

Il valore affettivo
- Autore: Nicoletta Verna
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2021
Chi scrive ha scoperto Nicoletta Verna qui su sololibri, leggendo una straordinaria recensione a cura di Antonio Rossetti del suo ultimo romanzo, I giorni di Vetro, che ho finito di leggere senza interruzioni.
Era uscito qualche anno fa Il valore affettivo (Einaudi editore, 2021), che rientra tra quelle letture che uno vorrebbe tenere nascoste, come se fossero pepite d’oro.
Siamo a Roma, una coppia di fidanzati conviventi, in una bellissima casa a rione Monti. Lui si chiama Carlo ed è un chirurgo di chiara fama, che si è specializzato a Boston, negli Stati Uniti, mentre Bianca sbobina interviste per sei ore in un’azienda di ricerche di mercato. A parte i rispettivi lavori, sono bellissimi esteticamente e ora in quasi tutto il mondo la bellezza esteriore è quasi più importante dei curricula. Puoi sapere il giapponese, ma la bruttezza allontana certi lavori di prestigio e ti ritrovi, per assurdo, in un ufficio solo/a a elaborare dati, anche se si ha un master.
Ma anche le famiglie felici sono diverse tra loro. Carlo ha un pessimo rapporto col padre, medico anch’egli, e Bianca, che potrebbe fare un lavoro diverso più allettante, si sente a disagio e ha problemi ad avere un bimbo/una bimba, perché le trovano un fibroma che deve asportare d’urgenza. Chissà se quest’operazione inficerà il suo piano di diventare madre e liberarsi dalla sua disgrazia che ha reso la vita dei genitori infelicissima: la perdita della figlia perfetta, sorella di Bianca, Stella, brava a scuola, corteggiata per la sua avvenenza, amata da tutto il gruppo familiare e portata come esempio.
Bianca ne uscì devastata, ma, pensando di vedere un poco più sereni i genitori, divenne famosa in un quiz preserale. Le riviste cercavano le sue foto, veniva intervistata, ma era solo apparenza, superficialità, visto che nel programma non doveva parlare. Nessuno provava entusiasmo per lei, ma solo invidia, fin quando il programma perse telespettatori e, per tornare sulla cresta dell’onda, Bianca, mentre girava la casella, ops, faceva cadere una spallina del vestito. Tutto questo è raccontato dalla Verna con millimetrica precisione, che ricorda Calvino in Italia e i nouveau roman francesi, da Robbe-Grillet a Marguerite Duras.
In realtà la coppia non ha amici del liceo e Carlo preferisce stare a casa o con colleghi. Frequentano Serena, amica di Bianca, che ha capito qualcosa in più di lei rispetto ad altre "conoscenti", poi c’è la coppia formata da Liliana, che sta in carrozzina, e il marito Rodolfo, che parla molto poco. Nel romanzo emerge il bisogno di trovare un valore affettivo in questo niente, ma anche la casa di lusso, il passaggio da ragazza piccola borghese a donna alto borghese, sebbene dei soldi a lei non importi nulla, tanto che sbobina interviste. Bianca, con la sua smania di avere un bambino, una piccola Stella, una nuova "sorella" dalle sue viscere. Dal momento che la parte finale svela come è successa la disgrazia, lasciamo i lettori nel dubbio.
Nicoletta Verna prende inconsciamente tanto della narrativa italiana al femminile del secolo scorso: Natalia Ginzburg, Elsa Morante e soprattutto Lalla Romano le servono come esempio, ma la narrazione degli eventi stravolge tutto quello che la scrittrice ha letto, per un nuovo modo di esporre i fatti. Un romanzo di grande intensità, ma anche glaciale e a tratti tenero.

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IL VALORE AFFETTIVO si apre con una sintassi sospesa:
"Anche il fatto che ogni tanto mia madre cerca di uccidersi è diventato un’abitudine, come più o meno tutto il resto". (pg. 5)
La sintassi di apertura è sospesa perché volutamente mancante di un discorso precedente, introduttivo: primo indizio di turbamento.
A parlare è Bianca, la protagonista e voce narrante. Bianca e Carlo sono una coppia giovane che vive a Roma, in una casa di lusso nei pressi del Colosseo. Carlo, un po’ più grande di lei, è un cardiochirurgo di fama internazionale; Bianca trascrive su carta interviste per conto di un’agenzia di comunicazioni.
Tutta la vicenda fa leva su un terribile senso di colpa: Bianca vive con angoscia la morte della sorella adolescente Stella, avvenuta tragicamente venti anni prima. Negli anni la tragedia si è annidata in lei e turba il rapporto con il compagno Carlo, con i genitori, con la sua psiche. L’equilibrio psichico compromesso è trasfigurato in una ossessione maniacale: Bianca cataloga mentalmente e praticamente i rifiuti, siano essi i suoi, o di altri. L’ossessione scatta a ritmo costante e puntuale, ogni qualvolta sente sopraggiungere il disagio.
Il ricorso irrefrenabile allo smembramento di un oggetto e al suo smaltimento per categorie è una ipnosi improvvisa e invincibile e risponde all’emergenza di controllare, di arginare il magma della follia, della disperazione.
Nella vicenda si fa un frequente ricorso a immagini ossimoriche, di contrasto: l’astice muore agonizzando, ma la sua polpa è prelibata; il cuore è sede di vita, ma vi si può annidare una patologia mortale; il maiale viene scannato in una mattanza raccapricciante, ma l’atmosfera è goliardica, da scampagnata tra amici; il piatto cucinato è prelibato, ma all’interno si cela un capello, sfuggito al controllo. Sono scene che concorrono a esternare il malessere e tengono il lettore con il fiato sospeso sin dalle prime righe, grazie anche ad un serrato alternarsi di piani temporali: quello del presente della storia, che sorregge il rapporto di Bianca e Carlo, con le numerose analessi – salti all’indietro nel tempo – che ripescano il periodo felice: la vita con Stella, la serenità della mamma, l’incontro con Carlo.
La storia narrata in IL VALORE AFFETTIVO non vuole essere un vademecum per la riabilitazione dal senso di colpa familiare che appartiene un po’ a tutti. Oltre ad essere un mirabile esercizio di scrittura per il suo accurato impianto narratologico e la compiutezza descrittiva dei personaggi delineati, IL VALORE AFFETTIVO invita a volgere lo sguardo altrove per - come in un caleidoscopio - svelare l’esistenza, tra il sudiciume dei rifiuti, del sorriso di una… bambola.
Buona lettura.