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Recensioni di libri

La bastarda degli Sforza di Carla Maria Russo

Piemme, 2015 - Carla Maria Russo, appassionata di ricerca storica e biblioteche, compone un magnifico ritratto di un’epoca storica, il Quattrocento, al cui centro splende la nobile e temeraria figura di Caterina, figlia illegittima di Galeazzo Maria Sforza, duca di Milano, e Lucrezia Landriani.

Alessandra Stoppini
Alessandra Stoppini Pubblicato il 18-04-2015

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La bastarda degli Sforza

La bastarda degli Sforza

  • Autore: Carla Maria Russo
  • Genere: Romanzi e saggi storici
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Casa editrice: Piemme
  • Anno di pubblicazione: 2015

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“La signoria vostra è dunque disponibile a concludere con me che questo non è un posto adatto a una bimba di cinque anni?”. “No! Voglio giocare anch’io a questo gioco e stare con i maschi perché da sola mi annoio”.

Caterina Sforza (Milano, 1463 – Firenze, 28 maggio 1509) a nemmeno sei anni di età si era dimostrata più brava del fratello Carlo e degli zii Ascanio e Ottaviano nel maneggiare la spada, nonostante le resistenze del maestro d’armi Michele Marozzo. La piccola Caterina figlia illegittima di Galeazzo Maria Sforza (Fermo, 24 gennaio 1444 – Milano, 26 dicembre 1476), duca di Milano, “depravato, senza morale e senza onore” e di Lucrezia Landriani, moglie del cortigiano Gian Piero Landriani, assomigliava per carattere e temperamento alla nonna paterna, Bianca Maria Visconti. Anche se di “indole ribelle e indisciplinata” e poco interessata nei confronti di argomenti e attività più femminili, Caterina era molto amata dalla nonna, che affermava sempre “La adoro così com’è, la mia bimba”. Infatti “l’amore di cui mi colmò mio nonna fu sempre intenso e incondizionato”, per questo madonna Caterina non aveva mai sofferto per l’assenza della madre, tenuta lontano dalla corte nonostante avesse dato a Galeazzo Maria ben quattro figli: Carlo, Chiara, Caterina e Alessandro affidati alla nonna Bianca Maria. Galeazzo Maria, primogenito ed erede al trono del padre Francesco Sforza, aveva perso la testa per la bella Lucrezia quando era adolescente, indifferente al fatto che la donna fosse già sposata. Lucrezia, anche se era stata il grande amore di Galeazzo, “non ne rappresentò l’unico passatempo”, anzi, il numero delle sue amanti passeggere, di solito strappate ai padri o ai legittimi mariti senza alcun riguardo, era incalcolabile. Galeazzo Maria, possedeva ogni potere e nessuno scrupolo, principio morale, rispetto per gli uomini o per Dio, perché lui stesso si considerava tale.

Caterina e i suoi fratelli, si erano venuti a trovare nella condizione ambigua, ma sempre privilegiata, di figli bastardi riconosciuti dall’erede del ducato, condizione che comportava l’osservanza di tutti i doveri connessi al rango ma non il godimento di pari diritti, “giacché l’illegittimità equivale a una moneta di un valore meno pregiato rispetto a quella di titolo più puro”.

Nel castello di Porta Giovia (Castello Sforzesco di Milano), “massiccia e severa roccaforte” residenza della famiglia ducale, Bianca Maria sarebbe rimasta accanto all’amata nipotina fino al suo quinto anno d’età e le ripeteva sempre che le donne cui toccava la sventura di nascere di nobile lignaggio dovevano essere consapevoli della loro condizione e crescere in fretta. Presto Caterina Sforza, futura contessa di Imola e Forlì, prima con il marito Girolamo Riario (Savona, 1443 – Forlì, 14 aprile 1488), nipote di Sisto IV Della Rovere, poi come reggente del figlio primogenito Ottaviano, sarebbe stata chiamata a pagare il debito che aveva contratto con il privilegio della sua nascita.

Carla Maria Russo, appassionata di ricerca storica e biblioteche, con La bastarda degli Sforza compone un magnifico ritratto di un’epoca storica, il Quattrocento, perfettamente ricostruita in ogni dettaglio, al cui centro splende la nobile e temeraria figura di Caterina, che sarà costretta a sfoderare, come fosse un’arma, tutto il suo coraggio, quando il suo futuro e quello dei suoi figli saranno minacciati. Chiamata “Tygre” per il suo temperamento, la madre del famoso capitano di ventura Giovanni dalle Bande Nere, che avrebbe ereditato dalla genitrice la passione per il mestiere delle armi, osserva con sereno distacco il mondo nella copertina del volume di questa bella biografia particolare del dipinto La dama dei gelsomini di Lorenzo di Credi (Pinacoteca Civica di Forlì).

“Il privilegio della nascita va ripagato con l’accettazione del proprio destino, qualunque esso sia”.


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La bastarda degli Sforza

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Commenti: 3

  • caterina
    22 novembre 2018, 17:47

    Libro scritto “bene”, invoglia alla lettura e mi piace tanto come scrive la sig.Russo.
    Anch’io amo le biografie storiche, ne leggo molte .
    Complimenti all’autrice
    brava!!!

  • AIDA SALANTI
    2 febbraio 2019, 10:58

    Ho appena finito di leggere “la bastarda degli Sforza” e mi è molto piaciuto, tanto da desiderare di leggere il seguito che l’autrice promette alla fine del libro. Ma l’ha poi scritto? e qual è, perchè io non ne ho trovato traccia. Grazie a chi saprà darmi indicazioni.

  • AIDA SALANTI
    2 febbraio 2019, 11:06

    Ho appena finito di leggere La bastarda degli Sforza e mi è così tanto piaciuto che vorrei andare avanti a leggere la storia di questa donna indomita. Al termine del libro, l’autrice “promette” che scriverà il seguito. L’ha poi fatto? Non ne ho trovato traccia. Ringrazio fin da ora chi saprà darmi indicazioni in merito.

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