

Il bosco del confine
- Autore: Federica Manzon
- Genere: Letteratura di viaggio
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2020
Il rischio di cadere nel cliché è sempre dietro l’angolo quando si parla di quella porzione della nostra penisola che si trova a nord-est, sospesa fra Trieste, la Jugoslavia, l’Istria e la Dalmazia. Territori per lungo tempo contesi, dai confini delicati come fili sottili appesi ai destini della Storia, fragili, mutevoli secondo le pieghe del tempo e degli eventi. Eppure proprio di questo tratta Il bosco del confine (Aboca edizioni, 2020), libro di Federica Manzon, fresca vincitrice del Premio Campiello con Alma, che mette al centro le dinamiche triestine di confine e la sua ricca storia e cultura mitteleuropea.
Schatzi, la voce narrante di questa storia, affronta il tema del confine, di come, citando Claudio Magris,
viaggiare non vuol dire soltanto andare dall’altra parte della frontiera, ma anche scoprire di essere sempre pure dall’altra parte.
Durante le passeggiate, padre-figlia attraverso i boschi, le parole paterne fanno eco all’insegnamento magrisiano:
hai mai visto una betulla ritrarre i rami per non sconfinare in territorio straniero?
Di fatto il bosco, per il padre, non possiede confini, è una terra sospesa, che va oltre le divisioni etniche, geografiche e identitarie. I racconti del padre sono un inno alla pace dei popoli. Eppure per Schatzi non è così, c’è qualcosa di misterioso e di indecifrabile che rende differenti i luoghi al di là della frontiera. Una curiosità che va oltre le etichette dei suoi concittadini triestini, che ritengono quel mondo “di là” come barbaro.
Al compimento dei diciannove anni, ecco che il padre le regala allora le chiavi che aprono la porta a quel mondo: un biglietto per le olimpiadi invernali di Sarajevo del 1984. Un po’ come il rigore fallito da Faruk Hadžibegić il 30 giugno del 1990 a Italia ’90, nessuno ancora sa che sarà uno degli ultimi atti della storia jugoslava, preludio di uno scontro fratricida pronto a esplodere. Come la neve che cade sulle ultime pagine joyciane dei Morti, l’esperienza olimpica sarà per Schatzi letteralmente un’epifania. Lì conoscerà Luka, nipote di un amico di suo padre. Nella tenerezza e nel calore degli abbracci sotto la neve, nei fuori pista insieme, nell’entusiasmo per le prodezze degli atleti jugoslavi, nascerà un senso di appartenenza per quei luoghi che metteranno in discussione la sua identità. Una strana idea di casa si fa largo dentro la protagonista; gli alberi che stavano al di qua del confine hanno radici sparse un po’ ovunque. Bisogna però fare i conti con la Storia; Faruk ha sbagliato il rigore, la Jugoslavia si sgretola. Scoppia la guerra, di Luka non si hanno più notizie, eppure il desiderio di tornare è più forte che mai. C’è una forza che attrae Schatzi verso l’ovest, perché la vita comunque deve proseguire altrove. Ma è solo tornando, è solo facendo ritorno a casa che si può scoprire chi siamo. L’est la chiama, Sarajevo è casa.
Il bosco del confine è dunque un romanzo identitario che racconta pagine importanti della storia europea. Con una scrittura delicata ma tagliente come le schegge delle granate che fioccano su Sarajevo, ferma nel condannare la guerra, Federica Manzon ci consegna un libro molto interessante che fa dell’idea del viaggio come esperienza di ritorno il suo snodo centrale. Perché nell’Infinito viaggiare delle nostre esistenze
per vedere un luogo occorre rivederlo. Il noto e il familiare, continuamente riscoperti e arricchiti, sono la premessa dell’incontro, della seduzione e dell’avventura; la ventesima o centesima volta in cui si parla con un amico o si fa all’amore con una persona amata sono infinitamente più intense della prima. Ciò vale pure per i luoghi; il viaggio più affascinante è un ritorno, come l’odissea, e i luoghi del percorso consueto, i microcosmi quotidiani attraversati da tanti anni, sono una sfida ulissiaca.
Perché è solo vedendo e rivedendo determinanti luoghi che se ne scopre l’importanza identitaria per ciascuno di noi. È soltanto seguendo i riflessi dei moti interiori dell’animo sui luoghi della nostra esistenza che si può scoprire chi siamo.

Il bosco del confine
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