L’Uomo Fuco di Gianluca Morozzi

Lucas è un ragazzo come tanti, come noi. O come eravamo se, come me, siete vicini agli anta…
Le sue passioni? Megan Fox, se parliamo di sogni, e Daisy, la commessa del centro commerciale, per i desideri più reali. Non per questo, però, meno affascinanti.
Adora i vecchi supereroi di Bologna: il Sergente Due Torri o il mitico Partigiano, suo idolo. E anche “L’Uomo Fuco”. Certo, quest’ultimo è più una macchietta che un vero supereroe, comunque le sue gesta sono negli annali, quindi val bene la pena citarlo.
In tutto questo Lucas viene convocato dallo zio, che in realtà è un prozio.
Quest’ultimo è ormai in punto di morte e vuole rivelare al nipote che l’Uomo Fuco… è lui!

Lucas, non si sa se più deluso o annoiato dalla rivelazione, apprenderà che ora questa pesante eredità spetta a lui. E finché si parla del villone dello zio o dei soldi va tutto bene, dei superpoteri ancora ancora, ma il costume proprio no…
Comunque la frittata è fatta, lo zio muore e ora il nipote dovrà indossare i panni del supereroe che nessuno (o quasi, comunque non lui) stima.
Sarebbe tutto perfetto se non fosse per il fatto che l’Ape Regina ha deciso di cercarlo e accoppiarsi con lui. Per un adolescente affamato di sesso la notizia non è affatto malaccio. Purtroppo, dopo l’accoppiamento subentrerebbe la morte, e questa seconda parte a Lucas piace meno. Cosa fare? Accettare l’eredità e scontrarsi con l’acerrima nemica o continuare con la vita di tutti i giorni come se niente fosse?
Purtroppo l’Ape Regina lo ha già trovato ed è passata all’attacco, quindi a lui rimane una sola scelta…

Gianluca Morozzi è impossibile da etichettare, sapiente penna quando si stratta di thriller (qualcuno ha detto “Blackout”?), guascone con romanzi come “L’era del porco” e ora penna sarcastica e feroce in “L’uomo fuco” (Felici Editore, 2012, collana Smart, pp. 77, euro 4,90), una storia all’apparenza banale ma che in realtà nasconde spunti davvero geniali.
Ho letto molti libri ironici eppure raramente mi trovo a ridere di gusto, sprofondato nella mia poltrona, mentre leggo un libro. Una storia che è una medicina contro la tristezza, da leggere e rileggere per trovare, o ritrovare, un sorriso che magari manca da troppo tempo.