

Inverness
- Autore: Monica Pareschi
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2024
Monica Pareschi sembra abbia scritto da sempre, perché le è capitata una cosa bella e strana: sia per i malati di letteratura soprattutto inglese, ma anche per chi non la riconosce e trova elegante dire di avere un inglese arrugginito, si pensa di leggere un testo d’Oltremanica ma invece si sta leggendo la traduttrice Pareschi. Cosa che mette in soggezione e ci si ritrova a leggere, per la quarta volta, Cime tempestose di Emily Brontë. Un piacere e una dannazione.
Mentre questi racconti parlano finalmente di lei come scrittrice, e hanno come titolo Inverness (Polidoro editore, 2024), ambientati ai tempi nostri, più o meno perché Pareschi si diverte a imbrogliare le carte, e li si legge come fossimo sulle montagne russe. Come il primo I baci di Munch, o la perfezione dell’amore: il titolo non rispecchia poi il contenuto, perché come si è già scritto Monica Pareschi spariglia le carte e si diverte a prendere in giro chi legge. Non è un memoir, vivaddio, non sappiamo chi sono le donne e le ragazze delle storie. La perfezione del bacio è invece averne paura e schifo: queste lingue che si cercano e alcuni hanno le bavette della saliva ai bordi:
Nel bacio ci ammutoliamo. La lingua, risucchiata, si perde. I denti cozzano. Il respiro è interrotto, la parola mozzata.
Nemmeno Edgar Allan Poe arriva a tanto. Perché un certo stile, anche senza lo statunitense Poe, è inglese e nel terrore di baciare c’è tutta una ritrosia degli abitanti dell’isola, nei paesi e cittadine. Londra no, ma perché di britannico non è rimasto quasi niente. Deliziosamente elegante non c’è moltissimo, perché Pareschi è dei nostri tempi: ironica, estrosa, cruda, mai disperata, come se sapesse che siamo anche "caccole" - che da adolescenti spesso è il nostro passatempo preferito, toglierle dal naso.
Per il racconto che prende il titolo della raccolta, ovvero Inverness, non è un luogo di fantasia ma una cittadina scozzese, che una delle due ragazze del racconto vorrebbe tanto visitare. Ma fare l’autostop in Gran Bretagna era consuetudine negli anni Settanta e Ottanta del secolo.scorso, alla ricerca di un concerto de The Smiths o David Bowie. Con la Brexit, ora, è un paese qualunque, quietamente disperato.
Ecco: Inverness è la summa della malinconia della scrittrice, perché non vede niente di bello, perché la brughiera, se piove sempre, è noiosa e gli uomini sono sessualmente rapaci, alla seconda birra ma non alla decima. Poi si diventa aggressivi o si dorme in piedi. In quasi tutti i racconti c’è qualcosa di squamoso, come di colla che si appiccica. Le amiche camminano una sull’altra, le insegnanti e maestre restano guardinghe per vedere se dai bagni utilizzati dagli alunni è successo qualcosa di brutto. Questi sono scritti imprevedibili, belli, cattivi, pessimisti o ragionevolmente ottimisti, perché alla fine "la vita è un sogno".

Inverness
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