L’acquaiola
- Autore: Carla Maria Russo
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Piemme
- Anno di pubblicazione: 2018
“L’acquaiola” (Piemme 2018), è il nuovo romanzo storico di Carla Maria Russo, scrittrice nata a Campobasso, ma residente da molti anni a Milano, dove ha frequentato il liceo classico e si è laureata in Lettere Moderne, già autrice di “La Bastarda degli Sforza”, “L’amante del Doge” e “Le nemiche”.
Maria abita al Travucco, la parte alta del paese, destinata ai poveri, dove non ci sono strade selciate, come nella parte bassa, riservata ai galantuomini, ma solo scalini pavimentati di lisce, le pietre comuni di cui la zona abbonda.
Inizi Novecento, un paese dell’Appennino Centro-Meridionale. Maria ha quindici anni ed è l’ultima di quattro sorelle, due delle quali andate alla “Merica”, nata da genitori già anziani che ormai non aspettavano più figli. Maria vive nella casa di famiglia formata da una stanza con un camino e un fondaco sottostante, cui si accede tramite tre scalini esterni, dove trovano ricovero l’asino e le galline. Un’esistenza grama, fatta di duro lavoro (la ragazza è una bracciante) dall’alba fino alla sera quando Maria va a letto, coricandosi sul suo materasso di crine. Non stupisce che appena Maria tocchi il letto, le palpebre automaticamente si chiudano, senza riuscire a formulare le preghiere serali. Maria è un’adolescente, eppure è già una piccola donna, giacché è consapevole dei suoi obblighi, infatti, “il senso del dovere è radicato nel suo cuore come le rocce nella terra delle sue montagne”.
Tutti sanno in paese che Maria è una grande lavoratrice e si occupa anche del padre ammalato. Le braccia della giovane sono forti e robuste, proprio come quelle di un uomo, però essendo donna il suo lavoro nei campi dei signori viene pagato poco, perché il salario di una donna è la metà di quello di un maschio, anche a parità d’impegno e risultati.
Un giorno Maria viene assunta come acquaiola da Don Francesco, “il signorotto del paese” che vive nella Casa Grande. La famiglia di Don Francesco si è allargata, è nato il quinto figlio, Luigi, e Donna Clara ha stabilito che occorreva assumere qualcuno che rifornisse con regolarità la casa di acqua, essendo aumentato il fabbisogno, un servo se ne doveva occupare in modo stabile anche perché la fonte dista dal paese tre chilometri:
Braccia robuste per manovrare i barili e guidare un asino a pieno carico su un percorso sdrucciolevole.
Il parroco del paese Don Carmelo subito indica a Don Francesco il nome di Maria, la figlia di Nicola lo stagnaro, bella e aggraziata, riservata e rispettosa certamente “un modello di virtù”. Ed è alla Casa Grande che i destini di Maria l’acquaiola e di Luigi s’incroceranno.
“Dedico questo libro a mia madre, a mia nonna, alla mia bisnonna e a tutte le fierissime donne della mia famiglia materna”. Per ritrarre Maria l’acquaiola, straordinaria protagonista del romanzo, l’autrice ha tratto ispirazione dai racconti della nonna Maria, che ha vissuto in un piccolo paese tra Molise e Abruzzo. “Racconto solo personaggi che mi commuovono e mi straziano” ha rivelato Carla Maria Russo, frequentatrice appassionata di biblioteche e archivi storici, in una recente intervista. Dopo aver narrato le gesta di personaggi realmente esistiti quali Caterina Sforza, Isabella d’Este e Lucrezia Borgia, l’autrice ha deciso di abbandonare per il momento gli scenari rinascimentali, per dedicarsi al nostro passato recente. Le condizioni di vita di Maria l’acquaiola, la cui “fantasia non trova la forza di sbrigliarsi e correre lontano”, sono simili a quelle di tante donne, le quali, soprattutto nel Sud d’Italia, non ebbero modo di interrogarsi sul loro destino.
Figure femminili che non furono in grado di immaginare, come Maria, che non seppero pensare al futuro come a un’entità autonoma diversa dal presente, a uno spazio vuoto che può essere riempito di sogni, speranze e desideri. Ed è per questo che la fulgida figura di Maria l’acquaiola, resta nel cuore e nell’anima del lettore per molto tempo.
Per lei il tempo più lontano è l’alba del giorno successivo, le speranze e i desideri spaziano nell’ambito angusto della sopravvivenza.
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