Follia
- Autore: Patrick McGrath
- Casa editrice: Adelphi
Follia di Patrick McGrath – Adelphi 1996
“Già l’amore: parliamo di questo sentimento che non riuscivi a dominare, come lo descriveresti?”
Inghilterra 1959 – Max Raphael, psichiatra, si trasferisce con la moglie Stella ed il figlio Charlie in un manicomio vittoriano, fuori Londra, in cui è stato nominato vice-sovraintendente.
La moglie, Stella, è una donna molto bella e raffinata, ma fragile e sensibile e ben presto arriva a disprezzare l’atmosfera claustrofobia del manicomio e suo marito, uomo freddo ed insensibile, votato solo al suo lavoro.
La sua vita sarebbe andata avanti così in una quotidianità ossessiva, se non avesse incontrato Edgard Stark, un paziente uxoricida, in semilibertà per la cura del giardino.
Edgard è un artista, uno scultore, per il quale il confine tra arte e passione, amore e morte è diventato inesistente e in lui Stella ravvisa qualcosa di solido e maturo, nonostante tutti i discorsi sul suo orrendo crimine.
Dall’incontro scaturisce un amore folle, una passione erotica incontrollabile ed irrazionale e, quando Edgard riesce a fuggire dal manicomio con l’aiuto inconsapevole di Stella, fugge anche lei a Londra per vivere il suo grande amore senza alcun rimpianto per Max e solo qualcuno per Charlie, ma la passione è più forte della ragione, consuetudine e buonsenso.
Edgard e Stella vivono la loro tormentata storia fino al sopraggiungere della gelosia immotivata e pericolosa dell’artista, in cui si scorgono gli antichi impeti di follia pura e Stella, spaventata, fugge anche se sempre innamorata.
Saranno trovati dalla polizia, che riporterà Edgard in manicomio e restituirà Stella alla famiglia.
In un ambiente aspro e ostile come quello del Galles, dove Max troverà un lavoro, dopo lo scandalo della relazione e fuga della moglie e con la carriera finita, Stella sprofonda in una depressione irreversibile che Max accentua e che il figlio non riesce a mitigare, fino all’evento più drammatico, doloroso ed inaspettato del romanzo.
Il libro è un’analisi della discesa in un abisso di auto-ossessione di Stella e di come questa distrugga se stessa e tutto ciò che le sta intorno.
La storia è raccontata in prima persona da uno psichiatra, Peter Cleave, collega e amico di Max e Stella, apparentemente con il distacco con cui si parla di un caso clinico, senza esprimere un vero giudizio di fondo, ma in realtà non espone i semplici fatti: la narrazione è alterata da una percezione unilaterale della vicenda, che appare via via sempre più evidente alla fine del romanzo ed è diversa da quella che eravamo costretti ad immaginare.
L’autore, Patrick McGrath, ha trascorso gran parte della sua infanzia nel manicomio criminale di Broadmoor, dove il padre esercitava la professione di psichiatra ed è diventato un osservatore straordinariamente acuto di pazienti psichiatrici e di coloro che se ne occupano ed usa il suo talento letterario per raccontare storie avvincenti anche se cupe.
Coinvolgente e fluido nella lettura, il romanzo costruisce una sottile cinica follia che palesa una costante inclinazione freudiana.
Nel 2005 dal romanzo “Follia” è stato tratto il film omonimo con la regia di David Mackenzie.
Follia
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Un libro che negli anni ’60 fece scalpore e rimase in vetta alla classifica, ora dopo più di 50 anni lo troviamo ancora nei nostri scaffali. Leggendo questa prefazione a chi non viene voglia di leggere questo libro? E con un titolo come Follia, per chi ama i drammi psichici e psicologici, ovviamente si va a nozze.
Così sulla scia di un incipit del genere e del consiglio di una libraia mi sono cimentata nella lettura.
La storia è affascinante: la storia di una donna che rimane vittima di una malattia mentale a seguito dell’incontro con un paziente di un istituto psichiatrico. Le loro storie si intrecciano e per alcuni momenti combaciano. La trama quindi è avvincente, peccato che la scrittura sia lenta, a tratti noiosa e non vedi l’ora di arrivare alla fine, anche se durante il percorso sei tentata di abbandonare. Più volte nel corso della lettura ho pensato di chiudere il libro e lasciar perdere, di cambiare lettura.
L’unico motivo per cui non ho lasciato la lettura a metà era la curiosità di vedere se, quello che avevo immaginato, si avverasse. Alla fine avviene ciò che ti aspetti e io ne ero quasi contenta, almeno il libro finisce. Non immaginate la gioia quando ho potuto chiudere definitivamente il libro e riporlo in libreria.
Una lettura veramente difficile. Un libro che ti stanca, ti sfianca. Sono rimasta abbastanza provata dalla sua lettura, non tanto per il tema sicuramente forte, ma per come viene trattato e trasposto. Una scrittura forse troppo legata agli anni della sua stesura, piena di momenti vuoti.
La consiglio solo se si ama veramente molto questo genere e ci si vuole cimentare in una lettura sicuramente diversa e lontana dal solito.
Io penso che lascerò il libro nella libreria.