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Recensioni di libri

Ditelo a Sofia di Magda Szabò

Estate 1957, Budapest: protagonista una bambina poco apprezzata dalla madre, famosa pedagogista, che perde improvvisamente il padre. Storia di solitudini e legami di simpatia e affetto che si creano insperatamente. Spicca la figura della maestra di Sofia che valorizza l’allieva e mette in crisi il sistema pedagogico formalizzato.

Francesca Ferraro
Francesca Ferraro Pubblicato il 08-09-2015

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Ditelo a Sofia

Ditelo a Sofia

  • Autore: Magda Szabó
  • Categoria: Narrativa Straniera
  • Casa editrice: Salani
  • Anno di pubblicazione: 2013

Magda Szabò è una scrittrice ungherese, a sua volta figlia di scrittori. È vissuta circondata da libri, ha insegnato ungherese e latino ed è stata impiegata al Ministero della Religione e dell’Educazione fino a quando, durante il regime del socialismo reale, nel 1949, viene licenziata. La sua fama come scrittrice è dovuta anche a Hermane Hesse che l’incoraggiò a riprendere la scrittura temporaneamente abbandonata.
“Ditelo a Sofia” (Salani) è un romanzo in parte un libro autobiografico. La città di Budapest, l’ambiente degli studi di pedagogia, sono mondi che conosce profondamente e dal di dentro, per cui nel testo vi sono messaggi abbastanza espliciti lanciati nei confronti del sistema dell’educazione ungherese.
Estate 1957, Budapest: “Ditelo a Sofia” è il racconto di una bambina di undici anni, impacciata, silenziosa. Sofia ha undici anni e resta senza il padre, medico, morto d’infarto fulminante. Così la piccola cerca affannosamente l’ultimo paziente al quale il padre ha consegnato un messaggio per lei. Il padre è l’unica persona che l’abbia amata e apprezzata per quello che è: una ragazzina timida, introversa, ma che “ha carattere”. Sua madre, Judit Papp, è un’importante pedagogista ma non riesce a capire la figlia, forse ne è delusa, vorrebbe intimamente che rispondesse ad altri standard. Nulla mancherebbe a questa ragazza per essere brillante, studiosa, precisa, invece proprio questa figlia dal rendimento scolastico insufficiente, rappresenta il fallimento della sua professionalità, sconfessandone, nei fatti, le pubblicazioni sull’educazione dei bambini e il suo stesso ruolo di pedagogista di successo. Judit ha solo una formazione teorica, nei fatti non conosce sua figlia. Il padre, Nagy, medico, invece, ha con Sofia un rapporto dolce, affettuoso, e la conosce, l’apprezza per quello che è, senza pretendere nulla. «

Sofia ha carattere» disse papà una volta, d’estate. Lei scavava una buca nella sabbia, mamma prendeva il sole.«In genere i bambini hanno carattere, ma poi i grandi fanno di tutto, educandoli, per farglielo perdere. I grandi sono sempre troppo saggi»

Il padre, in punto di morte, lascia un messaggio a un paziente che termina con “ditelo a Sofia”. Sofia trova questo paziente, il bidello Pongràz, persona scontrosa, burbera, ostile, che nasconde un dramma, la perdita di tutta la famiglia durante i bombardamenti. Tra i personaggi della storia s’inserisce una figura bellissima, quella di un’insegnante che capisce veramente Sofia e l’aiuta a risolvere alcuni problemi scolastici senza troppa teoria, utilizzando la fiducia e il senso di responsabilità della piccola Sofia, proprio come ha fatto il papà conducendola a un intervento chirurgico:

Papà non ha mai mentito. Mai! Quando dovettero estrarle le tonsille, una volta giunti all’entrata del reparto le disse: «Piccolina sarà una cosa brutta, ma per fortuna durerà poco».

La storia alterna i punti di vista dei vari personaggi e tratta temi importanti come la pedagogia (teorica e pratica), l’amore, la morte, i rapporti familiari, la scuola. È una storia nella quale solitudini s’incontrano e si scontrano e difficili vissuti personali, fatti di perdite familiari importanti, fanno sì che si continui, nonostante un’apparente scorza di durezza e indifferenza, a cercare legami d’amore

Ditelo a Sofia

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Ditelo a Sofia

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