

La profezia del povero Erasmo
- Autore: Andrea Vitali
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Rizzoli
- Anno di pubblicazione: 2025
Andrea Vitali più scrive, più gli riesce bene il romanzo. Di solito chi ha nella sua bibliografia tanti bestseller, tende poi a rifare sé stesso, inconsciamente, a copiarsi perché è sempre più difficile vendere libri. Se gli scrittori e le scrittrici avessero il successo di Vitali, il mercato editoriale italiano sarebbe più che florido. Ma i temi che tocca lo scrittore sembrano troppo volgari e schietti a chi pensa che sta pubblicando il romanzo dell’anno e nessuno osa toccare certi nomi. Letteratura di nicchia, si scrive. Nel frattempo, noi ci beviamo questo capolavoro di ilarità e anche di tristezza che ha come titolo La profezia del povero Erasmo (Rizzoli, 2025).
Siamo nel 1931; il fruttivendolo pacioso e garbato Erasmo Siromalli è passato a miglior vita, a Bellano, lasciando il negozio nelle mani di un figlio ambizioso e cretino, un certo Cletto Siromalli, ormai orfano avendo perso la madre a dieci anni. Non avendo nulla in zucca, come il padre sapeva, al momento del funerale aveva ventitré anni, coi capelli impomatati, l’aria da gagà, coi baffetti alla Clark Gable che toccava in continuazione. Un essere senza morale né discernimento, le cui occupazioni erano fumare e dormire il più possibile e poi, quando si risvegliava del tutto, aiutare il padre in negozio, quando gli ortaggi e la frutta erano stati già scaricati da Erasmo, che pure aveva fatto una vita da mulo. Quando morì la moglie, era ancora un giovanotto, il negozio era pieno e qualche attempata signorina o vedova gli si strusciava contro. Ma il vedovo aveva deciso di non risposarsi, perché lo aveva promesso alla moglie e poi perché in un guazzabuglio di moralismo e di precetti religiosi si era prodigato alla cura del figlio. Ma dopo tredici anni, coi dolori reumatici e la fatica, si era reso conto di aver tirato su un deficiente. Di bell’aspetto, certo, ma senza un minimo di cervello. Non che ci tenesse più a vivere solo di fatica, ma non si ricordava nemmeno da quanto tempo non scendeva in osteria per un bicchiere di vino. Una cosa la sapeva però, prima di morire: che il figlio avrebbe fatto solo danni e misfatti. Quanto era vero!
Cletto tornò dal cimitero nella squallida casa, perché mai una pulizia di fino di una donna, che nel 1931 lavoravano il doppio dei mariti, se erano di bassa estrazione sociale. Ne sapeva qualcosa Castica, la madre di Gioietta. La figlia che pensava ai film di Hollywood, ma faceva l’operaia espendeva una parte del suo salario in riviste di cinema e di pettegolezzi. E la madre li trovava dovunque e malediceva la malasorte di aver messo al mondo una figlia pigra e senza cervello, anche se bellina.
Nel frattempo Cletto non si decideva di riaprire il negozio e i fornitori avevano capito che le casse di frutta per Erasmo tornavano indietro. Ma bisognava pur mangiare. Una sera, senza dire come si erano conosciuti e perché, il destino mise insieme Cletto e Gioietta. Con una marea di bugie, Cletto si presentò come un grossista di frutta e la Gioietta come una figlia timorata di Dio che non aveva problemi di soldi. Insieme, ritennero che al secondo appuntamento erano già pronti per concedersi l’un l’altra e per metter su un matrimonio non troppo misero, perché dopo esser diventata una ragazza "perduta" seppe da Cletto che non era un grossista, non aveva soldi (e nemmeno lei!) e quindi serviva un matrimonio riparatore e tanti soldi.
La parte del matrimonio e dell’incontro del futuro genero alla Castica è puro godimento per i lettori, che hanno la fortuna di avere tra le mani il miglior romanzo di Vitali, se si escludono le sue prime prove narrative. Non è ancora Piero Chiara, lo scrittore, ma ci sta arrivando.

La profezia del povero Erasmo
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