I piccoli fuochi
- Autore: Ben Pastor
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Sellerio
- Anno di pubblicazione: 2016
La Sellerio continua, con la preziosa collaborazione alla traduzione e alla cura di Luigi Sanvito, la pubblicazione dei romanzi che la scrittrice italo americana Ben Pastor ha dedicato al suo insolito personaggio, il detective capitano del Servizio segreto tedesco, l’Abwehr, durante la Seconda Guerra mondiale.
Ormai di Martin von Bora sappiamo quasi tutto: la sua insofferenza per il regime nazista nei suoi aspetti più macroscopicamente criminali, pur nella lealtà all’esercito del suo Paese di cui porta i gradi, l’amore romantico per la bellissima Dikta, Benedikta, la moglie sposata appena una anno prima e rimasta in Germania, la influente parentela che gli consente una certa impunità a fronte di scelte professionali non sempre allineate alle rigide direttive dei suoi superiori, una sottile nostalgia per una giovinezza dorata presso la madrina, la nobildonna romana a cui deve tanto, l’amore per il cavallo e la musica, il ricordo di imprese poco lusinghiere che ha dovuto fronteggiare appena una anno prima in Polonia, dove i nazisti si sono macchiati di atroci crimini contro la popolazione civile…
Ora però, Martin è stato inviato in Francia, a Parigi, dove l’esercito nazista invasore ha stabilito il suo potere feroce; Bora però, date le sue innate doti di investigatore, è chiamato addirittura dall’ammiraglio Canaris a trovare il colpevole di un delitto che imbarazza non poco la Marina del Terzo Reich: la moglie del Commodoro Arno Jansen-Jacobi, Marie, ricchissima, madre del giovane ufficiale di Marina Manfred, è stata barbaramente uccisa ed annegata in una vasca adibita a raffreddare la stoffa di lino prodotta in quella zona della Bretagna; siamo infatti tra Brest, porto militare e sede dei cantieri navali francesi, ora zona d’occupazione e le cittadine limitrofe, sull’estuario del fiume Elorn, nell’ottobre 1940. Bora si muove in mezzo a misteri che si infittiscono man mano che procede la narrazione, complicatissima, piena di risvolti misteriosi, di personaggi numerosi che compaiono e poi ricompaiono, cambiano identità, si mostrano amici ma non lo sono, depistano le indagini. Nella missione di Bora c’è anche un altro risvolto: il capitano Ernst Junger, il celebre scrittore tedesco, si è rifugiato in Bretagna a studiare gli insetti, ma la sua posizione eccentrica insospettisce i superiori e il nostro investigatore viene pregato di sorvegliarlo in modo discreto, magari fingendosene amico. Martin Bora in effetti è un uomo colto, laureato in filosofia, lettore appassionato delle opere di Junger, e dunque l’incarico lo gratifica, tanto che i due collaboreranno nella ricerca del colpevole della morte di Frau Jansen-jacobi, che ha lasciato dietro di sé grandi ricchezze, diamanti, molto appetiti dalla Chiesa locale, a cui la donna aveva promesso importanti lasciti, quanto dai malviventi locali, e forse ai suoi stessi amati congiunti. I personaggi che compaiono nel romanzo raccontano una Francia collaborazionista, che riempie i bordelli e i locali di ragazze che vogliono sopravvivere anche col nemico in casa: la Mome Chouette, che canta in un cabaret, è oggetto dell’attenzione di Bora in quanto possibile testimone o addirittura colpevole, anche perché amante non troppo segreta del Commodoro Arno; c’è poi una merlettaia, che affascina Bora con l’abilità delle sue mani, capaci di ricami raffinati e preziosi, un prete spretato dalla incerta identità, un po’ patriota un po’ ubriacone, che lo ospita, lo spaventa con gli spiriti dei trapassati che si aggirano in quei luoghi solitari nei quali abita e dove si aggira nottetempo incutendo al coraggioso Bora una paura innominabile: forse il terrore di conoscersi davvero. Durante una esibizione de la Mome, che canta una canzone patriottica, Martin Bora si accorge che c’è qualcosa di dissonante che lo turba nel profondo:
“Stranamente proprio quel pomeriggio, in quel luogo improbabile, all’apice del trionfo tedesco, che Bora colse nella canzone una specie di incrinatura, un segnale sottile che non sarebbe andata sempre così. Le parole non sarebbero state canticchiate a labbra strette o travisate in eterno, e ancora una volta la sconfitta (da dove? Per mano di chi? Impensabile), sarebbe stata per la Germania la faccia autentica sotto la maschera della vittoria. Il presentimento non aveva niente e anche fare con l’alcol”.
Grande merito di Ben Pastor è di averci regalato un personaggio problematico, contraddetto, leale ma anche critico, colto ma anche rigido nelle sue convinzioni, coraggioso e grande lavoratore pronto però a mettere in discussione scelte che gli sembravano inoppugnabili, ricco della tradizione familiare, la nonna scozzese, il padre grande musicista, la madre gran dama attenta ai valori della famiglia, la madrina italiana esponente di una antica aristocrazia… Insomma il prototipo di un uomo cosmopolita, capace di rapportarsi con lingue e culture diverse, quasi la proiezione di un moderno cittadino d’Europa.
Se trovo un difetto in questa ricostruzione storica dettagliata, puntigliosa, quasi fossimo di fronte ad una carta topografica di quei luoghi così remoti, il Finistère appunto, è l’eccessiva lunghezza della trama, che rischia in alcuni momenti di spaventare il lettore, trasportato in treni, automobili scassate, furgoni, lance, in paesi dai nomi complicati, sotto l’acqua incessante dell’autunno bretone, dove rischia realmente di perdersi. Tuttavia Ben Pastor si dimostra per i suoi lettori appassionati una grande ed abilissima narratrice, una storica seria, una donna dalla cultura vasta e raffinata, come dimostrano anche e non solo gli esergo tratti dalle opere di Ernst Junger anteposti opportunamente ad ogni nuovo capitolo del romanzo.
I piccoli fuochi
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