La figlia inutile
- Autore: Laura Forti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Guanda
- Anno di pubblicazione: 2024
Laura Forti, scrittrice ed insegnante di scrittura drammaturgica e autobiografica, pubblica per Guanda nel 2024 La figlia inutile, una storia familiare rimasta per decenni sepolta. Attraverso uno studio e un’approfondita ricerca di fonti, documenti, memorie, oggetti, l’autrice riporta in vita la nonna Elena e tutti i personaggi di una famiglia di esuli russi, sfuggiti dopo la fine dello zarismo e della rivoluzione bolscevica ai pogrom, alle persecuzioni a cui gli ebrei venivano sottoposti. La storia si muove prima in Francia, a Nancy ,dove la piccola Elena viene lasciata, come fosse una figlia di troppo, e poi a Milano, dove Giulio Dresner insieme alla moglie Rosa, con la quale era fuggito su un carro coperto di fieno, con caparbia autorevolezza si costruisce una solida posizione sociale ed economica presso la sede milanese del Credito Italiano, allora banca prestigiosa. Sono gli anni dell’ascesa di Mussolini e del regime fascista, l’epoca in cui, dopo la fine della Grande Guerra, gli ebrei italiani si illudono di essere cittadini assimilati, con tutti i diritti degli italiani. L’yiddish viene dimenticato, ci si muove nell’ambito del paese a cui Mussolini promette grande slancio e luminoso futuro. Giulio Dresner accetta di cambiare identità, di italianizzare il suo cognome, di perdere le caratteristiche delle sue tradizioni religiose e memoriali, mentre la sua posizione lavorativa e il suo ruolo sociale crescono.
Il delitto Matteotti e la morte a Parigi dei fratelli Rosselli sembrano non sfiorare la sua coscienza di ebreo, mentre sua figlia Elena, tornata dalla Francia, prende un posto sempre più largo nella narrazione. Viene mandata in un collegio che somiglia ad un lager a Como, per sbarazzarsi della sua presenza: la ragazza ha un carattere ribelle, dispotico, che non la rende accetta alla madre Rosa. La famiglia la farà sposare a forza ad Alfredo, un trentenne fiorentino che non la ama, le preferisce sua madre. Avranno due figlie, una delle quali è la madre della scrittrice, che tenterà nel dopoguerra di raggiungere Israele, ma la vita laggiù le apparirà troppo dura, costringendola al ritorno in Italia.
“Le donne Dresner sapevano sempre come organizzarsi”, dice ad un certo punto della narrazione l’autrice: infatti questa è una storia di come la figlia inutile, segnata da un destino crudele, sia riuscita nell’attraversare il secolo degli orrori, il ’900, a lasciare di sé un ricordo indelebile in una nipote che attraverso la sua vita tempestosa è stata capace di restituirci un’epopea che non è solo familiare, ma storica nel senso più completo del termine. Nel romanzo compaiono autori, libri, oggetti, modi di dire e di pensare che ci sono familiari. Attraversiamo l’Europa, la sua storia drammatica, la shoa, il ritorno, il nuovo esilio in Sud America, la dittatura di Pinochet nel Cile della fine del secolo scorso e infine ritroviamo la voce narrante che vuole eseguire le ultime volontà della nonna Elena: deporre le sue ceneri sulla riva della Mosella, il luogo della sua infanzia, l’unico che l’aveva vista felice.
La figlia inutile è un libro pieno di romanzi che evocano intense atmosfere: penso alla lunga citazione di David Copperfield, ma ancor di più a quella di Patrimonio di Philip Roth, dove si parla dell’eredità e dell’uso che gli eredi fanno dei lasciti dei genitori. La collezione di decine di gattini di ceramica, di porcellana, che sta per andare all’asta per insensata decisione di un cugino, sarà simbolicamente raccolta e conservata dalla nipote, scrittrice di memorie e conservatrice di una preziosa tradizione culturale, sociale, politica, linguistica, religiosa che rischia di perdersi: una lezione che mi ha colpito e nella quale mi sono ritrovata con commossa partecipazione.
La figlia inutile
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