La campana di vetro
- Autore: Sylvia Plath
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Mondadori
Una boccata d’aria, quando senti la corrente impetuosa dell’oceano che ti trascina nell’abisso. Un grido di sfogo per tutto quello che ti viene negato. Il vento tra i capelli e la vista sublime sulla cima di un monte, dopo le infinite fatiche per raggiungerla e la sua aria pura che ti riempie i polmoni. Il cuore e la mente appagati. Questo si desidera quando si legge questo romanzo-autobiografia disarmante di Sylvia Plath, scrittrice che, insieme ad altre penne, da dietro al palcoscenico su cui recitava “la perfetta donna di casa”, moglie e madre premurosa senza alcuno scopo a parte seguire i dettami imposti dalla società e il cui mondo si limitava alla casa rosa delle bambole in cui conduceva la sua scialba e insulsa esistenza, ha stracciato il sipario per mostrarci il dietro delle quinte in cui veniva celata con accortezza la terribile e reale posizione femminile intorno agli anni ’50.
Il romanzo narra le vicende vissute dalla Plath stessa e la protagonista Esther Greenwood, la sua alter-ego, è una più che brillante e bella studentessa che ottiene una prestigiosa borsa di studio in una rivista a New York. La sua vita appare grandiosa, passando da uno sfarzoso brunch con le amiche chic a studi intensi e feste sfavillanti, e la sua esistenza sembra dipinta di colori sgargianti ed intessuta di eventi e fatti patinati, ma pian piano si inizia a scorgere un’ombra oscura e minacciosa che segue la sua figura e che incomberà su di lei e dentro si lei si insinuerà, mentre il grande futuro promettente si infrangerà contro lo scoglio delle indecisioni e dell’oppressione: quale destino scegliere quando te se ne presentano tanti alla portata di mano, ma che optando per uno vengono a eliminarsi tutti gli altri? Perché una donna deve scegliere tra conseguire una brillante carriera o essere madre e moglie? Perché avere un solo appellativo nella vita e non poter indossare più panni? E un grido dilaniante e sovrumano dirompe tra queste domande asfissianti a causa dell’elettroshock che percuote il corpo, la mente e tutto ciò che si è.
Un libro che con le sue parole sofferte, destabilizzanti e vere penetra nell’anima del lettore e nelle fibre del suo corpo e da esse viene assorbita. Sylvia Plath sembra parlare a se stessa a cuore aperto con straziante dolore e questo crea per il lettore ancora più empatia con la protagonista, di cui subito si acquisisce pensiero e anima. Un romanzo per tutti quelli che hanno represso almeno una volta un urlo lacerante che fracassava le ossa, il cuore e il cervello e si sono sentiti soffocare e assillare nell’aria viziata della propria “Campana di vetro” e con le proprie unghie l’hanno raschiata, assordandosi con l’acuto e lancinante rumore e che per resistere hanno fatto come Esther:
"Feci un profondo respiro e ascoltai il mio cuore ripetere l’antica vanteria.
Io sono. Io sono. Io sono."
La campana di vetro
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In questo romanzo il bipolarismo mentale viene narrato nelle sue più profonde sfaccettature: dall’incapacità fisica di tenere in mano una penna come si era soliti fare, a quell’insana attrazione mentale verso una corda che pende minacciosa dalle travi del soffitto.
Numerose esperienze narrate colpiscono per la loro disarmante attualità: la tanto attesa perdita della verginità, il difficoltoso rapporto con la madre che tende ad idealizzare ed indirizzare la figlia, la depressione a seguito di un insuccesso universitario, l’insicurezza adolescenziale, la solitudine. Ma non solo. Spaventose agli occhi di chi legge risultano essere le terrificanti sedute di elettro-shock alle quali la giovane protagonista si deve sottoporre.
Questo romanzo resta impresso per l’alone cupo che viene dato alla vita: un sole malato che mai brillerà durante l’esistenza di Esther, l’alter-ego della protagonista (morta tra l’altro per suicidio).
Una lettura che personalmente ho trovato difficoltosa, non tanto per lo stile di scrittura che appare chiaro e fluido, tanto per quell’atmosfera tenebrosa ed angosciante perennemente presente.