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Recensioni di libri

Il principe mago di Bent Parodi

La moda dello spiritismo in Sicilia che incrocia un aspetto della cultura europea e si concretizza fra i nobili che, tra riti magici e studiosi dell’occulto, vivono la loro decadenza.

Federico Guastella
Federico Guastella Pubblicato il 16-01-2020

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Il principe mago

Il principe mago

  • Autore: Bent Parodi
  • Genere: Romanzi e saggi storici
  • Categoria: Saggistica
  • Casa editrice: Sellerio

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Ne Il principe mago di Bent Parodi si parla di castelli e spiriti in Sicilia: viene in mente il maniero di via Serradifalco, 113, costruito a Palermo in uno stile composito che riecheggia le corti europee. Sfarzoso l’evento dell’inaugurazione nel 1885: saloni, arazzi, camini in pietra, vetrate colorate e decorate con stemmi nobiliari, la grande biblioteca e il giardino inglese stupirono gli invitati, i nobili palermitani che vissero due giorni di festa.

Vi morì nel 1979, a ottantadue anni, Raniero Alliata dei duchi di Pietratagliata, principe del Sacro Romano Impero, dedito alle scienze occulte. Selettivo nella classificazione degli uomini, amante della mondanità e delle belle donne, poi sceglie la via della misantropia. Per oltre mezzo secolo era rimasto chiuso nel suo castello, senza quasi mai uscirne, tranne in rarissime occasioni, a seguito di una grossa perdita al tavolo dello chemin avvenuta nel 1925 al circolo nobiliare “Bellini”, oggi scomparso come molti i suoi frequentatori, tra cui Tomasi di Lampedusa. Alliata è stato un mago nero, evocatore di trapassati inquietanti e di potenze tenebrose.

Proprio questa storia è raccontata nel libro pubblicato da Sellerio nel 1987 e scritto da Bent Parodi di Belsito, noto studioso d’alchimia e di esoterismo. Per la prima volta lo incontra all’età di sette anni e se ne allontana a diciotto, dopo essere stato suo amico e quasi discepolo. Dice Parodi che l’occultismo si diffuse a Palermo dopo la Prima Guerra mondiale. I saperi proibiti, le visioni, il trance, gli ectoplasmi, i messaggi dall’aldilà agirono in modo irresistibile sull’eccentrica aristocrazia siciliana, ormai in declino. In proposito, non può non ricordarsi Casimiro Piccolo, fratello di Lucio l’autore dei Canti Barocchi. Lucio, poeta e musico, nella magica Villa di Capo d’Orlando in contrada Calanovella, che accoglieva le figure più prestigiose della cultura italiana, credendo alla pari dignità fra tutti gli esseri animati (uomini ed animali), di notte evocava e cercava di fotografare gli ectoplasmi dei suoi amatissimi cani sepolti alla loro morte in un angolo del lussureggiante e incantato giardino. Casimiro, estroso come pittore, dipingeva ad acquarello il suo universo mentale. I Piccolo avevano dimestichezza con le meraviglie del fantastico, non distinguevano l’aldilà dall’al di qua. Erano attratti dal mondo invisibile. Colti e poliglotti, cavalcavano le nuvole alla ricerca di chimere. Capo D’Orlando, dunque: un angolo suggestivo di Sicilia idealmente collegato all’Irlanda di Yeats e delle sue fiabe.

Da parte sua, Raniero, il mago entomologo, aveva l’ aspetto di uno Junker prussiano coi capelli quasi rasati lungo le tempie, sembrava avesse letto tanto. Le sue specializzazioni erano la filosofia, il darvinismo e la zoologia; è stato pittore, scultore, evoluzionista, glottologo e stimato naturalista: aveva messo insieme la più grande collezione di insetti e farfalle di Sicilia (delle Madonie, in particolare dove amava recarsi), contenuta in cinque grandi armadi, di cui si favoleggiava nelle università di Oslo e di Uppsala; molto meno in quelle italiane. Dal temperamento cinico e sprezzante, possedeva un magnetismo personale straordinario. Il castello di via di Roccatagliata era immenso, freddo, ingombro di mobili di gran fattura. Nello studio egli leggeva, dipingeva, classificava insetti, scolpiva e fondeva soldatini di piombo in divisa prussiana (erano donne con il seno nudo che spuntava dalla casacca aperta). Da una finestra del castello tutti i pomeriggi, alle sei, Raniero si affacciava con indosso un pigiama militaresco. Nella mano destra faceva dondolare un teschio che portava tra i denti una pergamena nera con su scritte parole magiche in aramaico, vergate in argento. E lanciava Raniero verso la Conca d’oro, illuminata dai raggi del tramonto, un oscuro anatema, sempre lo stesso: Agapithon sthanòs a-ta-tia iaron milosonti Adonai. I camerieri erano svaniti da tempo, il servizio veniva sbrigato da modestissime famiglie, in cambio soltanto di vitto e alloggio; le donne giovani erano obbligate a servizi di altro tipo.

In un’ala del castello viveva in reclusione Helga, una ragazza norvegese dotata di facoltà ipnotiche e medianiche, completamente plagiata: su di lei, il principe faceva alcuni dei suoi esperimenti. Cadeva in trance verso mezzanotte e il respiro gli diventava affannoso. Addirittura era entrato in contatto con Mara d’ Aleppo e Aristogitone, personaggi dell’Atene classica. Gli ectoplasmi andavano e venivano. Alliata era un metapsichico che credeva alla presenza delle anime disincarnate, le quali per manifestarsi sfruttavano la produzione energetica del medium.

Parodi viene messo in guardia da Casimiro Piccolo: Raniero è un mago nero; ha fatto impazzire Helga; chiede agli spiriti il segreto di una lunga vita dei sensi; coltiva il folle sogno di Faust. Ma la frequentazione ha un seguito fino ad un episodio che cambia tutto. La narrazione di Parodi ne Il principe mago lascia increduli. Raniero era caduto in una trance profondissima. La stanza fu invasa da un forte odore di zolfo; nello stesso tempo dalla bocca del principe uscì una voce cupa, affannata che diceva: “Mortali, ascoltate, io sono il re dei mondi”. Poi, al centro della stanza, una figura orrenda: soffiava, sbuffava, ghignava, cercava di prendere forma, ma invano. Fuggirono tutti senza sapere cosa fosse: la materializzazione dei morti proiettata dal subconscio, o altro?

Da allora Ben Parodi non mise più piede a Villa Alliata. C’è chi crede di vederlo: il suo fantasma si affaccia ancora come sostengono gli abitanti del quartiere. Ultimo dei Gattopardi, ed esserlo ha scritto Bent Parodi significa “nutrire il sogno di un mondo diverso, neoplatonico, esoterico”. E bisognerebbe riandare a Luigi Capuana, in cui l’argomento spiritico che segna il passaggio dal positivismo alla cultura dei fenomeni psichici, agisce vivacemente in sintonia con gli studi che si diffondevano in Europa: una fotografia lo ritrae mentre egli stesso si finge morto.


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il principe mago

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