cinta tanto a lungo dai nemici e poi caduta nelle loro mani. Aveva tremato come tutti quando lo “Scuotitore della Terra” l’aveva agitata spaventosamente, fino a spezzare i vasi e le statue, annunciando ai Troiani la sciagura che stava per abbattersi sulla città, le famiglie, gli uomini e le donne, i vecchi e i bambini.
Le sembra di sentire ancora l’allarme che annunciava l’attacco acheo e faceva correre i guerrieri, compreso suo fratello Paride, ad affrontare i nemici. Non ha dimenticato l’inclemenza dei vincitori, il sangue sui pavimenti di marmo, il pianto delle donne vinte, come lei. Perché si chiama Cassandra, è figlia di Priamo, sorella di Ettore e di Paride, prima condannata dal volere di un dio capriccioso a crescere tra le Amazzoni e a subire il dono della profezia, con la maledizione di non essere mai creduta.
Dunque Cassandra non è perita? Il cantore le chiede di raccontare come sono andati davvero i fatti. E lei ricorda.
Gli uomini sono brutali e volubili, ancora più con le donne, ma nessuno riesce ad esserlo quanto gli dei. Agamennone non era stato più distruttivo di Poseidone, Paride aveva fatto incendiare Troia per volere di una dea più crudele e capricciosa di qualsiasi uomo. Nel corso della sua vita, i peggiori degli uomini non avevano uguagliato il peggio dei migliori tra gli Dei. E il male che avevano dispensato era stato commesso secondo il volere di divinità fatte a loro immagine.
Omero non ha rivelato il destino di Cassandra, figlia di Primo e di Ecuba, ma nelle opere teatrali dell’antica Grecia vengono ampiamente introdotti personaggi dell’Iliade. Eschilo l’ha resa complice di Clitennestra nella morte del re Agamennone. Anche nei drammi di Euripide Cassandra è una delle prigioniere troiane, l’unica a volere vendetta nei confronti dei rapitori e costantemente additata come folle.
Non è un caso che un’altra tragedia veda Cassandra nell’atto di condurre le concittadine verso un eroico suicidio di massa.
Tuttavia, una tavoletta conservata nel Museo archeologico di Atene cita una famiglia di discendenti da Cassandra di Troia, da trenta generazioni, come annota Marion Zimmer Bradley nel suo libro.
È il presupposto sul quale l’autrice si è basata per dare vita a questa irresistibile narrazione epica alternativa.
La torcia
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Ho letto questo meraviglioso libro poco dopo la pubblicazione e mi è capitato di rileggerlo più volte, proprio per leggere meglio quello che è stato il ruolo delle donne, in storie in cui gli unici eroi sono uomini.