L’urlo del poeta
- Autore: Renzo Maggiore
- Genere: Psicologia
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2013
Il libro L’urlo del poeta (L’autore libri Firenze, 2013) di Renzo Maggiore, in arte “Ren Zen”, scrittore, giornalista, poeta e musicista cantautore, nonostante il titolo non è un libro di poesia.
È in prosa la voce accorata, addolorata, dolce e molto spesso graffiante del poeta che grida isolato, inascoltato nel deserto culturale e spirituale, tipico del nostro tempo difficile, che diventa profeta.
È innanzitutto un’attenta analisi del presente, i cui idoli sono il dio denaro e l’immagine standard prestabilita, a cui bisogna adeguarsi e vendersi per essere, forse, valorizzati secondo i propri talenti. Voce di denuncia di una condizione definita "avaloriale" dall’autore.
Il libro, come genere e sincerità, può essere accostato agli Scritti corsari di Pier Paolo Pasolini, ne possiede la forza, la ribellione e la pietas per una umanità che perde sé stessa nella massificazione e nell’anonimato, nella negazione dell’individualità. Pasolini disponeva di una platea di lettori molto vasta, costituiva il contraltare solitario dei mass media; Ren Zen si rivolge al singolo e alla sua intimità, instaura un dialogo socratico con amici, parenti, persone vive o trapassate, vive oltre il tempo, come per esempio il nonno, simbolo di un mondo scomparso. Il discorso molto amaro si allarga rivolto ai politici, ai giornalisti, ai genitori, agli insegnanti, agli intellettuali elitari e venduti al sistema, alle istituzioni che trascurano, tutte, l’intelligenza emozionale del singolo, vera fonte di vita.
Il lettore, stimolato nel momento meditativo, nell’esame della coscienza che si denuda, vede la sua povertà, è spinto a ritrovare valori autentici, non negoziabili: amore, amicizia, rispetto, autodeterminazione, libertà, pacifismo che esclude lo sfruttamento. Il risultato del nostro vivere immiserito di eros ed etica platonica è la perdita di autocoscienza, il caos esistenziale, in cui cresce l’aggressività, legata ad istinti di paura.
L’intento del libro è dichiarato in una lettera mai spedita a un giovane amico:
Un viaggio, un lungo viaggio ai primordi della mente, dentro i vuoti maestosi di libertà, tra le nevi antiche della Montagna che non sappiamo ancora scalare…
Lì voglio arrivare, dentro la voce vera e infinita del Tibet, dove solo “dio” ha diritto d’esistere!
Si nota un profondo disagio generazionale, un desiderio di fuga e rigenerazione, il biancore della neve lo esprime chiaramente; inoltre il Tibet è il luogo sacro del ritiro fisico e spirituale. I giovani tentano continuamente strade diverse da quelle abitualmente battute, in cui non trovano senso e motivazione di esistere. Essenziale il legame evidenziato tra la profondità della mente e il "dio" interiore. Abbiamo in noi gli strumenti per creare una realtà diversa, ma bisogna innanzi tutto conoscere, quindi saper usare gli strumenti di cui disponiamo, in primis l’intuizione, le risorse del cuore, non solamente la ragione. Con il primato del cuore Ren Zen si accosta a Pascal.
La lettera dedicata a Dio rivela la concezione e la visione divina quale energia e fuoco cosmico eracliteo.
La famiglia è vista con occhio critico e radiografia spietata, viene definita "contenitore avariato", sempre minata dall’autoritarismo stabilito dai ruoli e dalla malattia del possesso. La vera famiglia è universale.
Lo Zen, la pienezza dell’attimo sono contemplate in queste lettere infuocate ma pure umili, dove la spontaneità naturale sa chiedere aiuto all’autentica comunità. È possibile riceverlo? Attualmente no, salvo casi sporadici. La solitudine è affrontata stoicamente, e volutamente scelta, nei periodi necessari per rinascere, accettata quale prova necessaria per poi saper gustare l’autentica amicizia e la condivisione.
La pace è una conquista del cammino interiore, il poeta sa illuminare il cammino.
Raggiungere le proprie mete comporta il martirio? Ren Zen lo chiede a Dio, il nostro essere profondo. Non manca una lettera a Gesù, né la solidarietà commovente al papa che soffre, morente, esposto al mondo, Karol Woityla.
Il libro, costruito su grandi ed eterne domande, lascia a noi il compito di trovare le risposte. Ma sa offrire, oltre che la "pars denstruens", dunque ciò che va eliminato, anche la "pars costruens", quanto dobbiamo costruire, oggi quanto mai urgente.
Nel finale troviamo un’appendice dedicata alla gioia, basata sulla percezione del piano trascendente, da vivere già qui e ora, oltre che dopo la dipartita e la dissoluzione del corpo fisico. Allora saremo accompagnati nell’oltre dalla musica, tutta, da "Per Elisa" alla musica pop, rock e gospel.
Torniamo in noi stessi, come suggeriva Agostino, e troveremo i semi che diverranno pianta rigogliosa. La similitudine è del poeta, il quale non cessa di essere tale, pur scegliendo la prosa come forma espressiva.
L'urlo del poeta. Anatemi, sfoghi lettere a me stesso e al mondo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’urlo del poeta
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Recensione molto approfondita . L’autore è molto spirituale e impegna molto quando si legge in qualunque delle sue opere letterarie e nelle canzoni . Molto profondo ed ispirato. Bravissimo Renzo , complimenti . Anita.
Recensione molto approfondita . L’autore è molto spirituale e impegna molto quando si legge in qualunque delle sue opere letterarie e nelle canzoni . Molto profondo ed ispirato. Bravissimo Renzo , complimenti . Anita.