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Recensioni di libri

Cime tempestose di Emily Bronte

Un amore che sembra tutto il suo contrario, ovvero l’esaltazione dell’odio, degli aspetti tenebrosi e crudeli. L’amore che non genera amore, tenerezza, dolcezza, ma tutt’altro, aberrazione, disperazione e morte. Eppure è amore, un amore portato al parossismo, al gusto del masochismo, al rifiuto di sé fino a lasciarsene morire.

Antonella Griseri, scrittrice Pubblicato il 14-02-2021
Cime tempestose

Cime tempestose

  • Autore: Emily Brontë
  • Genere: Classici
  • Categoria: Narrativa Straniera

La bughiera e tutti gli spazi "sublimi e terribili" si prestano come scenari ideali alle grandi tragedie, alle storie d’amori impossibili e disperati, portati all’esaltazione e all’ennesima potenza proprio dallo scenario stesso che rende possibile, nelle sue infinite solitudini, la solitudine singola e corale dei personaggi che, qui in particolare, diventano simili a personaggi teatrali, intenti a recitare in una scenografia costruita attorno a loro stessi..

"Cime tempestose" pare avere come protagonista, prima che i personaggi stessi, il paesaggio, tanto che il nome del protagonista maschile "Heathcliff" significa letteralmente "rupe dell’erica"...
E l’erica, questa pianta sempiterna e resistente agli inverni e alle tempeste, cresce e ricopre le Highlands scozzesi dove il romanzo è ambientato...
L’autrice Emily Bronte, figlia di un pastore protestante, abitava in una canonica in mezzo a questi scenari e la sua condizione di osservatrice, la sua forte passione, la sua solitudine sono fortemente presenti nel romanzo.
La storia del trovatello Heathcliff che viene allevato ed amato più del vero figlio del signor Earnshaw e di cui si innamora la sorellastra Catherine, più che un romanzo d’amore pare un romanzo di vendetta.

"Cime tempestose" racconta un amore che sembra tutto il suo contrario, ovvero l’esaltazione dell’odio, degli aspetti tenebrosi e crudeli. L’amore che non genera amore, tenerezza, dolcezza, ma tutt’altro, aberrazione, disperazione e morte. Eppure è amore, un amore portato al parossismo, al gusto del masochismo, al rifiuto di sé fino a lasciarsene morire. Un orrendo ma bellissimo amore che proprio da questo suo terrore coglie un aspetto che lo consacra all’immortalità, sia romanzata che letteraria. Un amore che trova la pace nella fine, nella tomba, nella morte soltanto.
Ed ancora una volta è il paesaggio che ricopre, inghiotte e fa suoi i personaggi, rendendoli parte della brughiera per l’eternità e consegnandoli al suo divenire attraverso la fioritura dell’erica.

Leggi anche:

  • Le donne in Cime tempestose
  • Heathcliff, l’eroe negativo di Cime tempestose

Abbiamo parlato di Come tempestose anche nel nostro ultimo post di San Valentino su Instagram:

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Commenti: 2

  • Patrizia Falsini
    8 gennaio 2020, 09:47

    E’ sicuramente il romanzo più importante del Romanticismo inglese dell’Ottocento e per di più scritto dalla più fantasiosa delle sorelle Bronte, Emily.
    Il paesaggio è quello della brughiera, il protagonista è il dark hero romantico.
    Un romanzo ottocentesco con molti temi moderni come l’alcolismo e gli abusi domestici.
    Bella la recensione , molto approfondita.

  • Federica Celentano
    3 agosto 2021, 14:53

    Cime tempestose, o Wuthering Heights nel titolo originale, è stato l’unico romanzo di Emily Bronte, pubblicato nel 1857 sotto pseudonimo, come del resto fecero anche le altre due sorelle prima di ribellarsi e pubblicare con i loro veri nomi.
    Per me Cime tempestose è Heathcliff.
    Dall’inizio alla fine, la sua presenza sovrasta e, di conseguenza, mette in ombra il resto dei personaggi.
    Eppure non è lui il narratore della storia, bensì il signor Lockwood, un completo estraneo all’intera vicenda, che prenderà in affitto Thrushcross Grange, di proprietà del signor Heathcliff e di cui descriverà sin da subito i suoi veri colori.

    “Credo che in Inghilterra non avrei potuto scegliermi un altro posto più lontano dal frastuono della società. È il paradiso del perfetto misantropo; e il signor Heathcliff e io siamo fatti apposta per una simile desolazione. [..] Wuthering Heights è il nome della residenza di Heathcliff; Wuthering è un aggettivo molto espressivo, proprio di quella provincia, e descrive il tumulto atmosferico al quale si trova esposta durante la bufera. Debbono avere aria pura e mossa lassù in ogni momento!”

    Oltre al Signor Lockwood, ci sarà un altro narratore, o meglio narratrice, che racconterà a quest’ultimo l’intera storia della famiglia Earnshaw e di Heathcliff: Elena Dean, domestica della famiglia.
    Heathcliff fu preso in casa dal Signor Earnshaw quando era ancora un ragazzino. La sua venuta, però, non fu presa bene dai figli del padrone, Hindley (il maggiore) e Caterina che aveva all’incirca la stessa età dell’orfano. Ma col tempo le cose cambiarono e i due ragazzini divennero inseparabili. Insieme erano un terremoto mischiato a un uragano e, per questo, dopo la morte del Signor Earnshaw, venivano costantemente puniti e tenuti separati da Hindley, ormai adulto e padrone di casa, che da un lato non aveva mai smesso di odiare “lo zingaro” come veniva spesso chiamato Heathcliff e dall’altro non riusciva a comprendere come la sorella, invece, ne fosse così ammaliata.

    Successivamente per un infortunio, Caterina fu costretta a restare a casa dei Linton, che all’epoca erano i proprietari di Thrushcross Grange, per quasi un mese, e al suo ritorno sembrò totalmente cambiata agli occhi di tutti, ma soprattutto a quelli di Heathcliff. Inoltre, la ragazza si era molto avvicinata ad Edgardo Linton, durante la permanenza nella sua casa e, di lì a poco, accettò la sua proposta di matrimonio ma subito dopo venne assalita da mille dubbi.

    “Stavo solo per dirti che il paradiso non mi sembrava affatto per me; e io piangevo fino a farmi spezzare il cuore, perché volevo ritornare sulla terra. […] Non è cosa per me sposare Edgardo Linton, come non lo sarebbe il paradiso: e, se quell’infame, che ora è rinchiuso lì dentro, non avesse ridotto Heathcliff tanto in basso, non avrei mai pensato di farlo. Ora, se sposassi Heathcliff, ne sarei degradata; così lui non saprà mai quanto io lo ami: e questo non perché è bello Nelly, ma perché lui è più me di me stessa. Di qualsiasi cosa siano fatte le nostre anime, la sua e la mia sono simili; […] la sola ragione di vivere per me è lui. […] Nelly, io sono Heathcliff! Lui è sempre, sempre nella mia mente; non come un piacere, come neppur io sono sempre un piacere per me stessa, ma come il mio proprio essere.”

    Purtroppo Heathcliff udii solamente le parole negative a lui rivolte, così fuggì dalla casa per ritornare solamente dopo tre lunghi anni, durante i quali sia lui che Caterina erano cambiati.
    Lui aveva accumulato una fortuna, ma nessuno sapeva dire come, e lei aveva sposato Edgardo.
    Ma non appena Heathcliff si presentò presso la casa di lei, fu come se tutto quel tempo non fosse mai passato e allo stesso tempo, come se tutto fosse irrecuperabile.

    Non proseguirò con il racconto della trama perché credo che non sia questa la parte migliore del libro, piuttosto Heathcliff e il suo eterno amore nei confronti di Caterina. Il suo personaggio viene, spesso e volentieri, descritto in modo malevolo, quasi come se fosse il demonio in persona, infatti molto spesso parla e agisce come tale, ma invece per me è stato un personaggio straordinario. Sicuramente il più interessante e pieno di sfaccettature. Un uomo con una vita assolutamente difficile che ha dovuto dire addio al suo unico grande amore ben due volte e vivere il resto della sua esistenza nell’infelicità più profonda. Non sareste stati anche voi incazzati col mondo intero, soprattutto con coloro che vi ricordavano così tanto la vostra amata? Io credo di sì…

    Per concludere riporto un’ultima citazione tratta da un dialogo tra Caterina e Heathcliff, a mio parere una delle parti più belle del libro.

    «Tu sai di mentire dicendo che io ti ho uccisa, e sai anche che non potrei dimenticarti come non potrei dimenticare la mia propria esistenza! Non basta al tuo egoismo diabolico la sicurezza che, mentre tu sarai in pace, io mi contorcerò qui fra tormenti d’inferno?»
    «Io non sarò in pace, […] Non ti auguro un tormento più grande del mio, Heathcliff; vorrei soltanto che non fossimo più divisi, e, se una mia parola un giorno dovesse farti soffrire, pensa ch’io proverò un’uguale pena sotto terra e per amor mio perdonami; vieni qui; inginocchiati ancora. Non mi hai mai fatto del male in vita tua.»
    Heathcliff si mise dietro la sua sedia, chinandosi verso di lei, ma in modo che lei non potesse vedergli il volto che era livido per l’emozione. Ella fece l’atto di voltarsi, ma lui non glielo permise; con una rapida mossa si tolse di là, e si diresse al focolare ove rimase in silenzio, volgendoci le spalle.
    «Vedi, Nelly; non cederebbe un momento neppure per tenermi sull’orlo della tomba. Così mi ama! Bene, non importa! Questo non è il mio Heathcliff! Io amerò il mio, e me lo porterò con me: egli è nella mia anima.»
    […]
    «Tu mi amavi, e allora che diritto avevi di lasciarmi? Che diritto, rispondimi; un miserabile capriccio per Linton? Perché né la miseria, né il dolore, né la degradazione, né la morte, nessuna altra cosa mandata da Dio o da Satana avrebbe dovuto separarci; e tu l’hai fatto di tua volontà. Io non ti ho spezzato il cuore; tu te lo sei spezzato, e hai spezzato anche il mio.»

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