

L’americano
- Autore: Henry James
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: UTET
- Anno di pubblicazione: 2008
L’americano (UTET, 2008, traduzione è di Paolo Pignata) è uno dei pochi romanzi meno noti di Henry James, ricordato l’anno scorso durante un incontro condotto da Giulia Alberico e Elisabetta Bolondi dedicato proprio alla riscoperta del grande scrittore americano.
Siamo nel 1868. Dopo tanto lavoro, partendo da poverissimo e poi facendo successo, cosa che accade spesso ai "self made man" statunitensi, un uomo si è arricchito.
L’americano del titolo è il signor Newman che ha lasciato gli affari e si è preso un anno e più per girare in solitaria l’Europa e non solo.
Il nostro protagonista, Christopher Newman, mascella volitiva, di aspetto fascinoso e pieno di muscoli, è un uomo di poca cultura e letture distratte. Lo vediamo per la prima volta che è appena arrivato a Parigi e siede sul divano circolare del Salon Carré, al museo del Louvre. Guarda il quadro della Madonna del Murillo. C’è anche una copista che sta disegnando la Madonna, la signorina Nioche.
Newman vuole comprare il quadro della copista, ma nemmeno lo guarda con attenzione e quando arriva il padre della ragazza, l’uomo sa dire bene in francese soltanto: “Combien?” ovvero: quanto costa? L’americano è troppo preso da problemi pratici per avere un gusto personale, ma Henry James ce lo dice quasi con simpatia osservando che il protagonista è un ottimo partito e non ha certo bisogno di affinare i suoi gusti, tenendo conto che ha iniziato a lavorare da giovanissimo, abbandonando la scuola.
James scrive di questo uomo quando aveva trentatré anni, era insonne e nevropatico, già con una discreta pancetta tipica di chi non fa sport. Si tratta di una delle rare volte che lo scrittore non utilizza la sua geniale perfidia o comunque non direttamente su Newman. Per l’intera durata del romanzo il vero ostacolo è il destino, che sia un dramma shakesperiano o un feuilleton. A noi lettori sembra di assistere alla descrizione di un uomo perfetto, che non esiste nella realtà, perché poco ci importa se Newman non ha gusto artistico, se è distratto dalle bellezze di Parigi, è un uomo morale, ineccepibile, non è certo nella capitale francese per trovare un’amante o forse due, ma è in quella età per cui gli piacerebbe avere una moglie e dei bambini che ti scorrazzano intorno, dopo il lavoro.
Ma all’inizio del libro questo non lo sa ancora bene e accade che incontra un americano, Tom, che vive già da sei anni a Parigi, è sposato e ha dei bambini. I due si conoscono quando uno dei due, il signor Newman, era sotto le armi. La prima cosa che farà Christopher sarà andare a cena dai Tristram, per conoscere la moglie dell’amico. La coppia abita in una casa al centro di Parigi.
Tra facezie e ricordi è proprio la moglie di Tom a dire che conosce una ragazza di ventisette anni che si è sposata quando ne aveva sedici un aristocratico sessantenne che ebbe il buongusto di morire subito dopo. Madame de Cintrè è ora tornata in famiglia, tra gli aristocratici Bellegarde.
Newman si fa ospitare subito dai Bellegarde. Giunto nella dimora capisce che è entrato in un altro mondo che a lui sfugge completamente, il titolo aristocratico vale più dei soldi reali, ha ancora una forte presa sui borghesi di Parigi. I Bellegarde vivono in una sorta di mausoleo buio.
Madame Bellegarde è ironica e silenziosa, guarda l’americano come se fosse un uomo chiuso in una teca che si fa vedere, ma lo osserva anche Claire De Cintrè e lui vede lei. Tra i due c’è subito una reciproca attrazione.
Claire si definisce una pedina nello scacchiere di sua madre, di cui lei ha paura, tanto che le obbedisce incondizionatamente. Proprio perché avviluppata da questa paura non fece nulla per evitare di sposare il proprio defunto marito.
Gli incontri con i Bellegarde si susseguono, Newman fa la conoscenza dei due fratelli di Madame de Cintrè: Valentin diventa un suo amico carissimo in poco tempo. Valentin odiava e amava la sua famiglia, riteneva che fosse fuori dal tempo, persone rese oziose dal pettegolezzo crudele. Newman conosce anche Urbain de Bellegarde, il pupillo di sua madre, che vive l’aristocrazia come un privilegio e disprezza le persone che diventano ricche col proprio lavoro e non con il titolo ereditario.
Claire, succube della madre, a causa della sua passività subirà delle conseguenze che non diciamo; ma intanto Madame de Cintrè dice sì alle nozze con l’americano.
La parte finale del romanzo Henry James sembra sospendere ogni giudizio. Anche James, nella vita reale, fu attratto dall’aristocrazia europea, ma al contempo la guardava da lontano con ironia e disgusto.
Molti critici letterari hanno ritenuto L’americano un romanzo minore, senza nemmeno accorgersi che la bellezza e la completezza di Ritratto di signora proviene da questo romanzo e che Henry James era contento di averlo scritto, non foss’altro che per liberarsi anche lui dalla malia dell’aristocrazia, “parigina” in questo caso.

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