L’emporio del cielo e della terra
- Autore: James McBride
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Fazi
- Anno di pubblicazione: 2024
La casa editrice Fazi pubblica L’emporio del cielo e della terra (trad. Silvia Castoldi) il più recente romanzo di James McBride, autore già conosciuto anche in Italia per The Good Lord Bird. La storia di John Brown e Il diacono King Kong.
Il nuovo romanzo, diviso in tre parti, si apre nel 1972 con la scoperta di uno scheletro in un pozzo. È un mistero da risolvere e fondamentale per la sua trama che ci conduce ben presto in un passato piuttosto remoto, negli anni Trenta, a Chicken Hill, quartiere di Pottstown, in Pennsylvania.
In quella parte della città gli ebrei, gli immigrati e la gente di colore vivono fianco a fianco, a volte in armonia, a volte tra i litigi come avviene tra comunità così diverse e variegate per aspetto, origini e credo. Più di quarant’anni prima della scena iniziale ecco il dispiegarsi di eventi e personaggi: Moshe, un ebreo rumeno proprietario di un teatro è profondamente innamorato di Chona, giovane dalla forte personalità che non si era fatta mai fermare da una claudicazione provocata in tenera età dalla poliomielite.
Neanche un grammo di amarezza o un briciolo di vergogna
Chona affascina Moshe che presto le chiede di sposarlo. Lei accetta e fa felici i suoi genitori, due bulgari che pensavano che, per il difetto fisico che l’affliggeva, la figlia non avrebbe mai contratto matrimonio.
Con astuzia e coraggio, Moshe decide di aprire il proprio teatro anche alla gente di colore in quegli anni assai osteggiata e grazie ai profitti in costante aumento, espande la sua attività. Chona non lo ostacola ma, quando Moshe manifesta il suo desiderio di vendere l’emporio, lei non glielo permette perché è profondamente legata al luogo in cui trascorre le sue giornate. Chona è generosa con tutti e viene incontro a chi è in difficoltà.
L’Emporio del cielo e della terra non è grande fonte di guadagno ma si rivela il negozio ricco di buoni sentimenti e gentilezza. Trascorrono così i primi dodici anni di matrimonio, rattristati solo dalla mancanza dell’arrivo di un figlio.
Una mattina del 1936, l’infaticabile Chona si sveglia con una strana malattia: ha tosse e dolore al ventre.
Il consulto di più medici non ha esito e Moshe è costretto ad assumere Addie, la moglie dell’anziano uomo di colore Nate Timblin, per sollevare Chona dalle fatiche in casa e all’Emporio.
A rendere l’atmosfera più lieve per la sofferente Chona arriva Dodo, un ragazzo di colore dodicenne che ha perso l’udito in seguito allo scoppio di una stufa. Dodo, senza genitori, diventa il fulcro della casa.
La donna ritrova nell’amore per lui quel sentimento che non aveva potuto donare a un proprio figlio e lo protegge soprattutto quando le autorità vogliono rinchiudere il ragazzo in un istituto per disabili.
Dodo, dalla viva intelligenza, ora ha una famiglia e comprende lo smisurato affetto che Chona gli dona. Lei lo difenderà strenuamente anche davanti a Doc, quel medico che aveva spasimato per lei ma con il quale Chona non aveva mai voluto avere a che fare perché lui apparteneva al Ku Klux Klan, società razzista che non voleva concessioni per i neri. Una scena intensa quella in cui Doc si reca all’Emporio, uno dei punti di svolta della vicenda. Chona pagherà amaramente il suo coraggio nel difendere il suo ragazzo e Dodo, nel tentativo di aiutarla, non riuscirà più a fuggire e sarà condotto a Pennhurst, l’istituto per infermi e deboli di mente.
Molti sono i personaggi che affollano il romanzo ma, tra questi, notevole e tenera allo stesso tempo è la presenza di Monkey Pants, il primo e unico amico di Dodo in quell’istituto inadatto e sconvolgente per lui.
Dodo non aveva mai visto niente di simile ma dato che il bambino formava un viluppo improbabile raggomitolato come un primate, lo battezzò “Monkey Pants” perché sembrava una scimmia senza calzoni.
Quel bambino, affetto da paralisi cerebrale che gli impediva i movimenti e la parola, insegna a Dodo, attraverso un linguaggio fatto solo con cinque dita, le più semplici ma importanti regole di sopravvivenza in quel luogo.
I due si fanno compagnia e Monkey Pants si rivela, nella sua debolezza, pieno di risorse intellettive che aiutano a sopportare la triste e spesso drammatica esistenza a Pennhurst. Avverte Dodo dei “pericoli” che si corrono in istituto e soprattutto gli fa capire, a gesti, di guardarsi dal “figlio dell’Uomo”, un infermiere di colore dalle tendenze perverse nei confronti di bambini e ragazzi. Anche fuori da Pennhurst c’è un’intera comunità che si spende per un sereno ritorno alla libertà di Dodo.
Mai come in questo romanzo è palese quanto la gente di Chicken Hill debba lottare per sopravvivere ai margini di un’America che rifiuta neri e immigrati.
Quando la verità viene finalmente svelata su ciò che è accaduto a Chicken Hill e sul ruolo che i bianchi della città hanno avuto, la storia ci mostra che, anche nei momenti più bui, sono l’amore, la condivisione e la generosità a sostenere ogni essere umano.
L’emporio del cielo e della terra è il romanzo di chi vuole superare i pregiudizi e le ingiustizie sociali e James McBride, con estrema bravura, si serve dei suoi personaggi per comunicare un messaggio che è universale.
L'emporio del cielo e della terra
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